Guida Riserva Naturale Regionale Nazzano Tevere-Farfa

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Unione Europea

Repubblica Italiana

Regione Lazio

Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

Riserva Naturale

Nazzano Tevere-Farfa



Guida ai servizi delle aree naturali protette del Lazio

Riserva Naturale

Nazzano Tevere-Farfa

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Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Indice

Prefazione

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L’area protetta e il suo territorio Descrizione geografica del territorio Come raggiungere l’area protetta Punti di accesso alla Riserva Servizi informativi

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Il sistema ecologico Gli aspetti geologici Vegetazione ed ecosistemi La fauna

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Il panorama storico-archeologico della Riserva La preistoria Il periodo romano La formazione dei borghi medievali I centri storici della Riserva

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Informazioni per la fruizione turistica Visite guidate Escursioni Gite in barca Attività didattico-scientifiche Musei I sentieri della Riserva - Sentiero La Fornace (n. 1) - Sentiero del Museo della Notte (n.2) - Sentiero da Nazzano a Torrita Tiberina (n.3) - Sentiero La Mola (n.4) I siti di interesse storico-architettonico e naturalistico più importanti nei dintorni della Riserva Strutture e attività sportive

51 52 53 53 53 55 60 60 62 63 64

Servizi e strutture per la ricettività Centro visite Strutture per alloggiare Attività di ristorazione

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Enogastronomia e artigianato locale Artigianato Prodotti tipici e tradizionali locali

79 79 79

66 73

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Aziende che producono e/o commercializzano i Prodotti tipici e tradizionali Le manifestazioni

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Allegati Le tracce degli animali della Riserva Il calendario degli uccelli

89 89 93

Bibliografia

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Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Prefazione

a presente pubblicazione, finanziata dall’Assessorato Ambiente e Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio con fondi del Piano di Comunicazione del DOCUP Obiettivo 2 e dell’Accordo di programma quadro “Aree sensibili: parchi e riserve”, si inserisce all’interno della “Collana di guide dei Parchi del Lazio” L’obiettivo delle guide di servizio è facilitare la visita dell’area protetta fornendo informazioni pratiche su servizi, attività ricettive, attività di tempo libero presenti nell’area protetta, ma anche sui prodotti tipici, le tradizioni e gli eventi che caratterizzano il territorio. Il progetto delle guide di servizio si affianca ad altre iniziative, quali per esempio “Natura in Viaggio” realizzate dalla Regione per promuovere in maniera organica lo sviluppo di un turismo sostenibile nel sistema delle aree naturali protette regionali. La Riserva Naturale Regionale Nazzano Tevere Farfa, la prima ad essere istituita in tutta la regione (1979), rappresenta una tra le più interessanti aree umide del Lazio, che si colloca per le sue caratteristiche tra le “zone umide di interesse internazionale” indicate dalla Convenzione Internazionale di Ramsar. La Riserva si trova a nord di Roma, lungo il corso del Tevere, e si estende su un’area di 705 ettari. È conosciuta ed amata dai birdwatcher e dai fotografi naturalisti, che sanno di poter avvistare anatre selvatiche, gru e cicogne, aironi e falchi pescatori. Nella Riserva si alternano diversi tipi di ambienti: dai canneti al bosco umido e ripariale, dal fiume alla macchia mediterranea, che rendono il paesaggio straordinariamente vario e popolato da una fauna d'eccezione. La guida oltre che illustrare le peculiarità naturalistiche, fornisce un’utile presentazione dell’interessante patrimonio storico culturale nel territorio limitrofo alla Riserva, dove merita una visita l’abbazia di Farfa, una delle più importanti d’Europa nel basso medioevo e oggi famoso luogo di culto oltre che sede di una biblioteca-Monumento Nazionale. Troverete infine una descrizione schematica ed efficace su una molteplicità di servizi presenti nel territorio: dalla ricettività, alle strutture e attività sportive, dalle possibilità di ristorazione ai prodotti tipici, ai principali eventi e manifestazioni tradizionali. Informazioni utili per una conoscenza e fruizione del territorio compatibile e rispettosa dei delicati equilibri dell’area naturale protetta, anche attraverso forme innovative di turismo quali il battello ecologico che consente di visitare il tratto del fiume che attraversa la Riserva utilizzando per la propulsione l’energia solare. La lettura della guida ci propone, pertanto, uno sguardo a 360 gradi sulla Riserva, utile ai visitatori perché possano programmare e organizzare al meglio le proprie escursioni, ma anche ai suoi abitanti, perché siano sempre più consapevoli ed orgogliosi della ricchezza della loro terra.

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Angelo Bonelli Assessore Regionale Ambiente e Cooperazione tra i Popoli

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Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

L’area protetta e il suo territorio

ntorno al 1950, in seguito alla costruzione della diga per scopi idroelettrici lungo il Tevere, a valle della confluenza con il Farfa, il livello dell’acqua s’innalzò e di conseguenza i terreni circostanti furono inondati. Nel tratto compreso fra la confluenza dei due fiumi e la diga di Meana, si formò una specie di lago di circa 300 ettari. La diminuzione della corrente che conseguì alla costruzione dello sbarramento artificiale, causò l’accumulo dei detriti portati dai fiumi

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Il lago di Nazzano (a.l.)

(in modo particolare dal Farfa) lungo le rive ed al centro di questo lago. Tale accumulo di sedimenti determinò la formazione di isolotti sui quali si sviluppò, con il tempo, un’ampia fascia di canneto e, successivamente, si insediarono salici cespugliosi ed arborei. Anche sulle rive, si venne a formare un’ampia fascia di canneto, la boscaglia alveare ed il bosco ripariale di ontani, salici e pioppi. Pertanto questo tratto del Tevere assunse sempre più le caratteristiche ambientali tipiche delle zone umide e ben presto cominciò ad ospitare un gran numero di specie di uccelli

migratori. Vista l’importanza che questo nuovo ambiente ha via via assunto per la conservazione di molte specie (in particolare di uccelli), nel 1968 fu istituita un’ ”Oasi di protezione della fauna”. In seguito alla tutela che ne conseguì, le specie che frequentarono quest’area incrementarono, anche perché l’habitat tipicamente palustre si strutturò sempre più, tanto che nel 1977 la zona fu inserita fra le “Zone umide di importanza internazionale” tutelate dalla Convenzione firmata a Ramsar (Iran) nel 1971. Le zone umide rappresentano ambienti di grande importanza sia dal punto di vista naturalistico, sia socio-economico, infatti, in esse è concentrata una notevole diversità biologica, tanto che svolgono un ruolo cruciale per il mantenimento degli equilibri naturali; sono inoltre aree molto importanti per attività quali l’agricoltura, la zootecnia, il turismo. Questo tipo di ambienti inoltre costituiscono una sorta di serbatoio di ricarica delle falde acquifere, trattengono i sedimenti e le sostanze tossiche, regolano il clima e limitano i danni delle alluvioni. In particolare le zone umide rivestono una funzione estremamente importante come luoghi di sosta per gli uccelli acquatici nel periodo delle migrazioni. Nel 1979 fu istituita la Riserva Naturale Regionale Nazzano, Tevere-Farfa (con legge regionale del 4 aprile 1979 n. 21), con lo scopo di tutelare tale ecosistema che, pur creato artificialmente, ha acquistato una considerevole importanza naturalistica visto che ha sostituito ambienti simili, un tempo presenti lungo la Valle del Tevere. Attualmente essa rappresenta il più importante tratto protetto nel Lazio lungo il Tevere, terzo fiume d’Italia per lunghezza nonché direttrice migratoria che collega il mar Tirreno agli Appennini. La Riserva ha oggi anche un 7


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valore storico, in quanto è stata la prima Riserva Naturale Regionale ad essere istituita in Italia, ben 25 anni fa. Inoltre, vista l’importanza della Riserva come zona di svernamento e rifugio di molte specie di uccelli migratori tutelate dalla Convenzione di Bonn (1979) e dalla Direttiva Uccelli 79/409/CEE, quest’area è stata designata Zona di Protezione Speciale (ZPS) ai sensi della suddetta Direttiva. La presenza in quest’area di una grande varietà di specie di Anfibi come la Salamandrina dagli occhiali, il Tritone crestato, di Rettili come il Cervone, di Pesci come il Barbo, la Rovella e il Cavedano dell’Ombrone, di habitat come le foreste a galleria di Salice bianco e di Pioppo bianco e della vegetazione palustre, ha determinato la sua designazione anche come Sito di Importanza Comunitaria (SIC) ai sensi della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE. Quest’ultima Direttiva prevede che gli Stati membri dell’Unione Europea tutelino sul proprio territorio delle aree, che contribuiscono in modo significativo a mantenere o ripristinare gli habitat e le specie la cui conservazione è ritenuta importante o addiritttura prioritaria per l’Unione Europea, al fine di creare una Rete Europea di aree tutelate, detta Rete Natura 2000. L’idea della Rete Natura 2000, nasce dalla constatazione che le singole aree protette non possono riuscire da sole a realizzare il mantenimento a medio-lungo termine di habitat e di specie minacciate di estinzione, soprattutto per le specie che necessitano di ampi territori come ad esempio quelle migratrici. La conservazione deve essere realizzata tenendo conto delle esigenze economiche, sociali e culturali, delle popolazioni che vivono all’interno delle aree che fanno parte della Rete Natura 2000, favorendo così lo sviluppo sostenibile di questi territori. Essendo abitato dall’uomo fin dalla preistoria, il territorio della Riserva ha sviluppato una struttura economica e sociale basata sull’utilizzo e sul controllo delle vie di comunicazione (fiumi, guadi, ponti). Inizialmente era fre8

quentato come zona di passaggio, sfruttando le vie di comunicazione naturali quali le valli ed i fiumi; in un secondo tempo, la presenza umana in questo territorio si sviluppò sotto forma di insediamenti stabili nei luoghi strategici. Le testimonianze storico-archeologiche documentano una presenza umana dal paleolitico medio, con alternanza di periodi più o meno floridi. I tre comuni presenti nell’area protetta (Nazzano, Torrita Tiberina e Montopoli) rappresentano un esempio di sviluppo continuo degli insediamenti umani nella storia. Il diretto legame esistente fra uomo e natura, frutto di questo antica coevoluzione, è ancora ben visibile negli usi, nelle tradizioni e nel folklore delle comunità di questi tre paesi presenti nella Riserva. È proprio nell’ottica della valorizzazione e della tutela delle peculiarità naturalistiche e storico-culturali di questo territorio, che nasce l’idea di questa guida, che vuole essere un utile strumento per condurre i visitatori alla sua scoperta ed un invito a gustare i prodotti tipici ed i suggestivi panorami che esso offre. DESCRIZIONE GEOGRAFICA DEL TERRITORIO Il territorio della Riserva Naturale Regionale Nazzano, Tevere-Farfa, localizzato nella media Valle del Tevere, ricade in parte nella Provincia di Roma e per una porzione minore nella provincia di Rieti. I suoi confini si estendono dal Ponte di Montorso (a nord), alla diga di Meana (a sud). La Riserva è situata a confine tra le Province di Roma e di Rieti, nel territorio dei Comuni di Nazzano, Torrita Tiberina e Montopoli di Sabina, lungo il medio corso del Tevere. La massima elevazione riscontrabile nell'area protetta è 202 metri s.l.m., vicino l’abitato di Nazzano, mentre la minima è 30 metri s.l.m., riferita alla superficie del cosidetto “lago”, che corrisponde al corpo d’acqua compreso fra la confluenza del Farfa con il Tevere e la diga di Meana. Il perimetro della Riserva è delimitato, partendo da nord e procedendo in senso orario, dal Ponte di Montorso nel Comune di


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Confluenza del Farfa con il Tevere

Torrita Tiberina, dalla ferrovia Roma-Orte, dalla diga ENEL di Nazzano, dalla Strada Provinciale Tiberina fino all'altezza del km. 31+000. Da qui il confine della Riserva piega verso gli abitati di Nazzano e Torrita Tiberina e, seguendo le anse del Tevere, si richiude sul Ponte di Montorso. Invece il centro abitato di Montopoli Sabina è distante dai confini dell’area protetta. La superficie è estesa per circa 700 ettari, metà dei quali occupati dalle anse del fiume, dal Lago di Nazzano e dal tratto terminale del fiume Farfa che confluisce nel Tevere, in riva sinistra, a circa 1500 metri dalla diga ENEL. COME RAGGIUNGERE L’AREA PROTETTA La Riserva si raggiunge: in aereo, da Fiumicino aereoporto, linea ferroviaria Fiumicino-Orte (per la frequenza dei convogli consultare www.trenitalia.it), scendere alla stazione di Poggio Mirteto Scalo dove si può proseguire a piedi fino all’ingresso nord della Riserva, presso il Ponte di Montorso che da Poggio Mirteto scalo porta verso Torrita Tiberina; oppure di fronte la stazione si può prendere l’autobus (linea COTRAL) che partendo dalla Stazione giunge ai centri abitati di Nazzano e Torrita Tiberina. Da Roma: in auto, con la S.P. Tiberina sino al km. 34+000 circa; oppure con la Via Salaria sino all’ immissione nell’autostrada A1 in direzione Firenze; con il GRA sino all’immissione per lo svincolo della A1 in direzione Firenze; si viag-

gia in Autostrada sino all'uscita del casello di Roma Nord-Fiano Romano, si prosegue in direzione Rieti e poi si gira dopo circa 800 m a destra per Nazzano e Torrita Tiberina; in treno, linea Fiumicino-Orte sino alla Stazione di Poggio Mirteto scalo (per la frequenza dei convogli consultare www.trenitalia.it), dove si può proseguire a piedi o in bicicletta all'ingresso nord della Riserva presso il Ponte di Montorso che da Poggio Mirteto scalo porta verso Torrita Tiberina; oppure di fronte la stazione si può prendere l’autobus (linea COTRAL) che partendo dalla Stazione giunge ai centri abitati di Nazzano e Torrita Tiberina; in pullmann, servizio COTRAL per Nazzano partendo dal capolinea di Saxa Rubra (Roma), raggiungibile con il treno FS, linea RomaViterbo, che parte da Piazzale Flaminio (per la frequenza dei convogli consultare www.trenitalia.it). Da Firenze in auto, con l’autostrada A1 in direzione Roma; uscita del casello Ponzano-Soratte e si prosegue in direzione Nazzano e Torrita Tiberina; in treno, fino a Orte, da dove, con la linea Orte-Fiumicino (per la frequenza dei convogli consultare www.trenitalia.it), si raggiunge la stazione di Poggio Mirteto scalo, da cui si può proseguire a piedi o in bicicletta all’ingresso nord della Riserva presso il Ponte di Montorso che da Poggio Mirteto scalo porta verso Torrita Tiberina; oppure di fronte la stazione si può prendere l’autobus (linea COTRAL) che partendo dalla Stazione giunge ai centri abitati di Nazzano e Torrita Tiberina. Da Rieti in auto, con la Via Salaria in direzione Roma; si esce sulla SS 313 (Ternana) presso la località Passo Corese e si prosegue in direzione Terni; al km 13, in località Poggio Mirteto scalo, si gira per Nazzano e Torrita Tiberina. Da Napoli, L’Aquila, Pescara in auto, dall’autostrada A24 o A1 prendere la bretella per l’Uscita Roma Nord-Fiano Romano, si prosegue in direzione Rieti e poi 9


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si gira dopo circa 800 m a destra per Nazzano e Torrita Tiberina. I PUNTI DI ACCESSO ALLA RISERVA I punti di accesso alla Riserva sono in tutto sei. Il primo, venendo da Roma, è all’ingresso sud, presso la diga di Meana; il successivo presso il parcheggio situato lungo la via Tiberina all’incirca al km 32, dopo il secondo viadotto dell’autostrada A1, all’altezza della diramazione che conduce al Casale della Vedova (Museo della Notte) e alla Foresteria; altri due situati all’interno dei Comuni di Nazzano e Torrita Tiberina; un altro all’ingresso nord, presso il Ponte di Montorso sulla Tiberina, lungo la strada bianca che percorre la sponda destra del Meandro di Campo Nazzano

Sedimenti marini a Ripa Bianca (a.l.)

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fiume; l’ultimo situato presso l’area parcheggio lungo la strada bianca che percorre l’argine sinistro del Tevere, all’altezza del bivio che immette sulla strada che costeggia per un tratto il Fosso dell’Inferno. I punti di ingresso sono attualmente segnalati da una tabella, con la piantina della Riserva, alcune indicazioni utili per visitare l’area protetta e le norme comportamentali. SERVIZI INFORMATIVI In corrispondenza dell’accesso di Nazzano (dalla Circonvallazione di Nazzano, prendere Via del Porto e arrivati al parcheggio girare a sinistra per via del Tevere), vi è un Punto Informativo aperto generalmente durante il week-end.


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Il sistema ecologico

GLI ASPETTI GEOLOGICI Da una prima osservazione dall’alto della Riserva, che può essere effettuata da uno dei tanti punti panoramici come il Castello di Nazzano o dal belvedere antistante il Comune di Torrita Tiberina, sono subito evidenti alcune particolarità del paesaggio, dovute al susseguirsi di fenomeni geologici e dallo scorrimento del Tevere, dalla protostoria ai giorni nostri, secondo modalità che verranno sintetizzate qui di seguito. I CARATTERI GEOMORFOLOGICI La connotazione generale del territorio della Riserva è fortemente caratterizzata dalla presenza del Tevere. Le aree golenali (terreni invasi dalle acque in periodi di piena), le ripe e soprattutto i meandri che il fiume disegna, costituiscono una vera e propria unità di paesaggio. I meandri, ovvero le anse che si susseguono lungo il basso corso del fiume, sono elementi in continua evoluzione, in quanto attraverso l’erosione laterale della sponda esterna (sponda concava) di ogni curva, dove la velocità dell'acqua è massima, e la sedimentazione sulla sponda interna (sponda convessa), dove la velocità è minima, la loro posizione subisce spostamenti laterali nel tempo, tanto che possono essere considerati come elementi “vivi” del territorio. I meandri del Tevere inclusi nella Riserva sono due: quello occidentale corrispondente al Piano di Nazzano e quello orientale in località Cannetaccia e Abruccione. Questi sono il risultato di una lenta e continua deposizione di sedimenti fluviali che alimentano ed accrescono le due piane alluvionali. Il panorama che si osserva guardando dai punti più elevati della Riserva, oppure osservando una carta topografica, è caratterizzato da una netta differenzazione tra i rilievi posti in riva destra da quelli sulla sponda opposta.

Tale differenzazione è motivata dalla diversa natura litologica dei terreni, ovvero dalla diversa formazione dei sedimenti e delle rocce. In riva destra si osserva un allineamento di creste collinari, costituite da sedimenti marini, con quote superiori a 200 m s.l.m., su cui sorge il centro abitato di Nazzano e quello di Torrita Tiberina. Da un’attenta osservazione dei sedimenti lungo la Via Tiberina, nel tratto compreso fra Nazzano e Torrita Tiberina il loc. Praterelle (detto anche “Ripa bianca” in quanto si trova di fronte alla parte del meandro occidentale così deonominato), è possibile seguire l'intera serie del ciclo sedimentario (vedi box) conseguente alle fase di ingressione e di regressione del mare nel Pliocene in cui, con un’attenta ricerca, è possibile reperire resti fossili di conchiglie di molluschi marini. Sulla sponda opposta (in riva sinistra) è presente un ampio territorio pianeggiante, a quota prossima ai 100 m s.l.m., inciso dal fiume Farfa e dai suoi affluenti. INQUADRAMENTO GEOLOGICO REGIONALE Il territorio della Riserva è rappresentativo di una delle principali valli intrappenniniche: la Valle del Tevere. Dal punto di vista strutturale, la lunga depressione nella quale ha trovato facile via di scorrimento il Tevere, ha un'origine tettonica dovuta a deformazioni e spostamenti che ha subito la crosta terrestre. La sua storia geologica inizia dalla fase terminale della formazione della catena Appenninica, avvenuta attraverso la complessa interazione di fenomeni, che prende il nome di orogenesi, circa 30 milioni di anni fa (tra la fine dell’Oligocene e il Miocene inferiore-medio). In questa fase finale del sollevamento degli Appennini, i sedimenti depositatisi sia in ambiente di mare profondo (facies pelagica), che in ambiente di mare sottile e caldo (facies di piattaforma carbonatica), vengono traslati, piegati e sovrapposti, 11


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Figura 1 Paleotevere nel Pliocene: l’area invasa dal mare è il “Graben del Tevere”, dal quale emergono come isole i futuri Monti Cornicolani, Monte Soratte e i Monti Sabini (Horst)

formando l'attuale “ossatura” dell’Appennino. Dopo la fine di quest’attività compressiva (circa 15 milioni di anni fa, Miocene medio), inizia una fase tettonica distensiva (c.a. 10 milioni di anni fa, Miocene superiore), legata all’apertura del bacino tirrenico, durante la quale avviene la disarticolazione delle falde dei rilievi montuosi appena emersi in una serie di compagini rialzate e ribassate lungo la direzione appenninica (nordovest-sudest), la cosidetta struttura ad Horst (parti rialzate) e Graben (parti ribassate) (Fig. 1). L’unità geografica della Valle del Tevere corrisponde quasi pienamente all'ampia depressione strutturale che costituisce la parte meridionale del “Graben del Tevere”. Le due aree rialzate (Horst) corrispondono, ad ovest, all'allineamento Monte Soratte-Fiano Romano e, ad est, al versante occidentale dei Monti Sabini. Le zone ribassate sono state interessate da ripetuti cicli di invasione del mare e successivamente di emersione, ai quali ha corrisposto la sedimentazione di depositi marini. Il mare Plio-Pleistocenico nel corso di numerosi cicli “ingressivi” (fase in cui il mare invade le zone ribassate) e “trasgressivi” (fase in cui il mare si ritira dalle zone precedentemente invase) ha determinato l’accumulo di potenti coltri di materiali clastici (argille, silt, sabbie e conglomerati). Questi depositi sedimentari marini si rinvengono oggi in affioramento lungo la destra idrografica, sui due speroni dove sorgono i 12

centri abitati di Nazzano e Torrita Tiberina e in alcuni punti (ad es. località Pratarelle) lungo la via Tiberina, fin quasi alla riva del Tevere, separati da questo da una sottilissima fascia di depositi alluvionali. Sulla sinistra i sedimenti marini possono essere rilevati a ridosso delle abitazioni di Poggio Mirteto scalo, poco al di fuori del confine della Riserva. I depositi sedimentari possono essere dislocati a varie quote a causa di movimenti tettonici successivi alla loro deposizione. Gli affioramenti di depositi continentali fluvio-lacustri rinvenuti in affioramento sulla riva sinistra del Tevere, in prossimità della Diga di Meana e del corso del Farfa, al di fuori del limite della Riserva, testimoniano la presenza anche in tempi remoti di ambienti di tipo palustre. Infatti, come è possibile vedere nella fig. 2a, in corrispondenza dell’attuale Riserva era presente una specie di lago. CARATTERISTICHE PALEOECOLOGICHE PALEOGEOGRAFICHE DEL TERRITORIO Verso la fine del Quaternario antico, s’ipotizza un sollevamento dell’area costiera laziale (o un abbassamento del livello del mare). Nel territorio della Riserva l’unica traccia di questa emersione è costituita dalla valle scavata dal fiume: quando il mare si abbassò, i sedimenti formatisi sui fondali Pliocenici emersero e cominciarono ad essere soggetti all’azione erosiva. Pertanto, tutti quei corsi d’acqua che prima dell'emersione sfociavano in mare alle pendici dei Monti Sabini e dei rilievi appenninici (vedi fig. 2), cominciarono ad allungarsi, trovando lo sbocco in mare progressivamente più in basso ed incidendo i sedimenti pliocenici emersi. All’interno della Riserva gli effetti di questa fase sono evidenti in particolare lungo la riva sinistra del Tevere, in corrispondenza della confluenza del Farfa. Presso la confluenza, infatti si trova materiale calcareo grossolano proveniente dai Monti Sabini, depositato nel periodo di abbassamento del livello del mare, durante il quale il Farfa ha ripreso in modo considerevole la sua attività erosiva.

E


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Figura 2

a)

Paleotevere nell’ultima fase glaciale Wurmiana: l’abbassamento del livello del mare determina una forte erosione da parte dei corsi d’acqua provenienti dai Monti Sabini

b)

Deviazione del corso originale del Paleotevere a causa dell’attività vulcanica dei Colli Albani e dei Sabatini

Questo fenomeno è da attribuirsi all'aumento della velocità delle acque di questo fiume e quindi della sua capacità di trasporto. Terminato il Pliocene con la regressione marina, durante il Quaternario, intervengono altri importanti fenomeni di modellamento del paesaggio e di modificazione delle condizioni ecologiche: l’alternarsi di periodi glaciali con altri caratterizzati da un clima più mite (fenomeno detto “glacialismo”). Alcuni fossili di specie animali e vegetali (Panopea norvegica, un bivalve simile ad una grossa tellina di circa 10 cm, specie caratteristica di un periodo glaciale) ritrovati nella Riserva, testimoniano un netto irrigidimento del clima nel corso di diverse glaciazioni alternate con periodi interglaciali (clima mite), caratterizzati dalla presenza di specie di climi caldi come il progeni-

tore dell’Elefante, l’Elephas antiquus, o del Mitilus senegalensis (una specie di cozza dal colore rosso). Durante le fasi glaciali, la sottrazione di enormi masse di acqua sotto forma di ghiaccio provocò l’abbassamento del livello dei mari, cui seguirono, nelle fasi interglaciali, innalzamenti delle acque marine altrettanto cospicui. Nelle fasi in cui il livello del mare si abbassava, il fiume iniziava a scavare lungo il suo corso; quando i ghiacci si scioglievano ed il livello del mare si alzava, la velocità della corrente diminuiva, provocando la sedimentazione dei materiali solidi trasportati, con conseguente accumulo di materiali alluvionali nelle piane. I terrazzi fluviali sono l’effetto, che può essere osservato oggi, di queste variazioni climatiche sulla geomorfologia del territorio: lungo i ver13


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STRATIGRAFIA DEI SEDIMENTI

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no sguardo alla stratigrafia dei sedimenti affioranti nella Riserva. Dal punto di vista stratigrafico, i terreni affiornati possono essere classificati, dal più recente al più antico, come di seguito indicato: • Alluvioni recenti del Tevere, con almeno due ordini di terrazzi, di natura ghiaioso-sabbiosa e conglomeratica. Età: Olocene (da c.a. 10.000 anni fa a tutt’oggi). • Prodotti vulcanici dell’apparato Sabatino: si tratta di alternanze di tufilitoidi gialli con livelli di lapilli, ceneriti e pomici. Originatisi probabilmente all’ultima fase di attività del complesso vulcanico. Età: Pleistocene medio-superiore (da 850.000 a 10.000 anni fa). • Travertini da litoidi a terrosi, con intercalazioni sabbioso-argillosa e di materiali vulcanici. Possono contenere resti di gasteropodi terrestri (Cepea nemoralis, Monacha carthusiana) e di acqua dolce (Lymnea truncatula,

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Succinea oblonga), resti di piante papalustri (Carex, Thypha, Alnus spp). Età: Pleistocene medio (c.a. 850.000 anni fa). • Depositi fluvio-lacustri prevalentemente argilloso-sabbiosi, con presenza di ciottoli più o meno cementati. Contengono ostracodi di acqua dolce (Iliocypris gibba, Candona angulata, Candona neglecta), molluschi di acqua dolce e terrestri (Curbicula fluminalis, Lymnea palustris, Vallonia pulchella), resti di grandi vertebrati (Elephas antiquus, Dicerorinus spp, Hippopotamus spp). Età: Pleistocene medio - superiore (da 850.000 a 10.000 anni fa). • Depositi marini del ciclo neogenico: sabbie, conglomerati poligenici (sciolti e cementati), argille, argille sabbiose. Presenza di una ricca microfauna (formaniferi planctonici e bentonici) e macrofauna (ostracodi e molluschi). Età Pliocene superiore Pleistocene inferiore (da c.a. 3,5 a 1 milione di anni fa).

Sedimenti marini affiornati in loc. Pratarelle (s.a.)


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

santi dei fiumi si sono formati vari ordini di terrazzi successivi, posti a quote diverse, e degradanti in ordine di età, in cui gli strati più elevati corrispondono ai sedimenti più antichi. Un altro importante fenomeno del Quaternario che ha interessato l’area, determinando imponenti cambiamenti geologici e geomorfologici, è il vulcanismo. Nel medio corso del Tevere l’attività dell’imponente sistema vulcanico dei Sabatini (Bracciano, Martignano, Giaggiolo giallo Baccano) ha modificato sostanzialmente il paesaggio e la geologia, con la deposizione di imponenti coltri piroclastiche e dei prodotti delle esplosioni freato-magmatiche. Tuttavia l’attività vulcanica dei Colli Albani, probabilmente maggiore di quella dei Sabatini, ha contribuito alla deviazione del corso originale del Tevere (Fig. 2b). La presenza in affioramento dei prodotti vulcanici relativi all’attività vulcanica dei Sabatini è stata rilevata solo sulla sinistra idrografica, in corrispondenza dell’immissione del Fosso dell’Inferno nel Tevere (vedi cartina). VEGETAZIONE ED ECOSISTEMI Il paesaggio vegetale della Riserva è caratterizzato da una ben precisa sequenza di comunità vegetali che si distribuiscono abbastanza coerentemente lungo il gradiente topografico, nonché lungo il gradiente di umidità. Nonostante la costruzione della diga ed il conseguente allagamento del territorio, tale successione vegetazionale è facilmente osservabile nell’area posta sulla riva destra, a Nord della confluenza del Farfa, in particolare nel tratto del Sentiero della Fornace. L’osservazione delle diverse componenti vegetazionali presente in questo tratto, aiuta a comprendere la progressiva evoluzione del paesaggio vegetale in quanto in esso è riconoscibile l’assetto caratteristico degli ecosistemi relativamente

indisturbati, ovvero: le cenosi colonizzatrici e pioniere dei canneti, il bosco ripariale, il bosco misto più maturo presente su terreni consolidati e più ricchi di nutrienti. IL CANNETO La cannuccia d’acqua (Phragmites australis) è una specie caratteristica della vegetazione delle paludi e degli acquitrini, localizzata dove la corrente è minore e l’erosione della ripa è ridotta. Per questo il canneto tende ad aumentare nell’area meridionale della Riserva, presso la confluenza con il Farfa, ove tende a popolare le lame e gli isolotti. Si tratta di una fascia vegetazionale di grande interesse naturalistico in quanto in essa è presente una notevole diversità di specie, nonché costituisce un importante rifugio per la sosta e la nidificazione di molte specie di uccelli. I Cappellini comuni (Agrostis stolonifera) e la Cannella spondicola (Calamagrostis pseudophragmites) possono sostituire la Cannuccia d’acqua in prossimità dell’acqua, laddove questa specie viene mangiata e calpestata in particolar modo dalle nutrie. Inoltre si può trovare a diretto contatto o addirittura compenetrato al Phragmitetum una fascia di vegetazione (Typhetum) costituita in prevalenza da Tife (Typha latifolia e Typha angustifolia), facilmente riconoscibili per la loro caratteristica infiorescenza a forma di manicotto vellutato, marrone scuro, utilizzato a volte nelle composizioni floreali. Nel canneto crescono anche il Luppolo (Humulus luppolo) e la Dulcamara (Solanum dulcamara), utilizzate in fitoterapia. Le infiorescenze del Luppolo in particolare, erano utilizzate in passato contro l’insonnia, sia in infuso, sia come imbottitura dei guanciali. Ai giorni nostri i germogli vengono utilizzati nella cucina locale per preparare frittate e 15


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zuppe. Si trovano inoltre specie a grandi carici come la Carex riparia, C. acutiformis, C. pendula, il bellissimo Giaggiolo giallo (Iris pseudacorus), che colorisce l’ambiente palustre in primavera (in particolare nel mese di maggio), e specie presenti su siti più asciutti quali Lythrum salicaria, Lycopus europaeus, Cyperus longus. Queste specie sono anche caratteristiche del sottobosco dei saliceti. Da ricordare anche il Pepe d’acqua (Polygonum hydropiper) ed il Ranuncolo (Ranunculus sceleratus), che riescono a vivere in condizioni molto variabili del livello dell’acqua in quanto trascorrono il periodo di sommersione allo stato di semi. Insieme a queste specie, vi sono il Garofanino d’acqua (Epilobium hirsutum), la Forbicina (Bidens tripartita), il Giunco nodoso (Juncus nodosus) e la Menta acquatica (Mentha acquatica) che contribuisce ai profumi caratteristici di questa fascia vegetazionale. Questo tipo di vegetazione è presente abbondantemente negli isolotti formatisi alla confluenza del Farfa, in seguito alla costruzione della diga, al conseguente rallentamento della velocità dell’acqua e la deposizione di detriti portati da questo fiume. Nonostante il canneto sia abbastanza comune lungo tutto il medio e basso corso del Tevere, all’interno della Riserva questa formazione Canneto sugli isolotti presso la confluenza (s.d.)

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Canneto (a.l.)

vegetazionale si differenzia per la presenza di specie veramente importanti per il mantenimento della diversità floristica del Lazio, qual’è la Sagittaria (Sagittaria sagittifolia). Questa pianta, un tempo diffusa in tutte le regioni dell’Italia centro-settentrionale e in Sardegna, ha subito una drastica riduzione in seguito all’alterazione degli ambienti umidi nei quali vive. Si pensi che l’unica stazione del Lazio in cui è presente questa pianta è proprio la Riserva. Per questo la specie è stata inserita nella lista rossa delle specie vegetali minacciate di estinzione. Data la ricchezza di specie, in parte descritta finora, il canneto costituisce la principale emergenza vegetazionale della Riserva.


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Figura 3a

Tratto in corrispondenza di Ripa Bianca (Fonte: Carta della Vegetazione della Riserva Naturale Regionale Nazzano, Tevere–Farfa, Centro Studi Ricerche Applicate Coop. R.l.)

Figura 3b

Profilo vegetazionale del fiume Tevere del tratto a valle della confluenza del Farfa con il Tevere

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IL BOSCO DI PALUDE Nelle zone dove il suolo rimane allagato per molti mesi l’anno, è presente una delle formazioni vegetazionali più caratteristiche della Riserva. Si tratta di un bosco formato da alberi che vivono quasi sempre con la base del fusto e delle radici completamente immerse nell’acqua. È possibile addentrarsi in questo particolare ed affascinante ambiente, percorrendo il sentiero che porta alla Fornace (Sentiero n. 1), costituito da un apposito camminamento rialzato. Gli alberi più comuni e caratteristici di questo ambiente sono il Salice bianco (Salix alba) e l’Ontano nero (Alnus glutinosa), entrambe tipicamente pioniere in quanto riescono a crescere in ambienti poveri di nutrienti, come appunto quello dei depositi alluvionali presenti nella Riserva a valle dell’abitato di Nazzano. Gli ontani possiedono tubercoli radicali che contengono microscopici funghi con cui vivono in simbiosi, i quali assimilano l’azoto atmosferico, che altrimenti non potrebbe essere trovato in quantità sufficiente nel terreno dove questi alberi vivono. Il nome scientifico del genere di questa pianta (Alnus) deriva dal celtico “Al” e “Han” che vuol dire “vicino alle acque”.

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Salice rosso (Salix purpurea) con struttura arbustiva, i cui rami venivano usati per fare le ceste. È inoltre presente il Salice ripaiolo (Salix incana), anch’essa una pianta pioniera con una particolre capacità di fissare i terreni in cui si insedia, e il Salice delle capre (Salix caprea). Il valore naturalistico di questa fascia di vegetazione è notevole, poichè costituisce uno degli ultimi complessi a boscaglia alveare lungo il basso corso del Tevere. BOSCO RIPARIALE Questa tipo di bosco si distribuisce lungo una fascia parallela alla boscaglia alveare, su sedimenti meno soggetti al disturbo determinato dalla corrente del fiume. La specie dominante è il Pioppo bianco (Populus alba) le cui foglie, grazie ad un’impercettibile peluria sulla pagina inferiore, presentano dei riflessi argentati o biacastri. Insieme a questa pianta, troviamo il Salice bianco (Salix alba) e, in minore percentuale, il Pioppo nero (Populus nigra). Talvolta in questo tipo di bosco è presente l’Olmo (Ulmus minor) e qualche altra specie arborea più tipica di altre fasce boscose della Riserva.

BOSCAGLIA ALVEARE Lungo le rive è presente una comunità di specie legnose più a diretto contatto con la corrente, adattate al disturbo meccanico delle piene del fiume. La specie dominante è il

FORESTA DECIDUA MESOFILA Nella Riserva sono presenti lembi residui della foresta planiziale a Farnia (Quercus robur) e Carpino bianco (Carpinus betulus), localizzati lungo i tratti meno trasformati delle rive. Più comunemente questo tipo di comunità è rap-

Bosco umido (a.l.)

Salice bianco (a.l.)


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

presentata da piccoli nuclei di Farnia, allineati lungo i limiti interpoderali o i solchi di drenaggio dei coltivi in via di abbandono della sponda sinistra. Pressocchè annientata oggi, ha sicuramente conosciuto una più vasta estensione nella zona pianeggiante sulla sinistra idrografica (Piano di Nazzano e confluenza con il Farfa), connettendosi un tempo con le formazioni boschive simili presenti nelle pianure della costa tirrenica. FORESTA MISTA A CADUCIFOGLIE TERMOFILE Appartengono a questo tipo di bosco molte specie di alberi, definite “caducifoglie” perché perdono le foglie durante la stagione invernale, e “termofile” in quanto vivono in ambienti con clima piuttosto caldo. È il tipo di bosco più esteso nel territorio della Riserva, caratterizzato dalla presenza di specie quali il Cerro (Quercus cerris), la Roverella (Quercus pubescens), il Carpino nero (Ostrya carpinifolia), l’Olmo comune (Ulmus minor), l’Orniello (Fraxinus ornus), alcuni Aceri (Acer opalus, Acer campestre, Acer monspessulanum) e l’albero di Giuda o Siliquastro (Cercis siliquastrum). Quest’ultima specie è ben visibile in primavera grazie alle sue infiorescenze caratteristiche ed estremamente affascinanti, di color fucsia, che compaiono prima delle foglie. È una pianta che proviene dalle regioni orientali mediterranee e dall’Asia minore. La sua presenza massiva nella Riserva costituisce una peculiarità in quanto, pur essendo una pianta di foresta semi-steppica, ha trovato in questo territorio alcuni siti caratterizzati da substrato sabbioso e argilloso, ed una topografia particolare come quella delle zone di erosione del Tevere, idonei alle sue esigenze ecologiche. D’altra parte, nei lembi più maturi di questo tipo di bosco, si osserva una crescita rigogliosa di Edera (Hedera helix), favorita invece dal clima umido e mite di alcune zone di quest’area protetta. Occasionalmente in questa formazione vegetazionale è presente la Carpinella (Carpinus orientalis) e, su siti acclivi o alla base delle rupi, il Bagolaro (Celtis australis).

FORESTA A SCLEROFILLE SEMPREVERDI Con il termine “sclerofille” si indicano piante che presentano particolari adattamenti che permettono loro di vivere in ambienti molto caldi, generalmente con foglie piccole, spesse, cerose e con pochi “stomi” in modo da limitare la traspirazione e quindi la perdita di acqua. “Sempreverdi” sono le piante che rimangono verdi anche nella stagione invernale, in quanto producono le nuove foglie durante l’anno e non in una particolare stagione. In prossimità delle scarpate dei terrazzi lungo la riva destra del Tevere si incontrano lembi residui della macchia mediterranea a Leccio (Quercus ilex), Lentisco (Pistacia lentiscus), Lillatro (Phyllirea latifolia) e Stracciabrache (Smilax aspera), il cui nome è più che appropriato, visto che le sue spine ad uncino si agganciano ai vestiti! Presso la scarpata di Monte San Pietro, detta Ripa Bianca, è presente il Rosmarino (Rosmarinus officinalis), la cui presenza in questa zona è di grande interesse documentario, in quanto rappresenta una delle popolazioni dell’area mediotirrenica. QUALCHE CENNO SUGLI ARBUSTI... Nella Riserva sono presenti molte specie arbustive che, specialmente in primavera ravvivano di colori il paesaggio. Fra queste ricordiamo, soprattutto per il loro colore vivace, le due specie di ginestre: quella comune (Spartium junceum) e la ginestra dei carbonai (Cystus scoparius). Si possono distinguere molto facilmente osservando i loro rami. Infatti quelli della ginestra dei carbonai presentano cinque angoli ben evidenti, mentre quelli della ginestra propriamente detta, hanno la sezione rotonda, tanto da assomigliare a quelli dei giunchi (da questo particolare deriva il nome latino della specie “junceum” ). I rami della ginestra dei carbonai venivano utilizzati per fare delle scope per pulire i forni a legna prima di mettere il pane a cuocere, vista la loro scarsa infiammabilità. Inoltre le fascine di questa pianta venivano utilizzate 19


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Biancospino (v.l.)

anche per ricoprire la parte più alta delle carbonaie, cioè le cataste di legna coperte quasi completamente di terra battuta che, bruciando lentamente e con poco ossigeno, si trasformano in carbone. Il Biancospino comune (Crataegus monogyn) è uno degli arbusti più diffusi della Riserva che si notano per l’abbondante fioritura bianchissima. Oltre agli arbusti del sottobosco della macchia mediterranea precedentemente descritti, si sottolinea la presenza, di grande valore documentario, di alcune specie relittuali di periodi climatici più caldo-umidi rispetto a quello attuale: l’Alloro (Laurus nobilis) presso la scarpata di Ripa Bianca (loc. Pratarelle) ed il Bosso (Buxus sempervirens) lungo il solco d’erosione del fiume Farfa. ...QUALCUNO SULLE SPECIE ERBACEE... Nel sottobosco, lungo i sentieri e sui prati è possibile trovare una grande varietà di piante che presentano coloratissimi fiori, fra cui alcune bellissime orchiedee. Sotto i boschi a volte 20

si trovano le piante di fragola comune (Fragaria vesca), con i loro fiori bianchi e le foglie composte da tre lobi. Una pianta che può sembrare simile a quella della fragola è il cinquefoglio comune (Potentilla reptans), che però presenta foglioline con cinque lobi e fiori gialli. Dello stesso colore sono i fiori del ranuncolo dei campi (Ranunculus arvensis) che, a differenza di altre specie di Ranunculo adattate a condizioni di aridità, si incontrano in boschi umidi. Nelle zone in ombra inoltre è possibile osservare i bellissimi ciclamini, dal loro caratteristico colore fucsia, ed il Gigaro chiaro (Arum italicum), entrambe piante che presentano alcune parti molto velenose, benchè molto appetite dall’Istrice. Con molta attenzione si possono inoltre osservare alcune orchideee spontanee come l’Orchidea maggiore (Orchis purpurea, fioritura da aprile a giugno) che cresce soprattutto nelle radure e al margine del bosco; la Spirantes spiralis (fioritura da metà aprile a metà luglio), che cresce sui pascoli asciutti o moderatamente umidi; la Dactylorhiza maculata (fioritura da maggio a luglio), che arriva fino a 90 cm in terreni acquitrinosi; l’Ophrys apifera (fioritura da aprile a metà luglio) che può crescere nei pascoli o nei cespuglieti e nei boschi luminosi; l’Ophrys sphegodes (fioritura da marzo a maggio) e la Serpias vomeracea (fioritura da aprile a giugno) che amano i suoli più asciutti. L’Orchidea di palude (Epipactis palustris, fioritura da giugno ad agosto), specie relittuale indicatrice di un’antica presenza in questa zona di ambienti palustri di tipo boreale, fino a poco tempo fa presente nel territorio della Riserva in prossimità del corso d’acqua del Tevere, attualmente è stata rilevata solo al di fuori dei confini dell’area. Sui terreni umidi e lungo i fossi, si trovano Felci ed Equiseti che possono essere definite piante “preistoriche”, in quanto sono comparse fin dalla fine del Carbonifero (c.a. 215 milioni di anni fa) e testimoniano il passaggio della vita vegetale dall’acqua verso le terre


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Fiori dell’Albero di giuda (v.l.)

Equiseto (s.d.)

Isolotto di Giaggioli gialli (s.d.)

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Dactylorhiza maculata (f. g.)

Epipactis palustris (f.g.)

emerse. Infatti queste piante, pur mantenendo dei caratteri arcaici come la suddivisione della pianta in parti vegetative e riproduttive, riescono a riprodursi anche fuori dall’acqua a differenza delle piante presenti sulla terra prima di loro (Alghe, Muschi ed Epatiche). In particolare l’Equiseto (Equisetum arvense) detto anche Coda cavallina, presenta un fusto sotterraneo da cui in primavera si sviluppano gli strobili (parti della pianta destinate alla riproduzione) che portano le spore; mentre la parte vegetativa (che serve al nutrimento), ha l’aspetto di una coda di cavallo ed è di un bel verde intenso. Questa specie è utilizzata in erboristeria in quanto è un potente diuretico, mentre in antichità veniva usata addirittura per la cura della tubercolosi.

piante, le cosiddette idrofite (che vivono nell’acqua). Molte di queste sono di notevole interesse floristico ed estremamente sensibili allo stato di salute dell’acqua. Specie come la Lenticchia d’acqua (Lemna minor) o il Ceratofillo sommerso (Ceratophyllum submersum) sono invece legate all’eutrofia del corpo d’acqua e quindi possono prevalere sulle altre in seguito ad un prolungato periodo di assenza di piene o di incremento della velocità del flusso dell’acqua. Tuttavia queste specie sono considerate rare a livello regionale. Ne esistono di diversi tipi, ovvero: le idorfite natanti, cioè liberamente flottanti sulla superficie dell’acqua e non ancorate al fondo come la Lenticchia d’acqua o l’Azolla caroliniana; le idrofite radicate, dette anche Rizofite, ancorate al fondale, che possono essere sommerse come la Peste d’acqua comune (Elodea canadensis), affioranti come il Myriophyllum spicatum, il M. verticillatum, il Potamogeton crispus, o flottanti come altre specie del genere Potamogeton e Ranunculus.

...E UNO SGUARDO ALLO SPECCHIO D’ACQUA Nella stagione calda è possibile ammirare nel Tevere, in particolare in prossimità della confluenza con il Farfa, laddove l’acqua rallenta la sua velocità, una sorprendente varietà di 22


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Tutte queste sono specie particolarmente adattate al brusco cambiamento di profondità ed energia del flusso dell’acqua, e costituiscono un appetitoso alimento per molte specie di uccelli acquatici e per la Nutria. Popolamenti a Ranocchina maggiore (Najas marina) occupano i tratti con acque più profonde, mentre negli spazi più prossimi alla

riva si insedia la Ranocchina minore (Najas minor). Quest’ultima specie predilige le acque lente o stagnanti ed è rarissima a livello regionale. Nei fontanili o nelle vasche di raccolta dell’acqua dei canali di scolo delle zone coltivate, si possono trovare popolazioni di Azolla caroliniana e Hydrocharis morsus ranae.

Il paesaggio agrario

l paesaggio agrario si presenta molto diverso sulle due sponde del tratto del Tevere che attraversa la Riserva. Sulla riva destra, sono visibili le tracce di un’attività agricola, cui è seguita una fase di abbandono, tuttora in atto, e il lento riaffermarsi della vegetazione legnosa spontanea. Il paesaggio agrario della riva sinistra, sugli ampi depositi pianeggianti del Piano di Nazzano, rivela al contrario le tracce di una fase più moderna e tuttora persistente di messa a coltura. Nelle zone marginali del sistema agricolo, soprattutto quelle sulla destra idrografica sotto l’abitato di Nazzano soggette ad un marcato fenomeno dell’abbandono, si sono diffusi i roveti (Rubus spp.). Oltre ai rovi, è in atto una nuova colonizzazione della vegetazione legnosa spontanea. Sui versanti ad Est ed a Sud delle scarpate sulla destra idrografica, la vite è maritata all’Acero minore (Acer campestre) e in qualche caso all’Orniello (Fraxinus ornus). Il fatto è di grande interesse documentario in quanto sembra che proprio il tratto sabino della Valle del Tevere segni il limite attuale fra le due forme di tradizione in cui prevale l’una o l’altra specie come sostegno vivo alla vite. Data la prevalenza di Orniello nelle alberate sabine e di Acero in quelle del Lazio meridio-

I

nale, questa mescolanza di tradizioni colturali è significativa nel descrivere aspetti della tradizione agraria locale, di raccordo fra quella del paesaggio calcareo e pastorale della sinistra idrografica della Valle del Tevere e quella del paesaggio delle vulcaniti della Tuscia romana, di antichissima tradizione agricola stanziale. Quello della Riserva è quindi un territorio che porta i segni di una più antica forma di colonizzazione agraria, di tipo misto, mediterra-

L’asino, ancora presente nell’ambiente rurale della riserva (a.l.) 23


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neo e su suoli facilmente coltivabili con l’antico aratro a chiodo. I coltivi sulla riva sinistra, di proprietà dell’Università agraria (vedi box), sono lavorati con sistemi più moderni e meccanizzati. Il paesaggio agrario in questa parte è segnato dalla deforestazione completa dell’ansa e si origina probabilmente da un antico paesaggio di pascoli e relativi fontanili, incentrato sulle alture di Campo del Pero e Campo del Pozzo. L’olivicoltura è di antica tradizione nella zona e gli oliveti sono ancora un elemento caratterizzante del sistema agricolo locale. La coltura dell’olivo ha radici antiche nel territorio falisco-capenate-sabino e non è da escludersi che la specie selvatica potrebbe essersi irradiata spontaneamente dalla vegetaFontanile (s.d.)

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zione delle rupi dei primi contrafforti del rilievo sabino, vista la sua capacità di colonizzare nuovi territori in virtù del fatto che i suoi semi sono generalmente trasportati dagli uccelli che si cibano dei suoi frutti. Sono inoltre pregevoli testimonianze di tipo storico-culturale le superstiti alberate ad olivo cui la vite è maritata a festone, sulle pendici a sud degli abitati, negli impianti minori compresi nel sistema degli orti. Questa tradizione, oggi apparentemente incentrata sull’area tiberino-sabina (Magliano), ma che prevale nell’Italia meridionale, mette in evidenza come la Riserva sia un’area di confine culturale, che affonda le proprie radici nella realtà storica ed etnica preromana.


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

N

ne fanno richiesta, mentre in parte vengono utilizzate per il pascolo. Ogni anno, una porzione del ricavato della gestione viene suddivisa fra i nazzanesi ivi residenti da più di 10 anni, ai quali sono assegnati circa 50 kg di grano. Un’altra parte dei ricavi va a sostenere le attività di associazioni locali od iniziative di restauro di beni architettonici comunali. Attualmente è in atto una parziale conversione al biologico della lavorazione di queste terre, che dovrebbe estendersi in futuro a tutti i coltivi dell’Università Agraria che ricadono nel territorio della Riserva, al fine di rendere più compatibile l’attività agricola con le finalità conservazionistiche dell’area protetta.

L’UNIVERSITA’ AGRARIA

egli anni seguenti l’Unità d’Italia, con lo smantellamento dello Stato Pontificio, le terre di proprietà della Chiesa nella zona del centro abitato di Nazzano e della piana alluvionale sull’altra sponda del Tevere, furono restituite alla comunità dei nazzanesi. Per la gestione di questi beni comuni, nel 1909 fu istituita l’Università Agraria, un ente costituito da un Presidente, una Giunta ed un Consiglio. A tutt’oggi parte di queste terre sono gestite direttamente dall’ente, in particolar modo per quanto riguarda la semina e la raccolta dei medicai e degli erbai. Altre terre sono date in affidamento agli agricoltori che

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La fauna

a fauna più abbondante ed interessante (soprattutto in quanto può essere osservata abbastanza facilmente) che frequenta quest’area, è rappresentata essenzialmente dagli uccelli. Il clima tipicamente mediterraneo e la compenetrazione di associazioni vegetali fra loro diverse, come quelle appartenenti all’ecosistema fluvio-lacustre, agli ambienti rupicoli, alle aree a pascolo ed ai coltivi, fanno sì che il territorio della Riserva costituisca un habitat idoneo per l’avifauna nidificante, di passo (migratoria) e svernante. La migrazione autunnale costituisce uno dei fenomeni più appariscenti per quanto riguarda la fauna del territorio, in corrispondenza del periodo in cui gli uccelli migratori lasciano le zone dell’Eurasia settentrionale e si trasferiscono nel bacino Mediterraneo o in Africa per svernare. Nelle tabelle in allegato sono riportate le specie di Uccelli che frequentano in diversi periodi dell’anno la Riserva. Nella Riserva sono state segnalate 187 specie di uccelli, più di un terzo di quelle segnalate in Italia. Tuttavia la Riserva costituisce un’area di elevato interesse naturalistico anche per le numerose specie di Mammiferi presenti (di cui 7 minacciate di estinzione). Inoltre in quest’area è presente una gran varietà di Anfibi e Rettili, ben 23 specie (di cui 9 Anfibi e 14 Rettili) rispetto alle 33 specie (di cui 15 Anfibi e 18 Rettili) del Lazio. Nel tratto del Tevere e del Farfa incluso nella Riserva, sono state rilevate quattordici specie di pesci, di cui otto autoctone; di queste ultime, sei sono endemiche. La fauna della Riserva sarà descritta secondo gli ambienti che occupano abitualmente le diverse specie.

L

LE ACQUE APERTE E LA FASCIA DI VEGETAZIONE RIPARIALE Il canneto è un ottimo rifugio per molte specie animali, che lo utilizzano come luogo dove 26

Moriglione (m.g.)

alimentarsi, rifugiarsi e costruire il proprio nido o la propria tana. Vista la straordinaria biodiversità che caratterizza questo ambiente, descriveremo le specie suddividendole per gruppi tassonomici. GLI UCCELLI ACQUATICI Cominciando dagli uccelli, in quanto generalmente sono gli animali che si osservano più facilmente in questo ambiente, descriveremo le diverse specie, gli adattamenti che permettono loro di convivere nello stesso ambiente pur utilizzando risorse differenti, i periodi dell’anno in cui possono essere avvistati. Le diverse specie di “anatre di superficie” che si possono osservare nella Riserva, quali il Alzavole (m.g.)


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Marzaiola (m.g.)

Airone bianco maggiore (m.g.)

Tarabuso (m.g.)

Svasso maggiore (m.g.)

Germano reale (Anas platyrhynchos), l’Alzavola (Anas crecca), il Moriglione (Aythya ferina), il Codone (Anas acuta), il Fischione (Anas penelope), la Canapiglia (Anas strepera), la Marzaiola (Anas querquedula), e la Moretta (Aythya fuligula), frequentano le acque aperte e si alimentano setacciando la superificie dell’acqua. La forma e la dimensione del becco varia nelle diverse specie così da permettere loro di utilizzare diversamente le risorse trofiche presenti, immergendo il capo, il collo e la parte anteriore del corpo, in modo tale da esplorare gli strati più superficiali dell’acqua.

Queste specie presentano il dimorfismo sessuale, ovvero il maschio generalmente è più colorato e appariscente (soprattutto in primavera-estate, periodo della riproduzione), mentre le femmine sono di una colorazione omogenea, variabile nelle diverse specie, che va dal grigio al marrone. Sulle rientranze del fiume o sotto al bosco igrofilo, dove vi sono depositi di limo, troviamo gli uccelli cosiddetti “Limicoli” per l’appunto, che hanno gambe lunghe le quali permettono loro di camminare nel fango immergendovi i becchi lunghi e appuntiti. 27


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Questi uccelli sono il Corriere piccolo (Charadrius dubius), il Piro-piro piccolo (Actitis hypoleucos), il Piro-piro boschereccio (Tringa glareola), il Beccaccino (Gallinago gallinago), il Porciglione (Rallus acquaticus), dal caratteristicco verso un po’ suino! Queste specie presentano becchi di varia lunghezza così che, raggiungendo profondità differenti delle fasce limose, predano diverse specie di insetti. Altri uccelli limicoli, la cui presenza è rara o accidentale nella Riserva, sono il Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus), con le sue lunghe zampe rosa, l’Avocetta (Recurvirostra avosetta), con il suo inconfondibile becco all’insù, la Pittima reale (Limosa limosa), il Piovanello (Calidris ferruginea) ed il Combattente (Philomachus pugnax). Il maschio di quest’ultima specie in primavera presenta una particolare livrea nunziale: uno straordinario collare di piume e ciuffi auricolari erettili, che gli conferiscono un aspetto a “collo grosso” quando è in volo. Le diverse specie di Ardeidi (la famiglia degli Aironi), come il più conosciuto Airone cenerino (Ardea cinerea), l’elegantissimo Airone bianco maggiore (Egretta alba), il più raro Airone rosso (Ardea purpurea), la bellissima Garzetta (Egretta garzetta), nonché la Nitticora (Nycticorax nycticorax) e il Tarabuso (Botarus stellaris), hanno zampe e becchi ancor più lunghi dei limicoli, tanto che si addentrano maggiormente nell’acqua dove vanno in cerca di pesci, anfibi e rettili di cui nutrirsi. Sembra che gli Aironi siano addirittura in grado di predare i cuccioli di nutria, tanto da costituire uno dei pochi predatori di questi grossi roditori. Talvolta la Cicogna bianca (Ciconia ciconia) e quella nera (Ciconia nigra) possono effettuare una sosta nella Riserva nel corso della loro migrazione. I Tuffetti (Tachybaptus ruficollis) e gli Svassi (Podiceps spp.) pescano le loro prede direttamente nel fondo dell’acqua, nella quale riescono a rimanere in immersione anche per alcuni minuti. Pure i Cormorani (Phalacrocorax carbo) riescono a compiere delle vere e proprie 28

immersioni, grazie anche ad un efficace adattamento che consiste nella mancanza di una ghiandola presente sul dorso di molti uccelli acquatici, che secerne una sostanza grassa che permette di impermeabilizzare il piumaggio, trattenendovi l’aria. Il piumaggio dei Cormorani invece, impregnandosi d’acqua, si appesantisce funzionando come la cintura di pesi dei subacquei. Dopo l’immersione, per asciugare le ali, i Cormorani le tengono ben aperte, esposte all’aria. La Folaga (Fulica atra), la Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus) e lo Svasso (Podiceps cristatus), costruiscono i loro nidi galleggianti, ancorati alla vegetazione con qualche tronco o con le cannucce cadute. Il rito nunziale degli Svassi, che si può osservare verso la fine dell’inverno, è molto particolare in quanto il maschio e la femmina compiono una serie di movimenti rituali all’unisono: si sollevano dall’acqua in una posizione simile ad un pinguino e muovono ritmicamente il collo per mostrare la criniera nunziale. A questi movimenti, alternano immersioni per recuperare piante acquatiche sul fondo, che in seguito si offrono reciprocamente. Una volta nati, i piccoli svassi vengono trasportati sul dorso da entrambe i genitori. Ogni tanto è possibile udire un verso sibillante che segnala l’avvicinarsi del Martin pescatore (Alcedo atthis), un bellissimo uccello dai colori molto vivaci (parti superiori blu e verde smeraldo), che talvolta si libra nell’aria a “spirito santo” per avvistare la preda e, dopo aver preso la mira, si lancia nell’acqua in modo fulmineo, uscendo poi rapidamente. Il Martin pescatore scava il suo nido in buchi nei banchi sabbiosi dei fiumi, come quelli presenti lungo il sentiero n. 4, lungo la riva sinistra del Tevere. Il canneto è frequentato anche da alcuni passeriformi come la Cannaiola (Acrocephalus scirpaceus) e il Cannareccione (Acrocephalus arundiceus), che costruiscono i loro nidi fissandoli su alcune canne vicine fra loro secondo una tipica tecnica: la prima utilizza tre cannucce mentre la seconda unisce gli steli due a due. Talvolta sui salici è possibile


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

ossevare uno strano nido a forma di fiasco sospeso sui rami più esterni, costruito con piccoli ramoscelli che sembrano quasi tessuti, con un’entrata tubulare: si tratta del nido del Pendolino (Remiz pendulinus). I canti dei Passeriformi, in particolare quello dell’Usignolo di fiume (Cettia cetti), caratterizzano i suoni udibili in questo affascinante ambiente. MAMMIFERI ADATTATI ALLA VITA SEMI-ACQUATICA La nutria (Myocastor coypus), detta anche Castorino, importata dal Sud America per l’allevamento e la produzione di pellicce, è ormai naturalizzata nel nostro Paese. Studi svolti sulla nutria nella Riserva, hanno messo in evidenza che la popolazione presente nell’area è soggetta a notevoli incrementi in seguito ad inverni miti, fino addirittura a triplicare la densità da un anno all’altro. Tuttavia le densità riscontrate di questo roditore sono risultate medio-basse rispetto a quelle calcolate per popolazioni che vivono in ambienti maggiormente caratterizzati dalla presenza di coltivi. Infatti le nutrie della Riserva sembrano preferire la vegetazione palustre, piuttosto che i campi coltivati. Nutrendosi di cannuccia d’acqua, la nutria provoca una riduzione di

questa pianta che viene sostituita da altre cannuccie più esili (la Calamagrostis spp. e l’Agrostis stolonifera), che si rigenerano prima formando una fascia di vegetazione antistante il vero e proprio canneto. Sembra inoltre che le abitudini alimentari della nutria possano addirittura causare una diminuzione della diversità di specie vegetali presenti nel canneto. La nutria presenta degli interessanti adattamenti alla vita acquatica quali: gli occhi, il naso e la bocca sulla stessa linea, disposti lungo la sommità del capo, così da rimanere fuori dall’acqua quando nuota; le mammelle spostate sui due fianchi, per poter allattare i cuccioli in acqua, al sicuro da possibili predatori; le dita degli arti posteriori sono unite da una membrana così da fungere da pinne; una fitta pelliccia composta da una giarra esterna e una borra interna, morbidissima, che rimane asciutta anche in seguito ad immersioni prolungate; una coda lunga e cilindrica utilizzata come un timone. La nutria trova molto interessanti i nidi galleggianti, ancorati alla vegetazione palustre come quello dello Svasso, della Folaga o della Gallinella; a volte, salendovi come fossero delle piazzole rialzate, li rovescia o rompe le uova lasciate momentaneamente incustodite. Nelle vicinanza dell’acqua, a volte si aggira la

Nutria (s.d.)

Falco di palude (m.g.)

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Puzzola (Mustela putorius), difficilissima da osservare in quanto è una specie molto schiva e di abitudini notturne. In questo ambiente è possibile osservare, anche di giorno, la Volpe (Vulpes vulpes) e il Cinghiale (Sus scrofa) che si inoltrano nel fiume in cerca di cibo o di un posticino tranquillo dove riposare, come ad esempio gli isolotti del “lago”. I RAPACI A volte dall’osservatorio della Fornace o dalle torrette di avvistamento presenti lungo il sentiero che attraversa il bosco umido (sentiero n. 1), è possibile osservare il Nibbio bruno (Milvus migrans) che va a caccia fra il canneto e a pesca sul Tevere. Questa zona, caratterizzata dall’habitat palustre, è anche l’area di caccia del rarissimo Falco di palude (Circus aeruginosus), che frequenta la Riserva in inverno, a volte svernandovi o compiendo una sosta lungo la sua migrazione autunnale o primaverile. Questo grande rapace ha un volo d’esplorazione basso, con rari battiti d’ala e lunghe planate ondulate e, una volta avvistata la preda, si cala nel canneto per afferrarla. Un altro affascinante rapace che a volte è possibile avvistare nella Riserva è il rarissimo Falco pellegrino (Falco peregrinus) che caccia buttandosi sulla preda quasi vertiFalco pescatore (m.g.)

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calmente con le ali chiuse, a notevole velocità. Anche il rarissimo Falco pescatore (Pandion haliaetus) si libbra sull’acqua per cacciare, tuffandosi con le zampe in avanti quando avvista un pesce. In genere si apposta su un albero morto o una roccia vicino l’acqua per riposarsi e scorgere le sue prede. I rapaci diurni che nidificano nella Riserva sono la Poiana (Buteo buteo), il Gheppio (Falco tinnunculus), il Nibbio bruno (Milvus migrans). Fra i rapaci notturni che frequentano l’ambiente palustre ed il bosco igrofilo, ricordiamo il Gufo di palude (Asio flammeus), specie rara ed accidentale in questa Riserva. GLI ANFIBI E I RETTILI Nell’acqua possiamo talvolta osservare le Biscie d’acqua (la Natrix natrix e Natrix tessellata), che si nutrono soprattutto di pesci e di anfibi, sia di adulti che di larve, e talvolta anche di piccoli mammiferi o nidiacei di uccelli acquatici. Questi serpenti hanno dei singolari meccanismi di difesa, infatti, quando vengono attaccati da un predatore (un uccello rapace, un riccio) o se si sentono molestate dall’uomo, reagiscono emettendo un sibilo ed un liquido maleodorante dalla cloaca insieme ad un po’ di feci. In alcuni casi, se l’assalitore non demorde, le bisce si arrotolano su se stesse e dilatano la mascella in modo che il capo assuma una forma più triangolare, imitando così la posizione di all’erta delle vipere. In caso di pericolo persistente, le bisce dal collare spalancano la bocca lasciando penzolare fuori la lingua, si rivoltano ventre all’aria e si immobilizzano (anche per più di mezz’ora), simulando uno stato di morte apparente. La funzione di questo comportamento è quella di riuscire a far allontanare il predatore di qualche metro, in modo da “resuscitare” in pochi secondi e fuggire via. Nella Riserva era sicuramente presente fino agli anni 60 del ‘900 la rara Testuggine d’acqua (Emys orbicularis), che ama sostare su sassi o tronchi emersi per immaganazzinare il calore dei raggi solari. Questa specie è minacciata dall’introduzione di Testuggini esotiche,


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

potenziali vettori di infezioni e suoi competitori, rilasciate sconsideratamente nei corsi d’acqua naturali da chi se ne vuole disfare in quanto hanno raggiunto dimensioni non più compatibili con un piccolo acquario casalingo. Le rane ed i rospi, a loro volta, quando sono assaliti da una Biscia dal collare (Natrix natrix), gonfiano al massimo il loro corpo, in modo da apparire molto più grandi ed indurre il predatore a desistere dall’attacco. Le rane possono distinuguersi in due grandi gruppi, quelle rosse e quelle verdi. Fra le prime, la Rana appenninica (Rana italica), è la più acquatica e si può osservare nei canali di irrigazione dei campi o nel bosco umido. Questa specie è endemica ed in declino in Italia a causa della progressiva scomparsa delle zone umide. La Rana agile (Rana dalmatina) invece frequenta l’ambiente palustre quasi esclusivamente nel periodo riproduttivo, poiché è una specie tipicamente forestale. Fra le rane verdi, vi è quella dei fossi (Rana lessonae), i cui maschi, in primavera, si riuniscono in acqua a formare cori chiassosi udibili a distanza. La femmina di questa specie può deporre fino a 10.000 uova in ammassi gelatinosi rotondeggianti ancorati alla vegetazione sommersa. Anche i maschi del Rospo smeraldino (Bufo viridis), una volta raggiunto il sito di riproduzione, iniziano un’intensa attività canora, in base alla quale vengono scelti dalle femmine per l’accoppiamento. I PESCI Le specie endemiche, tutelate dalla Direttiva Habitat, in quanto minacciate di estinzione a causa dell’inquinamento delle acque, dell’artificializzazione degli argini e dell’introduzione di specie alloctone, sono: il Cavedano dell’Ombrone (Leuciscus lucumonis), presente esclusivamente nel Tevere e nell’Ombrone; il Barbo (Barbus plebejius), che nel periodo della riproduzione migra verso i tratti superiori dei corsi d’acqua, con substrato ghiaioso e ciottoloso; la Rovella (Rutilus rubilio), una specie sensibile alla competizione con altri pesci della stessa famiglia (i Ciprinidi) con simili caratte-

ristiche ecologiche, in particolare quelli immessi per la pesca sportiva come il Triotto o l’Alborella, presenti nel Tevere; il Cobite (Cobitis taenia bilineata), minacciato in particolare dall’inquinamento derivato dall’utilizzo di pesticidi e da quello genetico, dovuto all’immissione di Cobiti alloctoni; il Vairone (Leuciscus souffia muticellus) e il Ghiozzo di ruscello (Gobius nigricans), che vivono solo nel Farfa poiché necessitano di corsi d’acqua poco profondi, limpidi e ben ossigenati (qual è quella di questo fiume). Il Ghiozzo di ruscello, specie ad alto rischio di estinzione, ha un complesso rituale di corteggiamento durante il quale addirittura emette dei suoni. Le cure parentali sono a carico del maschio e più femmine possono deporre da 100 a 300 uova ciascuna nello stesso riparo. Nel Tevere è inoltre presente il Luccio (Esox lucius), abilissimo predatore ai vertici della catena alimentare dell’ecosistema fluviale, con esemplari di notevoli dimensioni. In primavera, nelle zone dove l’acqua è più bassa, ad esempio nell’insenatura della Fornace o nell’ultimo tratto del Farfa presso la confluenza, si può avere l’impressione che l’acqua stia bollendo. In realtà si tratta di maschi di Carpa (Cyprinus carpio), che nel periodo della “frega” seguono una femmina in acque poco profonde per fecondarne le uova. Questo grosso pesce fa parte, insieme ad altre specie quali il Carassio dorato, il Pesce gatto, il Persico sole, il Lucioperca e la Gambusia delle specie introdotte in questi corsi d’acqua, che a volte sono causa della scomparsa o della contrazione di popolazioni di pesci autoctoni. Nelle acque del Tevere si sospetta anche la presenza del Siluro (Silurus glanis), un voracissimo predatore originario del nord est Europa, introdotto per la pesca sportiva il quale può raggiungere anche i due metri di lunghezza, e che sta determinando in molti fiumi italiani la scomparsa di molte specie autoctone. GLI INVERTEBRATI Nell’ambiente acquatico vivono moltissime specie di invertebrati, sia acquatici che adatta31


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Libellule in accoppiamento, sottord. Zigotteri (s.d.)

Libellula, sottord. Anisotteri (s.d.)

ti alla vita nell’acqua, per una fase della loro vita (come larve) o per tutta la loro esistenza. Qui verranno segnalate solo alcune specie, in base sia alla possibilità di avvistamento, sia ai particolari adattamenti che hanno sviluppato per poter vivere in questo ambiente. Camminando lungo i sentieri che costeggiano il fiume, talvolta è possibile trovare resti di Granchio di fiume (Potamon edule), lasciati in genere dalle Volpi, o le grandi conchiglie di Anodonta (Anodonta cygnea), che sono state spezzate dalle nutrie con i loro robusti denti, per cibarsene. Nell’acqua vi sono molte larve di insetti che vivono in prossimità dell’acqua come le Libellule. Nella Riserva è possibile ammirare la bellissima Calotterice vergine (Calopterix virgo), color verde brillante, più esile e con le ali riposte lungo il corpo quando è posata, rispetto all’altra, più grande, la Libellula imperatore (Anas imperator) che le tiene sempre aperte. I grandi occhi delle libellule, emisferici e disposti al lato della testa negli zigotteri (come la Calotterice vergine e la Coenagrion puella, vedi foto) o quasi congiunti nella parte superiore del capo negli Anisotteri (come la Libellula imperatore e l’Orthetrum cancellatum, vedi foto), assicurano a questi insetti una visione panoramica che

gli permette di vedere e di afferrare piccoli insetti in volo. Alcuni insetti vivono da adulti nell’ambiente palustre, nei fontanili o canali, come il Ditisco marginato (Dytiscus marginalis), che grazie al suo corpo affusolato e alle potenti zampe posteriori, che batte molto velocemente, riesce a compiere degli spostamenti di circa mezzo metro al secondo. Durante le immersioni questo insetto porta con sé delle riserve d’aria intrappolate sotto le elitre (le ali anteriori coriacee che nei Coleotteri ricoprono quasi tutto il corpo). Anche la Notonetta (Notonecta glacula) si muove nell’acqua velocemente grazie alla spinta delle zampe posteriori che sono molto sviluppate. Questa specie può compiere immersioni prolungate grazie a dei “peli” che ha sull’addome che, intrappolando l’aria, fungono da bombole d’ossigeno. È proprio per questa riserva d’aria che le Notonette tendono a portare in alto l’addome quando si immergono. Nelle pozze o vicino la riva, possiamo osservare i Gerridi (Gerris spp.), insetti leggerissimi che presentano all’apice delle zampe dei minuscoli peli idrorepellenti, i quali trattengono dell’aria come dei salvagenti, permettendo loro di “pattinare” sull’acqua.


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Cinghale (m.g.)

Allocco (v.l.)

Lo Scorpione d’acqua, un insetto appiattito che vive sul fondo dell’acqua, respira grazie ad un lungo e sottile tubicino che regolarmente spinge in superificie in modo da far giungere l’aria fino agli stigmi (aperture) addominali. A proposito di adattamenti alla vita acquatica, segnaliamo il Ragno palombaro (Argyroneta acquatica) che costruisce con la sua seta e dei pezzetti di foglie morte una piccola struttura che funziona come la campana dei palombari. Dopo averla ben ormeggiata con i suoi fili di seta ad un sasso o ad un altro ormeggio, vi immagazzina l’aria di cui si serve per respirare, intrappolando bollicine d’aria nella sua peluria idrorepellente, spinte dentro la campana con le zampe posteriori. Fra le farfalle diurne, si segnala la presenza della Zerinzia, dai tipici arabeschi neri e rossi che segnano le sue ali gialle, il cui bruco si nutre solo di foglie delle aristolochie, che crescono nei boschi umidi.

siepi, macchioni e boschi di limitata estensione. Gli uccelli che vi nidificano sono: il Merlo (Turdus merula), l’Usignolo (Luscinia megarhynchos), il Pettirosso (Erithacus rubecula), la Sterpazzola (Sylvia communis), la Capinera (Sylvia atricapilla), lo Scricciolo (Troglodytes troglodytes), il Codibugnolo (Aegithalos caudatus), il Verdone (Carduelis chloris) ed il Fringuello (Fringilla coelebs). In questo ambiente troviamo anche l’Upupa (Upupa epops), con il suo inconfondibile ciuffo sul capo di penne erettili, a ventaglio. Molte specie di mammiferi che abitano nel bosco sono attive quasi esclusivamente di notte, fra cui: l’Istrice (Hystrix cristata), dai caratteristici aculei bianchi e neri che facilmente possono essere rinvenuti sui sentieri in prossimità del bosco; il Tasso (Meles meles), che sembra avere una mascherina bianca sul muso, e la Volpe, la cui presenza è riscontrabile anche di giorno, dall’odore acre e mandorlato che viene rilasciato dalle sue ghiandole per marcare il territorio. Questi tre mammiferi possono utilizzare gli stessi “sistemi” di tane, costituiti da più camere connesse fra loro, con diverse entrate. In particolare il Tasso non utilizza per periodi prolungati la stessa tana o, al suo interno, la

LA FAUNA DEGLI AMBIENTI FORESTALI La fauna che frequenta questi ambienti è molto ricca nonostante buona parte di queste aree siano coltivate ad Oliveto, con piccoli frutteti e conseguente frammentazione del paesaggio in un mosaico di colture arboree,

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Biacco (s.d.)

stessa camera, in modo da sfuggire ai parassiti esterni che si accumulano negli ambienti utilizzati. La Martora (Martes martes), è una specie molto elusiva ed assomiglia alla più comune Faina (Martes foina), dalla quale si distingue soprattutto per la macchia golare, meno estesa e di color giallo arancio. Più piccola di loro è la Donnola (Mustela nivalis), che talvolta può essere avvistata mentre va a caccia di piccoli roditori o di insettivori. Il Cinghiale, presente nella zona da una decina di anni, probabilmente in seguito a rilasci avvenuti nelle aree limitrofe a scopo venatorio, è meno elusivo e la sua presenza può essere rilevata osservando le impronte nel fango e il terreno smosso nel sottobosco. Sono inoltre presenti piccoli roditori tipici di ambienti forestali, come il Ghiro (Myoxus glis), il Moscardino (Muscardinus avellanarius) e il Quercino (Eliomys quercinus), che vanno in letargo in inverno. Nelle borre di Barbagianni, di Allocco o del Gufo comune, ovvero i boli alimentari rigurgitati da questi rapaci notturni sotto i loro posatoi, si possono trovare resti dell’Arvicola di Savi (Pitymys savii), di Topo selvatico (Apodemus sylvaticus) e del Topolino delle case (Mus musculus). Presso le pozze, i fontanili ed i rigagnoli d’acqua sotto al bosco, in primavera possono esservi altri anfibi molto particolari, in quanto a differenza delle Rane e dei Rospi, hanno la coda: il Tritone crestato (Triturus carnifex), il cui maschio nel periodo riproduttivo, presenta una cresta dentellata alta più di un centimetro; il Tritone punteggiato (Triturus vulgaris), più piccolo e terragnolo, con il ventre tipico bianco con punteggiatura o macchie scure e una striscia centrale arancione, gialla o rossa; la 34

Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), con le zampe posteriori con quattro dita (anziché tre come indica il nome latino). Gli adulti di quest’ultima specie hanno le parti inferiori delle zampe e della coda color rosso brillante, che vengono mostrate per intimorire il potenziale predatore. I rettili che frequentano le aree boschive sono: l’Orbettino (Anguis fragilis), simile a un serpente ma con squame lisce, che si muove lentamente e con circospezione soprattutto verso sera o dopo la pioggie; il Saettone (Zamenis longissimus, ex Elaphe longissima), che può raggiungere i due metri di lunghezza e che riesce ad arrampicarsi anche sui tronchi d’albero verticali. Infine in questo ambiente possiamo trovare due Coelotteri xilofagi, ovvero che si cibano della corteccia degli alberi: il Cerambice delle querce (Cerambyx cerdo) ed il Cervo volante (Lucanus cervus), ambedue tutelate dalla Direttiva Habitat. LA FAUNA DEI PRATI-PASCOLI I passeriformi che frequentano questi ambienti sono soprattutto specie insettivore, come il Beccamoschino (Cisticola juncidis), la Tottavilla (Lullula arborea), la Cappellaccia (Galerida cristata), la Ballerina bianca (Motacilla alba), il Verdone (Carduelis chloris) e il Cardellino (Carduelis carduelis). Inoltre i prati umidi sono utilizzati da molte specie di piccoli limicoli, durante i passi e nel periodo invernale. Nei campi coltivati di Campo Nazzano è possibile osservare Aironi bianchi, Garzette e Aironi cenerini al passeggio, in cerca di prede. Questi ambienti sono frequentati in modo particolare da Rettili come la Lucertola muraiola (Podarcis muralis), la Lucertola campestre (Podarcis sicula), la Luscengola (Chalcides chalcides) - un particolare rettile dalla forma allungata come un serpente, con piccole zampe a tre dita, che sembra di “volare” sull’erba - il Biacco (Hierophis viridiflavus, ex Coluber viridiflavus), il Cervone (Elaphe quatorlineata), che può raggiungere anche la lunghezza di due metri e mezzo, e la cui presenza è indice di buona salute ambientale in quanto è minacciata dalla perdità di ele-


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menti arbustivi, ed il raro Colubro liscio (Coronella austriaca). In questi ambienti è anche possibile incontrare la Vipera (Vipera aspis). Nei prati e nei pascoli possono essere osservate molte farfalle diurne, che nella Riserva compaiono già verso gennaio nelle annate caratterizzate da inverni miti. Una delle farfalle più appariscenti è il Macaone (Papilio machaon), inconfondibile per la colorazione gialla e nera e la lunga coda che prolunga le ali posteriori. Mentre l’Argo (Polyommatus icarus) è una farfalla piccola con le ali di color azzurro o indaco, il cui bruco si nutre delle foglie di erba medica, trifoglio e altre leguminose dei prati. LA FAUNA DELLE RUPI I Colombacci trovano nella parete di Ripa bianca il luogo ideale dove rifugiarsi, all’interno delle cavità, ed alimentarsi di ghiande di leccio presente nelle formazioni arbustive rupicole. Gli Sparvieri, gli Smerigli ed i Pellegrini, sferranno attacchi mortali a questi uccelli, in particolare quando giungono stanchi per il lungo viaggio di migrazione. Anche i Gruccioni (Merops apiaster), dai colori molto appariscenti, arrivano in primavera dal Nord Africa e costruiscono i loro nidi nelle cavità presenti su questa parete calcarea. Il Barbaggianni e la Civetta possono stabilire qui il loro nido, essendo un punto ottimale per l’avvistamento di prede.

Le specie segnalate sono: il Ferro di cavallo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum) e il Ferro di cavallo minore (Rhinolophus hipposideros), che devono il loro nome dal loro particolare naso, a forma di ferro di cavallo. Il Vespertilio maggiore (Myotis myotis) con ampie orecchie che hanno un largo “trago” (prominenza posta all’apertura del padiglione auricolare); il Pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus), il più piccolo chirottero europeo e particolarmente antropofilo, tanto che a volte si va a posare nelle persiane delle casse abitate; il Serotino comune (Eptesicus serotinus) che preda vari tipi di insetti, anche di taglia relativamente grande e talvolta anche molluschi gasteropodi.Queste specie possono vivere solitarie o in colonie e sono tutte minacciate dall’alterazione dei loro habitat e dalla diminuzione delle loro prede a causa dall’utilizzo di pesticidi in agricoltura.

LA FAUNA DELLE AREE URBANIZZATE Alcune specie di uccelli frequentano più o meno regolarmente i paesi, soprattutto quelle che sfruttano per la nidificazione i vecchi edifici, simulanti l’originario habitat rupicolo come il Piccione selvatico (Columba livia), il Colombaccio (Columba palumbus), la Civetta (Athene noctua), il Barbagianni (Tyto alba), il Rondone (Apus apus) e il Balestruccio (Delichon urbica). In primavera, sotto i tetti delle case del borgo di Nazzano, sono ben visibili i nidi del Balestruccio, una piccola rondine dal groppone bianco, che arriva nella Riserva LA FAUNA DELLE GROTTE Nella Riserva non sono presenti grotte natura- per svernare. Sui muri delle case si possono troli, tuttavia è stata rilevata la presenza di alcune vare due diverse specie di Gechi, la Tarantola specie di pipistrelli che, come tutti i loro cospe- muraiola (Tarentola mauritanica), ritenuta comunemente molto velenosa cifici, hanno dei particolari a causa del suo aspetto un po’ adattamenti per volare in Barbagianni (m.g.) terrificante, mentre in realtà è assenza di luce e per individel tutto innocua, ed il Geco duare le loro prede. Infatti la verrucoso (Hemidactylus turcapacità di emettere e di udire cicus), dal colore pallido e ultrasuoni grazie alla forma piuttosto traslucente, meno molto complessa delle orecrobusto dell’altra specie, che chie e del naso, gli permette di emette un verso lamentoso e orientarsi e di riconoscere gli “miagolante”. ostacoli lungo i loro percorsi. 35


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Il panorama storico-archeologico della Riserva

LA PREISTORIA La valle del Tevere, con i suoi affluenti, ha costituito fin dalla preistoria una via di comunicazione e di passaggio dalle pianure del litorale alle zone interne della penisola e viceversa. Il corso del fiume in epoca protostorica segnava un confine naturale tra i territori abitati dagli etruschi a Ovest (la riva destra del Tevere era chiamata litus tuscus) e dalle altre popolazioni italiche (sabini, umbri, oschi) ad est, il controllo dei guadi e degli affluenti era dunque di importanza vitale. Il lento passaggio dal mesolitico al neolitico e quindi all’età del bronzo, vede l’attestarsi dei primi insediamenti umani stabili. Le popolazioni nomadi del paleolitico, dedite alla caccia e alla raccolta dei frutti spontanei della terra, durante la lenta trasformazione dapprima in pastori seminomadi ed in seguito in allevatori e agricoltori stanziali, cercarono nelle colline a ridosso delle valli alluvionali i luoghi per insediarsi. Le vie di transumanza, dai pascoli dell’Appennino alle pianure costiere, seguivano generalmente le valli fluviali e i crinali lungo i corsi d’acqua e li attraversavano nei guadi naturali. La valenza strategica della zona della riserva Tevere-Farfa è determinata dalla geomorfologia del territorio, che ha evidentemente condizionato il sistema della viabilità antica e di conseguenza lo sviluppo di quella moderna. La via principale era ed è rimasta nei secoli il Tevere, accompagnato da strade, guadi e ponti nel suo percorso a ritroso dalla foce fin quasi alle sorgenti. Lungo la valle del Farfa si sviluppa un importane via di collegamento tra la piana tiberina e la regione del Soratte da una parte, e la sabina interna e la grande arteria transappenninica che poi diventerà la via Salaria, dall’altra. La frequentazione umana della zona è attestata da ritrovamenti di amigdale di tecnica 36

Figura 5

musteriana (60.000-30.000 a.C.) presso la foce del Farfa, e altre di tecnica campignana (10.000-2000 a.C.) nella zona di Granica. Pertinente probabilmente a questi ultimi reperti ceramici è uno scheletro umano fossile il cosiddetto uomo di Granica. Un primo insediamento umano stabile è localizzato in zona Campo del Pozzo alla confluenza del Tevere con il Farfa. La datazione in base ai reperti ceramici ritrovati e conservati presso il Museo Civico Archeologico di Magliano Sabino è della prima età del ferro (IX sec. a. C.). Il piccolo promontorio, facilmente difendibile perché delimitato su tre lati da pendii ripidi e dai due corsi d’acqua, nella parte pianeggiante era probabilmente difeso da un terrapieno. Da questa zona strategicamente importante, si aveva un controllo diretto sia dei due fiumi sia del guado di Nazzano. Nello stesso periodo abbiamo ritrovamenti sporadici in località Montagnola di Colonnetta e a Ponte Sfondato sempre lungo il torrente Farfa. Anche se non è da escludere nello stesso periodo una presenza stabile sulle altu-


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re di Nazzano e Torrita Tiberina, le prime testimonianze attestate archeologicamente in questa zona sono da attribuire all’VIII sec. a.C.. Alle pendici del Monte S. Pietro nella valle di S. Lucia è stata trovata una necropoli con tombe a fossa e terrecotte datate sempre all’VIII sec. a.C.. Altre necropoli con elementi databili dal VII al IV sec. a.C. sono state trovate su colle Carafa, a Casale Rotti, nella zona di Campo del Pozzo e a Grotte Pinte con tombe a camera e a fossa ricche di materiale orientalizzante, di vasi greci e di produzione falisca, che testimonia in loco la presenza stabile d’insediamenti italici falisco-capenati. IL PERIODO ROMANO Il periodo romano, iniziato dopo la conquista di Cures nel 297 a.C., è ampiamente testimoniato nella zona da numerose evidenze archeologiche. Lo sviluppo delle vie di comunicazione da parte dei romani procede con l’avanzare dell’espansione politico-militare: mentre l’esercito conquista i territori, si costruiscono strade, ponti, accampamenti. Inizialmente queste strutture nascono come supporto logistico per le operazioni di conquista ma, una volta assoggettati i popoli e i territori, vengono trasformate in costruzioni stabili. Le strade consolari vengono rivestite con basoli, i ponti di barche diventano fissi, di legno quelli minori e in muratura quelli più importanti; i castra militari diventano spesso colonie, i terreni coltivabili vengono suddivisi in piccoli appezzamenti (centuriazione) e distribuiti ai veterani delle guerre; lungo le strade si costruiscono stazioni di posta e di approvvigionamento; gli approdi lungo le vie d’acqua vengono costruiti in pietra. La zona della riserva mantiene un ruolo centrale per quanto riguarda il trasporto fluviale e la produzione agricola ma dal 224 con la realizzazione della Via Flaminia, più agevole e notevolmente più breve, la Via Tiberina perde sicuramente importanza, come via di commerciale verso il nord. L’impronta lasciata sul territorio dai romani è notevole e si è evoluta in diversi secoli. A testi-

monianza del grado di sviluppo troviamo un’intensa rete viaria, numerosi approdi lungo le rive dei corsi d’acqua e un sistema di almeno settanta ville rustiche. Di queste i resti più importanti sono quelli della Villa dei Baldacchini e della Villa Celli nel comune di Torrita Tiberina, della Villa dei Casoni e del Castellaccio nel comune di Montopoli. Le ville rustiche erano aziende agrarie di medie dimensioni che si avvalevano della manodopera degli schiavi il cui afflusso a Roma era abbondante in conseguenza delle guerre di conquista compiute in tutto il Mediterraneo. In queste aziende, oltre ai cereali, furono introdotte colture più remunerative come il vigneto e l’oliveto. Per la necessità di vendere i prodotti eccedenti o per approvvigionarsi del necessario, le ville erano costruite nelle vicinanze del fiume. Sorgevano in posizione elevata a dominare i campi coltivati, il lavoro degli schiavi e il bestiame al pascolo. La villa si articolava in due parti: la parte urbana che veniva utilizzata dal proprietario quando vi si recava, e la parte rustica destinata all’alloggio degli schiavi e ai magazzini. LA FORMAZIONE DEI BORGHI MEDIEVALI Con la fine dell’impero romano, il malgoverno bizantino e le invasioni barbariche, le campagne romane erano state distrutte e abbandonate, resistevano solo piccoli gruppi di contadini e pastori vittime dei continui passaggi degli eserciti in guerra che depredavano, uccidevano e distruggevano tutto. I campi nelle pianure alluvionali della valle del Tevere in mancanza di manutenzione, di cura dei canali d’irrigazione e di regimentazione delle acque divennero paludosi portando ad un impoverimento e ad una conseguente contrazione della popolazione superstite. La valle del Tevere, ancora una volta nella storia, segnava una linea di confine da Orte fino quasi alle porte di Roma. Nella capitale e nel territorio ad ovest del Tevere vi era il dominio di Bisanzio, ad est della valle fluviale, il regno 37


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Longobardo (Duca di Spoleto). Fino all’arrivo dei Franchi, con Carlo Magno, e la conquista di tutto il Lazio, la situazione era disperata. La necessità di una riorganizzazione del territorio, da parte della chiesa, unico punto di riferimento per le popolazioni superstiti, portò alla creazione di piccole unità agricole, le cosiddette domus cultae. Il pontefice, riuniti i vari fondi, li affidava ai coloni, i quali, gra-

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zie alla sua protezione e ad una gran libertà di gestione del territorio, gettarono le basi per la rinascita dell’agricoltura. Il sistema difensivo di questi piccoli fondi si basava su una serie di torri di vedetta, generalmente costruite utilizzando i resti di edifici romani.; nei momenti di maggior rischio i contadini si ritiravano sulle alture, utilizzando spesso le rovine delle ville rustiche preesistenti. Con le invasioni


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saracene, dal IX secolo in poi, il sistema di torri di sentinella divenne diffuso. I punti di guardia furono realizzati in modo che fossero comunicanti a vista tra di loro; lentamente questi fondi cominciarono a fortificarsi trasformandosi in castra, con l’aiuto dei monaci delle varie abbazie distribuite sul territorio (Farfa, S. Andrea, S. Paolo fuori le mura, ecc.). Questo fenomeno della fortificazione

dei fondi ebbe uno sviluppo notevole dal X secolo in poi ed è noto come il periodo dell’incastellamento. Inizialmente si costruirono le mura, poi si fortificarono le torri, quindi i fossati e i relativi ponti levatoi. I tre comuni della riserva, Nazzano, Torrita Tiberina e Montopoli sono espressione tipica di questo fenomeno.

Veduta di Torrita Tiberina

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I centri storici della Riserva

NAZZANO a zona su ci sorge l’abitato di Nazzano ha mostrato tramite le testimonianze archeologiche una frequentazione stabile fin dall’VIII secolo a.C.; l’insediamento sulle alture tra il colle di S. Antimo, il colle del Casaletto e probabilmente la zona dell’attuale centro storico è identificabile come oppidum capenate e da alcuni identificata come civitas sepernatium (da cui la derivazione del nome moderno); Jones reputa possibile l’identificazione con il Pagus Sepernatium, una delle tre città che insieme a Lucus Feroniae e a Capena, formava i Capenates foederati. La confluenza del Farfa nel Tevere aveva prodotto una serie di isolotti che rendevano il guado più agevole; in epoca storica la presenza di un traghetto costituì fin da subito un elemento fondamentale per lo sviluppo dell’insediamento.

L

Il borgo medievale di Nazzano

Il controllo del traffico di merci fra Roma e la Sabina era di importanza strategica. Lo scalo portuale situato nel tratto navigabile tra Orte e Ripetta, che costituiva il grande asse economico che collegava i paesi interni lungo il corso del Tevere, il mantenimento della via delle bufale (la strada che seguiva il corso del fiume utilizzata per il traino delle imbarcazioni contro corrente) hanno consentito a Nazzano di mantenere nei secoli un importanza che ne ha reso possibile la sopravvivenza. A partire dal sec. XI il castrum e buona parte del territorio di Nazzano finirono nelle proprietà dell’Abbazia di San Paolo e, quindi, sotto lo stretto controllo dello Stato Pontificio; numerose furono le interruzioni al possesso dell’Abbazia in favore di famiglie della nobiltà romana legate al papa regnante (la famiglia Savelli ne fece un suo feudo per quasi tutto il ‘300), anche se, a partire da fine ‘400, i monaci riconquistarono il castello di Nazzano, lo ampliarono e lo fortificarono, fino ad ottenerne il controllo definitivo nel 1516, per volere di Papa Leone X. La splendida posizione panoramica sulla valle del Tevere e il caratteristico assetto urbanistico a spirale fanno di Nazzano un piccolo gioiello di architettura. Attraverso un’unica strada, che si snoda per il centro storico, si giunge fino al castello che domina dall’alto il grazioso abitato. IL CASTELLO La prima notizia relativa al castello di Nazzano la troviamo in una bolla di Gregorio VII nel 1081. Nella struttura del castello sono chiaramente individuabili due fasi costruttive. Le strutture originarie del monumento sono da collocare nel XII-XIII secolo probabilmen41


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Nazzano, chiesa di S. Antimo (a.l.)

te sotto il pontificato di Innocenzo III (11981216). La pianta della prima fase è quadrata, con cortile centrale, con due torri su gli angoli opposti, quello settentrionale e quello meridionale. Quest’ultima, verso il borgo, era più elevata dell’altra e assumeva la funzione di mastio. Nella muratura non si aprivano feritoie, caratteristica questa del XIII secolo. Nel XV secolo inizia una ristrutturazione ad opera dei monaci di S. Paolo. La parte superiore del castello fu ricostruita e il cammino di ronda fu dotato di una merlatura, sopra una cornice di travertino. Davanti al mastio fu costruito un rivelino circolare con tre grandi merli sovrastanti il portale, collegato con il borgo attraverso un ponte in muratura sopra il fossato. Addossato al castello nella parte nord-occidentale fu costruito il palazzo abbaziale. Documentazioni d’archivio nel XV secolo danno notizie sull’acquisto di case per il relativo ampliamento. CHIESA DI S. ANTIMO Pianta a croce latina con tre navate, preceduta da un portico con cinque arcate rette da pilastri. Datata al XII-XIII secolo anche se il culto del santo nacque molto prima. S. Antimo è stato martirizzato nel IV secolo a Cures Sabinorum e lì sepolto al XXII miglio della via Salaria. La chiesa di Nazzano è l’unica superstite di una serie di luoghi di culto dedicati al santo, sparsi nel territorio Sabino. 42

La chiesa sembra si sia sviluppata su preesistenze romane (è stato ipotizzato un tempio dedicato al Dio Silvano). L’impianto originale doveva essere di tre navate almeno fin al 1500, da quando le famiglie nobili locali, iniziarono ad edificare una serie di cappelle che trasformarono la chiesa in una forma tipo a croce greca. Nel restauro del 1918 furono demolite le ali laterali. Dalle fonti sappiamo che la chiesa era già esistente nel 952. Ma probabilmente vista l’antichità del culto, esisteva anche dai secoli precedenti. Nello stesso periodo dei rifacimenti del castello (XII-XIII secolo), S. Antimo subì una ristrutturazione da parte di maestranze romane. Il pavimento di fattura e disegno cosmateschi è realizzato con marmi antichi di recupero. L’abside conserva un importante ciclo di affreschi del XV secolo attribuibili alla scuola di Antoniazzo Romano, l’Incoronazione della Vergine e la Madonna con Bambino tra due angeli, S. Pietro, S. Andrea e S. Antimo. CHIESA DI S. FRANCESCO La chiesa di S. Francesco fa parte del nucleo conventuale Francescano composto dalla chiesa stessa, la sagrestia, l’ex convento e due oratori (S. Anna e S. Maria Maddalena). Il comNazzano, chiesa di S. Francesco (a.l.)


Riserva Naturale Tevere-Farfa

plesso si trova a destra della cosiddetta via piana, che segue l’antico tracciato della via Tiberina verso Ponzano. La troviamo già in documenti del XVI secolo, e alcune fonti ne inseriscono la fondazione al XV secolo. La ristrutturazione settecentesca le ha dato le forme attuali, con Navata unica con presbiterio diviso da balaustra. All’interno sono conservati dipinti dei pittori Giovanni e Sebastiano Conca della seconda metà del settecento. CHIESA DI S. VALENTINO La chiesa attuale, ormai ridotta a rudere, è stata edificata nel 1665 nello stesso luogo dove esisteva una capella della Madonna di S. Valentino. Nell’elenco dei luoghi di culto della zona conservato presso l’abbazia di Farfa troviamo numerosi riferimenti a diverse chiese dedicate a S. Valentino. Era funzionante fino alla metà dell’ottocento come meta delle processioni in occasione della festa di S. Antimo, patrono di Nazzano; il culto del martire è associato a quello di S. Valentino nella storia delle persecuzioni che i due santi subirono nel periodo tardoantico.

chè venga alquanto ripulita e l’altare ornato decentemente”. Sull’altare troviamo un dipinto, in cattivo stato di conservazione, raffigurante Dio padre e le sante Apollonia, Lucia e Agata. Le caratteristiche stilistiche fanno pensare ad una cronologia nella seconda metà del XVII secolo, quindi precedente alla ricostruzione della chiesetta. Il dipinto sarebbe quindi stato riadattato e questo spiegherebbe le dimensioni esagerate della tela per il contesto in cui si trova.

CHIESA DI S. LUCIA La piccola chiesetta di S. Lucia sorge a monte del tracciato dell’asse viario che dalla antica via Tiberina, all’altezza della chiesa di S. Valentino, si diramava verso nord e conduceva a Nazzano e quindi a Torrita Tiberina. L’iscrizione conservata sulla facciata indica l’anno di costruzione (1778) su di un edicola preesistente a cura di un certo Moiani con il contributo del popolo nazzanese. Indicata come cappella rurale per la prima volta nel 1786 nell’occasione della visita dell’abate Pizzelli, nelle cronache delle visite pastorali conservate nell’Archivio di S. Paolo fuori le mura, viene descritta come edificio in ottimo stato. Già nel 1795 l’abate Carocci ne raccomanda la cura e la custodia. Negli itinerari pastorali successivi non ne troviamo piu traccia se non nel 1872 quando l’abate Zelli valuta la possibilità di celebrarvi la messa “…pur-

ORATORIO DI S. NICOLA La data di costruzione dell’edificio è incerta. Notizie di un oratorio della confraternita della compagnia di S. Antimo sono menzionate alla metà dell’ottocento, ma probabilmente non riguardano questo edificio. Infatti nel catasto gregoriano nel 1819 l’area dell’attuale chiesa risulta non edificata. Essendo l’attività della confraternita attestata già dal XIV secolo è probabile l’esistenza di un altro oratorio più antico. Angelici e Cassatela ne ipotizzano l’esistenza presso la torre dell’orologio, nella piazzetta del fosso, dove nel 1915 è stata demolita l’antica chiesa. In questo caso la costruzione del nuovo oratorio sarebbe da collocare all’inizio del 1900. La chiesa è molto semplice con la facciata ripartita da fasce che inquadrano la porta e la finestra soprastante; il tutto è chiuso da un timpano triangolare. L’aula è rettangolare e la

Nazzano, chiesa di S. Lucia (a.l.)

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capriata lignea del soffitto è a vista. All’interno dell’Oratorio è conservato il presepe di Nazzano, una pregevole realizzazione artigianale con riproduzione in scala dei monumenti del paese. CHIESA DI S. MARIA CONSOLATRICE L’edificio sorge fuori della cinta muraria originaria della rocca, appartiene infatti all’ampliamento rinascimentale del paese verso ovest e sud-ovest. La facciata è sormontata da un’alta edicola con inserita la statua della vergine, raccordata ai lati dell’edificio con due volute. Ristrutturata nel 1853 dall’abate di S. Paolo fuori le mura, la chiesa viene liberata dalle

costruzioni addossate. L’interno è a navata unica che si divide dalla zona presbiteriale, attraverso un grande arco a sesto ribassato. La volta sopra l’altare è coperta da un’alta volta a crociera, mentre la parte centrale è più bassa e con tetto a capriate lignee a vista. Nella controfacciata troviamo il coro sopraelevato su colonne che dividono l’ingresso in tre campate con volte a crociera. La chiesa viene fondata nel 1488 e dedicata a S. Maria e ai Martiri Lorenzo e Biagio. A cominciare dalla sua fondazione diviene parrocchia di Nazzano. In un restauro degli anni settanta viene tolto il soffitto a cassettoni e vengono sostituite le travi lignee del tetto.

Nazzano, chiesa di S. Maria Consolatrice (a.l.)

Oratorio di S. Nicola (a.l.)

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TORRITA TIBERINA u una cresta collinosa, in posizione strategica sulla valle del Tevere, si erge Torrita Tiberina, luogo ideale per gli insediamenti umani, testimoniati da ritrovamenti di epoca preistorica (età del bronzo e del ferro) ed appartenenti alle civiltà sabina, capenate, etrusca, falisca e romana. All’VIII secolo e alle invasioni dei saraceni, che si stabilirono nella Sabina fino agli inizi del ‘900, risale l’esigenza di costruire strutture difensive e di avvistamento; è proprio nell'VIII secolo che viene costruita la prima torre di osservazione di Torrita, a cui il paese deve il nome stesso. Le prime fonti storiche che citano Torrita (fundus turritule) risalgono al 747, quando Carlomanno l’acquistò per donarla all’Abbazia di S. Andrea in Flumine. Le strutture nel corso dei secoli vennero ampliate e fortificate dalle varie famiglie alternatesi alla guida del paese, ma già nel XII secolo l’insediamento assunse i connotati di una fortezza con annesso borgo. Il testamento del 1285 di Papa Onorio IV, cioè Giacomo Savelli, divise il fondo tra Pandolfo e Luca Savelli, rispettivamente fratello e nipote del Papa. Il passaggio dai monaci benedettini ai Savelli portò un rafforzamento delle strutture difensive con la costruzione di una cinta muraria e due torri circolari. Agli inizi del ‘300 la decadenza della famiglia

S

Savelli causò la vendita del castello agli Orsini che ne mantennero la proprietà per due secoli; nonostante i difficili rapporti con la popolazione locale portarono la cittadinanza di Torrita, il 31 Gennaio 1468, a giurare fedeltà a Papa Innocenzo VIII. Tornato agli Orsini il feudo fu venduto nel 1586 per 30.000 scudi da Valerio Orsini, abate dell’Abbazia di Fossanova, al marchese di Recanati Tommaso Melchiorri. È invece del 1593 lo statuto firmato dal Marchese Marcello Melchiorri che fa nascere la comunità di Turrita, fissandone norme di comportamento e finalità politiche. Agli Orsini e ai Melchiorri si deve il completamento dell’ampliamento dell’antica torre. Nel 1819 la proprietà passò prima alla principessa Cristina di Sassonia Massimi, quindi al Marchese Emanuele De Gregorio, che restaurò il palazzo baronale e costruì la strada che dal paese conduceva al “porto del carbone” sul Tevere, nei pressi della Dogana di Montorso, confine per le merci provenienti dall’Italia Centrale. Successivamente, nel 1853, il principe Alessandro Torlonia acquistò il feudo per 48.000 scudi. L’ubicazione panoramica sulla Sabina e la tranquillità del borgo fecero di Torrita l’amato luogo di soggiorno del giurista Aldo Moro, le cui spoglie riposano nel piccolo cimitero.

Borgo di Torrita Tiberina (a.l.)

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PALAZZO BARONALE Il palazzo baronale come lo vediamo oggi, è il risultato di una trasformazione avvenuta nei secoli del castello costruito a difesa del borgo abitativo nel XII secolo. Della struttura originale si conservano le fondazioni e i magazzini lungo la cinta muraria. La sistemazione attuale è da attribuire al marchese De Gregori nel XIX secolo. Riducendo in altezza la torre centrale sopra il portale di ingresso, vi inserisce quattro grossi merli; il resto della facciata mantiene un aspetto sobrio ed elegante marcato da due cornici piatte, una lineare nella parte superiore, e una intermedia che sottolinea le aperture e ne accompagna le asimmetrie rendendole più morbide. Il portale decorato con bugnato di pietra conserva ai lati gli incassi per il ponte levatoio che serviva per superare il fossato che circondava il castello. CHIESA DI S. MARIA DEL MONTE Nasce come cappella cimiteriale e per questo motivo si trova all’esterno del nucleo abitativo originario. La chiesa è costituita da un’aula rettangolare absidata, con due cappelle laterali. All’interno sono conservate tracce di affreschi dell’XI secolo nell’abside ed affreschi rinascimentali nella cappella di destra, costruita nel XV secolo dalla famiglia Trasi. La cappella Trasi presenta sulla volta scene della genesi; sula parete di fondo S. Rocco e gli appestati e sulla parete di sinistra è raffigurato Chiesa di S. Maria del Monte (a.l.)

Chiesa di S. Tommaso apostolo

il Martirio di S. Sebastiano. Le scene raffigurate in quest’ultima pittura hanno scaturito nel tempo diverse ipotesi interpretative; quasi tutti sono concordi nell’affermare che il paese rappresentato in secondo piano è Nazzano, il problema sorge nell’identificazione dei ruderi in primo piano. Alcuni vi hanno visto la cosiddetta Villa dei Baldacchini (Tomassetti), altri la Villa di Celli, altri ancora strutture antiche sottostanti il colle del casaletto nella zona di Nazzano. CHIESA DI S. TOMMASO APOSTOLO Originariamente dedicata a S. Giovanni Decollato fu ristrutturata nel XV secolo e durante questa sistemazione fu inglobata una torre circolare delle mura medievali del borgo. Restaurata completamente nel XVIII secolo fu dedicata a S. Tommaso Apostolo. L’aula rettangolare è a pianta longitudinale, conclusa con un presbiterio inquadrato con un arcone a tutto sesto impiantato su due pilastri. Il fondo è piatto. BORGO MEDIEVALE Caratteristico insediamento medievale della valle tiberina, inserito nel sistema di avvistamento e difesa con gli altri castelli della riva destra del fiume, Nazzano, Filacciano,

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Cisterna della villa in località Tarallo (s.a.)

Il muro di terrazzamento della cosidetta Villa dei Baldacchini, presso Torria Tiberina (a.l.)

Ponzano. Il borgo si è sviluppato seguendo la morfologia del colle su cui sorge con un impianto longitudinale; il palazzo baronale dal lato della Via Tiberina e la chiesa sul lato opposto. VILLA DEI BALDACCHINI La Villa detta dei Baldacchini, ricordata anche come “bagni di Agrippina o di Nerone” è collocata su di uno sperone di deposito pliocenico a nord di Torrita Tiberina, in località Cisterne, toponimo probabilmente dovuto alle strutture di raccolta delle acque della villa stessa. Sostruzioni in opera reticolata della villa in località Celli, presso Torrita Tiberina (a.l.)

Si conserva un muro di contenimento in opera reticolata lungo circa quaranta metri, diviso in tre parti orizzontali di altezze differenti. Nella fascia più alta si apre una nicchia ad arco. Nella fascia bassa sono evidenti i fori di drenaggio, realizzati con due coppi laterizi contrapposti. Nella parte est della muratura rimane una vasca circolare di diametro di quattordici metri, conservata per metà nella parte settentrionale. È conservata anche una cisterna in pianta quadrata divisa in due ambienti sotterranei comunicanti tra loro. Sono documentati resti di pavimentazioni in opera spicata e in mosaico bianco e nero, ora perduti. La probabile datazione è da individuare al I sec. a.C. o agli inizi del I sec. d.C. VILLA IN LOCALITÀ CELLI Villa rustica di produzione agricola con impianto originario probabilmente del periodo tardo repubblicano, ristrutturata verosimilmente in età augustea. Sono conservati resti di una platea di metri quattro realizzata in opera incerta con contrafforti radiali in opera reticolata. Segnalati in passato pavimentazioni in opera spicata ed in marmo (sectilia). Non si conosce il periodo di abbandono non essendo mai stati realizzati scavi sistematici dell’area. Era probabilmente collegata con un approdo sul fiume Tevere poco distante. VILLA IN LOCALITÀ TARALLO La cosiddetta Villa di Tarallo è stata scoperta recentemente dal Gruppo Archeologico 47


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Torrita 2000, che opera volontariamente sul territorio da anni; una segnalazione di alcune strutture era stata fatta dal Rocci, che descrisse un ipogeo e un “casolare romano”. Le strutture messe in evidenza sono crolli di una grossa costruzione che presenta due caratteristiche edilizie: una a blocchi di arenaria sedimentata, l’altra a laterizi di varie dimen-

sioni a formare una volta. Poco distante una cisterna per la raccolta delle acque con cunicoli di raccolta. Probabilmente, data la posizione dominante su di uno sperone roccioso, e la vicinanza con il fiume, circa duecento metri, la villa doveva essere un’altra di quelle ville rustiche disseminate lungo tutta la valle del Tevere.

MONTOPOLI DI SABINA l suo nome sembra derivi da Mons Poilionis che si modificò in Mons Operis per la operosità dei suoi abitanti e successivamente in Montis Opuli per la ricchezza della sua terra. Reperti di archeologia e tracce di storia fanno risalire il paese all’epoca di Augusto, infatti sembra che si trovasse qui la villa del calebre letterato generale romano Caio Asinio Pollione. La storia narra che Montopoli, intorno all’anno mille, passò sotto il dominio dell’Abbazia di Farfa e da quell’epoca in poi risentì di tutti gli eventi che riguardarono la famosa Abbazia. Fu coinvolta nelle lotte fra imperatori e papi dove gli abitanti si distinsero per il loro comportamento da fedeli guerrieri. Nel 1243 per ordine del Papa Gregorio IX, Montopoli fu saccheggiata e distrutta. Fu prima Borgo medievale e poi elevato a Comune. Dopo la ricostruzione cominciò il periodo della Signoria. Dato prima ai Colonna tornò poi sotto il dominio di Farfa. Per un breve periodo fu anche dimora degli abbati Arnaldo e Nicolò II. Montopoli passò poi agli Orsini ed ai Felici. Fu questo un periodo di fervore e di iniziative. Ancora oggi entrando da Porta Romana è visibile il bel palazzo degli Orsini e, seppur più volte ristrutturato, il santuario francescano di Santa Maria degli Angeli. Girando per il paese si possono ammirare numerosi portali medievali. Il nucleo urbano arroccato intorno al mastio mostra ancora nei passaggi impervi e nei brani dell’antica cinta

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Torre ugonesca (a.l.)

muraria, l’aspetto medievale. Oggi Montopoli è conosciuto soprattutto per l’eccellente qualità dell’olio d’oliva che il suo territorio produce fin dai tempi del concittadino Numa Pompilio. Il paese di Montopoli, situato a quota 331 metri s.l.m., vanta il privilegio di offrire la visione di una ininterrotta sequenza di magnifici panorami per la sua par-


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ticolare collocazione sulla cresta di una verde collina che consente di spaziare l’intero orizzonte. Montopoli ha un territorio molto vasto che va dall’abitato di Passo Corese fino all’abitato di Poggio Mirteto, delimitato, ad est dal fiume Tevere ed a ovest dal torrente Farfa. TORRE UGONESCA Risalente al X secolo, pianta quadrata, in muratura regolare priva di merli di coronamento, è munita di una porta a mezza altezza e di una feritoia arciera. È stata oggetto di un recente restauro. CHIESA DI S. MICHELE ARCANGELO Il nucleo originaro risale alla seconda metà del XII secolo, presenta un bel campanile che domina l’abitato sottostante. L’interno modificato numerose volte nel tempo, risale ai primi del XIX secolo. Navata unica rettangolare zona presbiteriale incorniciata da un arco a sesto ribassato. Attualmente in corso di restauro. Chiesa di S. Maria delle Grazie (a.l.)

CHIESA DI S. MARIA DELLE GRAZIE L’edificio seicentesco di particolare interesse architettonico è stato purtroppo vittima della viabilità moderna. Nella realizzazione del nuovo piano stradale della provinciale per Colonnetta agli inizi del novecento, l’edificio è venuto a trovarsi circa quattro metri sotto la quota di passaggio. Conserva all’interno una madonna in trono realizzata da Andrea Bacciomei nel 1602. EX CONVENTO DI S. MARIA DEGLI ANGELI L’ex convento francescano di S. Maria degli Angeli, costruito tra la fine del cinqucento ed il principio del seicento dalle più illustri famiglie montopolesi, domina dall’alto la spaziosa valle teverina, con una suggestiva vista del monte Soratte; il convento è situato lungo la strada proveniente da Colonnetta su di un pianoro, un chilometro prima di arrivare al paese. Conserva affreschi attribuiti a Vincenzo Vanenti (1599-1673) e di Giannantonio da Padova databili intorno alla metà del XVII secolo, oltre e ricche decorazioni in stucco di chiara derivazione barocca. Negli ultimi tempi il complesso è stato acquistato dal comune di Montopoli insieme con la provincia di Rieti. BOCCHIGNANO Il castello di Bocchignano, viene costruito su un dirupo alla confluenza di tre torrenti che formano tre fossati naturali. Il borgo medievale risale al X-XI secolo ed è difeso da tre cinte murarie concentriche. Alcuni ipotizzano che nel luogo del paese si trovasse un castrum romano; il nome antico, buccinanum, potrebbe derivare da buccinum, tromba da guerra romana. Dal XIV secolo viene chiamato Vaconianum, forse da un tempio di Vacuna che sarebbe esistito nelle vicinanze. CHIESA DI S. GIOVANNI EVANGELISTA Risalente alla fine del quattrocento, si conservano al suo interno opere di scuola bolognese e romana. La torre campanaria è in stile romanico. 49


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Bocchignano, frazione di Montopoli di Sabina (a.l.)

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VILLA DEI CASONI I ruderi della villa sorgono sul territorio appartenente al comune di Montopoli ma l’accesso è più agevole da Poggio Mirteto dalla frazione di S. Valentino. È da rilevare la presenza di murature in opera poligonale che testimoniano la preesistenze di una città sabina del periodo curense. La villa romana, in opera reticolata, è stata costruita, nel II secolo a. C. su le antiche strutture; da alcuni studiosi è stata riconosciu-

ta come villa di Terenzio Varrone, erudito che ebbe da Cesare il compito di organizzare la prima biblioteca della repubblica di Roma, autore di circa 70 opere sui più vari campi del sapere. Sorge su un’area di oltre un ettaro e appoggia su un terrazzamento rilevato di circa 6 metri rispetto ad una seconda terrazza che funge da piazzale antistante. Doveva essere molto lussuosa per la presenza di marmi, di mosaici, di intonaci policromi affrescati.

Chiesa di S. Giovanni Evangelista (a.l.)

Grande esedra della Villa dei Casoni (a.l.)


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Informazioni per la fruizione turistica

a Riserva Naturale Tevere-Farfa offre ai visitatori diverse opportunità per poter conoscere ed apprezzare il proprio territorio, con iniziative, strutture ed eventi d’interesse per tutte le fasce d’età. Inoltre vi sono sentieri, osservatori e musei adeguatamente attrezzati per la fruizione da parte di persone diversamente abili. Qui di seguito verranno descritte tutte le attività che possono essere svolte, le norme comportamentali alle quali attenersi visto che ci si trova dentro un’area protetta; gli aspetti particolari del territorio che possono essere osservati lungo i sentieri natura; i siti di interesse storico-archeologico e culturale. Si consiglia di preferire vestiti che si possano sporcare e scarpe comode e resistenti all’acqua, specialmente se si vuole seguire un itinerario completo. Sopratutto nei periodi più piovosi, possono essere utili degli stivali o altre calzature impermeabili; tuttavia, grazie ai sentieri battuti ed ai camminamenti in legno, gli itinerari sono percorribili anche con calzature normali. Per non essere notati eccessivamente dagli uccelli, è molto importante indossare abiti di colori non troppo vistosi, scuri e possibilmente mimetici, come il verde ed il marrone, ovvero i colori delle foglie, del legno e della terra. Infine, se disponibili, si consiglia di portare con sé alcuni oggetti quali un binocolo, una macchina fotografica, un taccuino e una matita (che non scolorisce con la pioggia o l’umidità) per annotare le specie avvistate o qualche pensiero suggerito ad esempio dall’emozione di un’alba o un tramonto nella palude.

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ATTIVITÀ PER LA FRUIZIONE ORGANIZZATA La Riserva Naturale Regionale Nazzano, Tevere-Farfa è dotata di molte infrastrutture di visita, finalizzate a favorire forme di frui-

zione turistica compatibili sia con le necessità dei visitatori, che con le esigenze di tutela delle risorse naturali presenti nell’area. Molte delle infrastrutture realizzate sono destinate a favorire la conoscenza dei diversi ambienti presenti nell’area e regolamentare la fruizione, limitando il più possibile il disturbo alla fauna, senza per questo impedire ai visistatori di poter scoprire ed osservare anche gli aspetti più segreti e affascinanti della Riserva. Qui di seguito vengono elencate e descritte sinteticamente tutte le infrastrutture attualmente presenti sul territorio e quelle di prossima realizzazione, riportate nella cartina allegata. AREE DI PARCHEGGIO Per chi raggiunge l’area protetta in macchina, le aree di parcheggio sono le seguenti: una presso l’accesso sud alla Riserva in loc. Meana; una lungo la Via Tiberina, all’incirca al km 32; una in prossimità della località “il Porto”, in fondo alla discesa che da Nazzano conduce alla riva destra del Tevere, dove sono presenti i campi e le serre del vivaio di proprietà della Riserva, in parte gestito dalla coop. Nautia; una di fronte all’entrata del Casale della Cesa; un’altra in prossimità dell’approdo del battello sotto il Ponte di Montorso (accesso nord) e un’altra il loc. Campo del Pero (vedi cartina allegata). UFFICI DELLA RISERVA Gli uffici della direzione e quelli tecnici ed amministrativi della Riserva sono situati in loc. Meana, S.P. Tiberina, km 28,100, tel. 0765 332226, tel. e fax 0765 332795, fax 0765/30262. Presso il Casale della Cesa (S.P. Tiberina Km. 35) sono situati il Centro visite e gli uffici della vigilanza (tel. 0765 30271, fax 0765 30262). 51


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AREE PIC-NIC Lungo la strada che, a partire dal Ponte di Montorso, percorre l’argine destro del Tevere, fino alla zona del Area pic-nic (a.l.) Porto, sono dislocate 10 aree pic-nic, alcune delle quali provviste di braciere. Un’altra area pic-nic si trova presso la Mola, dove c’è anche un punto per l’osservazione dell’avifauna. STRUTTURE PER L’OSSERVAZIONE DELLA

FAUNA I punti di osservazione della fauna sono stati localizzati principalmente nella parte più interessante dal punto di vista naturalistico della Riserva, costituita dai due corsi d’acqua, dalla vegetazione ripariale e dagli isolotti presenti nel tratto a valle della confluenza del Tevere con il Farfa. Questa zona presenta la maggior concentrazione delle emergenze vegetazionali e delle specie di uccelli di particolare interesse naturalistico, protette dalla Convenzione di Bonn (1979) e dalla Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE. Pertanto, al fine di non disturbare la fauna presente, nel corso delle escursioni e delle osservazioni nei capanni, è molto importante attenersi alle norme comportamentali. Le strutture per l’osservazione della fauna sono di due tipi: le torri di avvistamento ed i capanni. Lungo il sentiero natura della Fornace sono presenti due torri di avvistamento, in legno, alte 4-5 metri, accessibili attraverso una scala in legno con corrimano; il tratto di sentiero che porta alla torre è protetto quasi del tutto dal canneto. I capanni sono anch’essi realizzati in legno, e sono così dislocati: due sulla riva sinistra, di cui uno vicino al casale La Mola, costituito da un’ampia parete in legno alta circa 2 metri, mentre quello in basso, lungo il sentiero è un vero e proprio capanno; sulla riva destra, due sono in prossimità del “Porto”, tre in prossimità della

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Torretta di avvistamento (a.l.)

Fornace. L’osservatorio realizzato presso la vecchia Fornace in parte ristrutturata, è particolarmente ampio, suddiviso su due piani, adatto ai diversamente abili (è presente un ascensore). Sia le torri di avvistamento che i capanni, hanno le fessure poste ad altezze diverse per permettere l’osservazione ai visitatori (grandi e piccini) senza arrecare disturbo all’avifauna. VISITE GUIDATE La Riserva organizza visite guidate sui diversi temi che caratterizzano le possibili chiavi di lettura del paesaggio come ad esempio: l’acqua e la diversità della vita animale e vegetale ad essa associata; l’evoluzione del territorio dovuta alla presenza del fiume e la conseguente storia degli insediamenti umani in questo tratto del Tevere, per apprezzare meglio le caratteristiche naturali e storico culturali del

INFORMAZIONI Coop. Soc. Le mille e una notte Via Laterina, 15 - Roma Tel. e fax: 06 8819091 Orario di apertura: 10,00 - 17,30 Email: posta@lemilleeunanotte.191.it Sito internet: www.le1000e1notte.it


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Battello in navigazione (f.b.)

Traghetto ad argano (a.l.)

territorio. Le visite generalmente si svolgono nell’arco di una giornata, ma possono essere organizzati itinerari per più di un giorno, lungo i sentieri dislocati lungo le due rive del Tevere.

Nazzano e quello di Torrita Tiberina), oppure si può effettuare un percorso più lungo, raggiungendo l’approdo situato sotto Sant’Oreste, così da poter apprezzare veramente lo splendido paesaggio della valle del Tevere. L’accesso ai battelli è facilitato per i diversamente abili. Inoltre nella località “il Porto” è stato ripristinato il traghetto ad argano, un tempo utilizzato per il trasporto del bestiame tra le due rive, che prossimamente verrà riattivato per permettere comodamente e piacevolmente ai visitatori di attraversare il fiume così da compiere escursioni lungo i sentieri della riva sinistra. Per informazioni, programmi e relativi costi: visitare il sito www.teverefarfa.it e/o contattare gli uffici amministrativi della Riserva (Tel. 0765 332226, tel. e fax 0765 332795, fax 0765 30262).

ESCURSIONI I sentieri della Riserva sono facilmente accessibili e ben riconoscibili, grazie anche all’aiuto delle indicazioni riportate qui di seguito e illustrate nella cartina allegata. Coloro che sono interessati ad organizzare escursioni per uno o più giorni, in gruppi o singolarmente, possono visitare il sito web della Riserva www.teverefarfa.it, oppure contattare la Coop. Soc. “Le mille e una notte” (vedi box alla pagina precedente) per avere informazioni relative ai programmi, i costi e le prenotazioni delle visite guidate. La Riserva è aperta al pubblico dall’alba al tramonto. GITE IN BARCA Una gita in barca sul Tevere, è un’occasione unica per apprezzare veramente la bellezza del fiume e la ricchezza di specie che legano la loro esistenza all’acqua. La Riserva offre ai visitatori la possibilità di effettuare una suggestiva gita su due battelli a pannelli solari, l’ “Airone” e il “Martin pescatore”, da 23 posti ciascuno. Le gite hanno una durata diversa a seconda del percorso: è possibile svolgere il percorso di circa un’ora nel tratto interno della Riserva (compreso fra l’approdo di

ATTIVITÀ DIDATTICO-SCIENTIFICHE La Riserva promuove attività di ricerca scientifica in collaborazione con le Università, associazioni naturalistiche e strutture private. Fino ad oggi sono stati condotti studi sulle seguenti specie animali: allocco, barbagianni, civetta, nibbio bruno, poiana, gheppio, lodolaio, nutria, cinghiale, istrice. Queste ultime tre specie sono state recentemente indagate con uno studio annuale per valutare l’impatto sull’agricoltura locale nonchè sperimentare sistemi ecologici di controllo e di prevenzione dei danni. È possibile richiedere i documenti rela53


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tivi alle ricerche, scrivendo alla Direzione dell’ente. ATTIVITÀ PER LE SCUOLE Una visita della Riserva offre ai bambini e ai ragazzi delle scuole materne, elementari e medie la possibilità di svolgere attività studiate per sensibilizzare i giovani al rispetto della natura e dell’ambiente, per renderli maggiormente partecipi e consapevoli dei principi dell’ecologia e per stimolare le loro capacità di osservazione e creatività attraverso la riscoperta della propria sensorialità e manualità. Ma osservare alcuni animali in natura non è sempre facile, anzi talvolta è quasi impossibile, perché molti di loro hanno abitudini notturne o sono estremamente elusivi. Pertanto i ragazzi verranno stimolati a riconoscere i segni di presenza delle diverse specie come dei piccoli detective, così da scoprire i diversi adattamenti e le abitudini delle numerosissime specie che popolano la Riserva. Questo luogo può essere considerato come un laboratorio naturale dove poter apprendere concetti particolarmente complessi quali la nicchia ecologica, le successioni ecologiche o comprendere ad esempio gli effetti delle glaciazioni tramite l’osservazione dei sedimenti marini e fluviali. Le inziative per le scuole prevedono, oltre alle visite guidate, interventi in classe da parte di operatori della Riserva e attività di consulenza per gli insegnanti.Per le visite guidate si consiglia di contattare la Coop. Soc. “Le mille e una notte”. Nell’attuale Centro Visite della Riserva è possibile visitare, su richiesta, la serra delle api in modo da osservare da vicino la vita di questi interessanti e utili insetti. Questa particolare serra è stata realizzata con materiale riciclato; al suo interno viene posta l’arnia e delle piante di fiori in modo da mostrare ai bambini 54

l’attività delle api finalizzata alla produzione del miele e degli altri prodotti, nonché la funzione di impollinatori di questi affascinanti insetti. FATTORIE DIDATTICHE Nella Riserva è prevista la realizzazione di una Fattoria Didattica nei capannoni dell’Università Agraria. Nel territorio sono tuttavia presenti alcune Fattorie didattiche di cui si riportano qui di seguito, in modo molto sintetico, le iniziative proposte per le scuole ed i recapiti per eventuali informazioni e prenotazioni. FATTORIA DIDATTICA “MORICELLI” Situata nella Bassa Sabina in una zona collinare con uliveti, vigneti, prati da pascolo e seminativo. Si coltivano ortaggi, cereali, fiori, frutti, foraggiere, officinali, la vigna e l’olivo. La struttura può accogliere gruppi di circa 50 bambini. La fattoria propone una serie di percorsi didattici come la produzione dell’olio d’oliva, del formaggio, la vendemmia, e sull’agricoltura biologica.

INFORMAZIONI Via Santa Maria 02040 Montopoli (Rieti) Tel. 0765 322160

FATTORIA DIDATTICA “LE FORESTE” La fattoria propone due percorsi didattici uno sulla lavorazione del miele ed uno della cera. I bambini, a gruppi di sei, vestiti da apicoltori, sono coinvolti nelle operazioni di lavorazione.

INFORMAZIONI Via di Valle Carbone snc Loc. Colli della Città Torrita Tiberina (Roma) Tel. 0765 332256


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

I Musei

ella Riserva Naturale Regionale di Nazzano Tevere-Farfa vi sono attualmente tre strutture museali: il Museo del Fiume, il Museo della Notte e l’Ecomuseo del Parco Didattico di Nazzano. Tra questi, il Museo del Fiume rientra nel Sistema Museale Territoriale della Media Valle del Tevere assieme al Museo Naturalistico del Monte Soratte di Sant’Oreste, al Museo Archeologico di Magliano Sabino e quello di

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Fara Sabina. Recentemente è stato realizzato un Ecomuseo-Centro Visite Multimediale in corrispondenza dell’accesso sud della Riserva, vicino alla sede degli Uffici Tecnici ed Amministrativi. Qui di seguito, quale invito alla visita, si offre una breve descrizione dei contenuti di questi interessanti musei e le indicazioni sulla loro localizzazione, i servizi offerti ed i recapiti per le informazioni su come poterli visitare.

Il Museo del Fiume l Polo Scientifico Museale di Nazzano “Museo del Fiume” è un complesso museale a carattere naturalistico dedicato al fiume Tevere e legato alla Riserva Naturale Regionale Tevere-Farfa. Ubicato all’interno degli ambienti di servizio del Castello di Nazzano, il Museo del Fiume si articola in varie sezioni a spiccata vocazione didattica, create per far avvicinare e conoscere l’ecosistema fluviale considerandolo come un organismo vivente. Infatti, il Tevere, come ogni fiume, cambia nel tempo e nello spazio, crea un tutt’uno con numerose comunità animali e vegetali, reagisce agli interventi naturali e a quelli umani, condivide la sua storia con quella dell'Uomo. A partire dall’analisi della morfologia del territorio, il “Museo del Fiume” si pone come obiettivo finale la sensibilizzazione del pubblico al rispetto e alla protezione dei corsi d’acqua, non solo come risorsa per l’umanità, ma anche come patrimonio d’inestimabile bellezza ed armonia da far giungere alle generazioni future. Il “Museo del Fiume” supera i sistemi espositivi tradizionali e ne sviluppa di nuovi più stimolanti ed interattivi. Infatti, questa

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struttura è stata creata, anche grazie ai colori e ai materiali dell’allestimento che richiamano l’acqua, in modo da “immergere” il visitatore nella vita di un fiume. Il pubblico può, quindi, seguire l’andamento del corso d’acqua dalla sorgente alla foce, può scoprire, attraverso un divertente esperimento, quale tipo di suolo è più permeabile all’acqua, può camminare, senza bagnarsi, sul letto del fiume e scoprire che cosa l’acqua vi deposita. Il visitatore inoltre ha la possibilità di osservare da vicino alcuni degli animali del Tevere in acquari che ricostruiscono l’ambiente originario, può ascoltare i canti degli uccelli del posto ed ammirare dei filmati e diapositive sul fiume. Il museo offre al pubblico l’opportunità di scoprire un mondo di cui, generalmente, si ignora l’esistenza, ovvero la vita microscopica nel corso d'acqua. Infatti, proprio come se si osservasse attraverso una potentissima lente d’ingrandimento, i diorami del Museo permettono di esplorare, ad esempio, la “giungla” di organismi che vivono in una goccia d'acqua o tra i ciottoli del letto del fiume. Si possono, sempre tramite i diorami, cono55


Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

INFORMAZIONI PRENOTAZIONI Via Mazzini, 1 00060 Nazzano (Roma) Tel. 0765 332002 - 335 6880515 Fax 0765 332710 Email: Museo_del_Fiume.Dir@libero.it ORARI DI APERTURA Martedì, giovedì, sabato e domenica dalle 9,00 alle 15,00. Da luglio a settembre, lunedì dalle 8,00 alle 15,00, sabato dalle 9,00 alle 17,00 e domenica dalle 9,00 alle 18,00. Si consiglia di prenotare la visita ai recapiti riportati suindicati. BIGLIETTO € 1,00 SERVIZI Accesso e percorsi facilitati per disabili. Laboratori ed attività didattiche. Servizio visite guidate. Servizi multimediali. Sala conferenze. Spazio espositivo per mostre temporanee Il Museo del Fiume fa parte del Sistema delle Aree Naturali protette della Regione Lazio.

spiegano l’importanza che ha sempre avuto il fiume per le popolazioni umane che abitano nelle sue vicinanze e le testimonianze dell’inevitabile impatto antropico. Questo Museo è stato concepito non solo come un semplice percorso scientifico e didattico, ma come un vero centro culturale e polo scientifico a disposizione dei cittadini e dei visitatori, grazie anche alla possibilità di disporre di un’ampia Sala Polifunzionale e una sottostante Sala Mostre Temporanee. Proprio all’interno di quest’ultima sala, di recente, è stato aperto un nuovo percorso espositivo permanente dedicato alla paleontologia. Il nuovo spazio è stato realizzato valorizzando la presenza di grotte artificiali, scavate oltre 200 anni fa, che oggi permettono di scoprire l’affascinate mondo del passato attraverso la presenza e lo studio dei fossili esposti in questi ambienti.

Il Museo della Notte ll’interno della Riserva, nel Casale della Vedova o casale “Sandroni”, si trova il Museo della Notte, che rappresenta un importante momento di riflessione e di approfondimento sui molteplici modi di osservare il paesaggio e la vita notturna, che costituiscono uno degli aspetti naturalistici più affascinanti dell’area protetta. L’esposizione che, al pari del Museo del Fiume, si manifesta quale frutto di una progettazione con funzione principalmente didattica, si articola in due sezioni: geologicoastronomica e biologica. Nella sala superiore sono raffigurati immagini parietali, realizzate in mosaico, della vita notturna nella Riserva, dei miti e le leggende legate alla notte ed alle costellazioni. Attraverso diorami, modelli e scatole didattiche, sono descritti i lunghi viaggi notturni che ciclicamente compiono insetti, uccelli e mammiferi. Attraverso la lettura di fiabe e di leggende i

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scere i collemboli, minuscoli insetti saltatori che si possono scorgere su di una pianta chiamata lenticchia d’acqua, oppure scoprire come è fatta una larva di libellula. Il piano superiore offre la possibilità di un’interessante collezione di uccelli rappresentativi dell’ornitofauna presente nell’area umida della Riserva oltre alle ricostruzioni storiche che 56


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

visitatori potranno vivere le emozioni che hanno accompagnato quei popoli che affrontarono la notte guidati dagli astri, sfidando le tenebre, spesso con timore, a volte con intrepido spirito di avventura. Particolarmente suggestiva è la sala al piano terra dove una volta celeste che fa da cornice al volo di grosse farfalle notturne attratte dalla luce riflessa della luna, avvolge l’ambiente deputato alla trattazione dei temi legati all’astronomia, all’astrologia ed alle migrazioni animali, commentati attraverso pannelli didattici retroilluminati. A fianco di questa sala un piccolo laboratorio offre la possibilità di “toccare con mano” molti degli esseri viventi che trovano nella notte la loro ragione di vita quali insetti, miriapodi, scorpioni e alcuni uccelli rapaci notturni. Strettamente legato al Museo è il “Sentiero della Notte” della Riserva, che conduce comodamente sino all’argine fluviale riallacciandosi al sentiero “La Fornace”, ideato all’interno della Riserva per cogliere gli aspetti più significativi dell’habitat fluviale.

INFORMAZIONI Coop. Soc. Le mille e una notte Via Laterina, 15 - Roma Tel. e fax: 06 8819091 Orario: 10,00 - 17,30 Email: posta@lemilleeunanotte.191.it Sito internet: www.le1000e1notte.it APERTURA Visitabile tutte le domeniche e, per gruppi, tutto l’anno, tramite visite guidate a pagamento. SERVIZI Accesso e percorsi facilitati per disabili. Laboratori e attività didattiche. Servizio visite guidate. Il Museo Regionale fa parte del Sistema delle Aree Naturali Protette della Regine Lazio.

L’Ecomuseo di Casale Bussolini i taglio antropologico, il museo è ospitato nel Casale Bussolini, un esempio significativo di edificio rurale della campagna romana, inserito all’interno di un’unica tenuta e in tal senso ideale “luogo di conservazione” delle testimonianze

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INFORMAZIONI Coop. Soc. Le mille e una notte Via Laterina, 15 - Roma Tel. e fax: 06 8819091 Orario: 10,00 - 17,30 Email: posta@lemilleeunanotte.191.it Sito internet: www.le1000e1notte.it APERTURA Di prossima apertura. SERVIZI Accesso e percorsi facilitati per disabili. Laboratori e attività didattiche. Servizi multimediali. Servizio visite guidate. Museo Civico - Fa parte del Sistema delle Aree Naturali Protette della Regione Lazio.

di vita e cultura della società tradizionale che fino al secolo scorso caratterizzarono la storia antropica dell’area. L’Ecomuseo illustra, attraverso documenti d’archivio o tratti dalla tradizione orale e oggetti della cultura materiale, il rapporto fra uomo e natura, in particolare fra l’uomo ed il fiume. Pannelli consentono di approfondire aspetti legati ai cicli delle coltivazioni caratteristiche delle aree di mezza collina, all’allevamento del bestiame, alle attività pastorali, alle figure e ai mestieri tradizionali come anche a quelli più direttamente legati alla presenza del fiume e del porto: i mercati del legname, i mugnai, i barcaroli, i “passatori” - traghettatori e trascinatori di barche controcorrente. A ribadire il profondo legame con il fiume, un’attenzione particolare è rivolta alla dimensione culturale, ai momenti festivi e cerimoniali legati alle confraternite che tutt’oggi 57


Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

mantengono vivo il culto del santo protettore di Nazzano, Sant’Antimo, la cui particolarissima agiografia si collega strettamente al fiume Tevere. Quindi l’Ecomuseo porpone un approfondimento sulle radicali trasformazioni delle società tradizionali, segnate dall’abbandono delle coltivazioni agricole e dalla “rinaturalizzazione” delle terre coltivate (oggi trasformate in area protetta), attraverso l’analisi del microcosmo costituito dalla stessa tenuta del Casale Bussolini, di cui si ripercorre la storia e lo sviluppo tramite gli oggetti, gli strumenti e gli utensili donati dalla popolazione di Nazzano, che connotavano, fino a pochi decenni fa, la quotidianeità di questi luoghi.

Ecomuseo - Centro Visite Multimediale di Meana al recupero dell’area dell’ex cava di Meana, presso l’accesso sud della Riserva, è stato realizzato un Ecomuseo-Centro Visite con laboratorio didattico multimediale. La visita all’ecomuseo non si sviluppa lungo un percorso definito, bensì secondo la fruizione libera di un network di poli di interesse realizzati con punti di proiezione tridimensionale, nel quale si promuove l’attività della Riserva, gli eventi orga-

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INFORMAZIONI Uffici amministrativi della Riserva Tel. 0765 332226 - Tel. e fax 0765 332795 Internet: www.teverefarfa.it APERTURA Di prossima apertura. SERVIZI Accesso e percorsi facilitati per disabili. Laboratori e attività didattiche. Servizi multimediali.

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nizzati, le caratteristiche naturali e storico-culturali del territorio ecc.. Altri punti di comunicazione dislocati nell’ecomuseo offriranno al visitatore un effetto molto stupefacente che permetterà di fornire informazioni sonore localizzate senza diffondere suoni su tutto l’ambiente. Fanno parte del percorso informativo anche quattro postazioni multimediali interattive che permettono di acquisire informazioni naturalistiche in modo semplice e divertente. La distribuzione e la quantità dei punti informativi garantiscono la piena fruizione dei contenuti in contemporanea a circa 60 persone. Nella struttura è presente anche una sala per proiezioni tridimensionali (cinema 3D), nella quale i visitatori possono vedere filmati riguardanti particolari aspetti del territorio della Riserva o tematiche di carattere ambientale, realizzati sia in forma digitale che in modalità documentaristica. Ai visitatori verranno forniti occhiali particolari con lenti polarizzate per far vivere loro la sensazione di essere all’interno dell’ambiente che viene proiettato. Inoltre è stata realizzata un’aula didattica dotata di computer multimediali per poter svolgere attività di ricerca e studio sia in gruppo che singolarmente. ALTRI MUSEI

TERRITORIO DEI COMUNI RISERVA A Montopoli, al di fuori dei confini della Riserva, ci sono due piccoli ma affascinanti musei, di cui si consiglia la visita, vista la loro particolarità. DEL

CHE FANNO PARTE DELLA

MUSEO DEGLI AUTOMATA Gli automata sono piccole sculture meccaniche, realizzate in carta, legno e metallo, che vengono messe in movimento dai visitatori del Museo. Il Museo raccoglie circa 200 automata, realizzati da artisti giapponesi, statunitensi, tedeschi, inglesi, francesi, canadesi, sudamericani ed italiani. Un centinaio di opere sono esposte in permanenza negli spazie espositivi del Museo, mentre l'altra metà della raccolta costituisce un Museo itinerante che


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

INFORMAZIONI Via Case Nuove, 7 02040 Montopoli (Rieti) Internet: www.alivola.it Tel. 0765 279821 - Fax 0765 279559 (dalle 8,30 alle 12,30) SERVIZI Accesso e percorsi facilitati per disabili. Laboratori e attività didattiche. Servizio visite guidate. Museo privato.

può essere allestito presso le strutture pubbliche e private che ne fanno richiesta. Gli automata moderni possono essere paragonati agli Aikù Giapponesi, i quali vengono definiti come “una piccola visione del mondo in tre brevi versi”. Similmente gli automata moderni possono essere definiti “una piccola visione del mondo in un giro di manovella”. La leggera ironia degli automata, unita alle invenzioni meccaniche che ne consentono il movimento, suscitano nei visitatori del Museo un interesse artistico ed uno stimolo alla conoscenza della meccanica che spesso porta al desiderio di cimentarsi con la costruzione di un proprio automata. Il Museo organizza visite guidate, corsi per la costruzione di automata indirizzati a ragazzi ed adulti e tenuti dagli artisti stessi, e produce materiali didattici, video e libri. Il luogo del Museo è parte della struttura del piccolo Castello di Vezzano, IX secolo d.c. MUSEO INTERDINAMICO PRIOLO Autore e fondatore Tony Priolo, recensito come uno dei più geniali e prestigiosi pittori viventi, nonché grande grafico, acquarellista, miniaturista, partendo quindi dall'idea di arte interattiva per

aprirsi alle diverse culture, alle tradizioni, ma anche al nuovo gusto pittorico e per le esigenze dello spirito. Ideatore del Manifesto del Trans-Futurismo Esistenziale diffuso dall’ANSA il 23 marzo 1987 come documento storico-letterario e del Manifesto del Secondo Romanticismo presentato a Rieti nel 1991. È l’autore del “Trittico Priolo dell’11 settembre 2001”, che ha avuto grande accoglienza a New York, il quale si compone di due opere pittoriche, ovvero “L’urlo di New York” e “Paesaggio con sole nascente e figure dinamiche”, e della poesia “11 settembre 2001-La grande paura-Vola pensier mio”. La più recente composizione poetica del Maestro Priolo è “Il ricordo degli innocenti di Beslan”, l’opera “Tony Priolo, i cavalieri della pace”, dedicata agli eroi di Nassirya, mentre l'Arte del Maestro si è arricchita del “Manifesto terzo millennio a Roma”. Il Museo propone inoltre alcune mostre itineranti a noleggio per il “Progetto per l’infanzia”: 1° “Tony Priolo - “Segni e disegni... e poi trovò la luce” (selezione di oltre 150 opere); 2° “Tony Priolo - La dinamica” (selezione di disegni, pastelli, acquarelli, olii e miniature); 3° “Tony Priolo - I gioielli dell’acquerello” (selezione di oltre 150 acquerelli); 4° “Tony Priolo - Disegni” (selezione di 120 disegni di vari periodi). Per informazioni: visitare il sito www.tonypriolo.it, nel quale sono riportate le immagini relative alle diverse opere descritte.

Automata Icarus (a.l.)

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I sentieri della Riserva

momenti migliori della giornata per visitare la Riserva e per compiere le osservazioni dai capanni, sono le prime ore del mattino ed il tramonto, dato che gli uccelli sono più facilmente avvistabili ed i colori della palude più suggestivi. I sentieri sono tutti semplici da percorrere in quanto per lo più si snodano lungo strade sterrate ed i percorsi sono stati realizzati con le traversine di legno. I sentieri (eccetto quello del Museo della Notte, in allestimento, e quelli che partono dai centri storici) sono segnalati da una Tabella di inizio, che riporta la cartografia della Riserva con le indicazioni dei percorsi, le norme comportamentali e le peculiarità del territorio. Le tabelle di percorso, segnalano all’escursionista le particolarità dal punto di vista naturalistico che possono essere osservate lungo i sentieri. I tempi di percorrenza riportati, sono stati calcolati tenendo conto delle soste presso gli osservatori, necessarie per una piacevole osservazione delle diverse specie di uccelli acquatici e delle altre specie presenti nella zona tipicamente palustre. I sentieri descritti qui di seguito sono riportati nella cartina allegata, con colorazioni diverse in modo da poter distinguere il percorso.

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NORME COMPORTAMENTALI Nel corso delle escursioni i visitatori sono pregati di non abbandonare i sentieri, di non raccogliere campioni di flora e fauna, di non disturbare gli animali, di non condurre cani sciolti, di non accendere fuochi (se non nei barbecues delle aree pic-nic dove è esplicitamente permesso), non gettare i rifiuti (se non negli appositi cestini), evitare i rumori molesti e di seguire gli itinerari tracciati. Nella Riserva è vietata la caccia, mentre la pesca è consentita in particolari condizioni (i permessi possono essere richiesti presso i ser60

vizi pubblici e bar di Nazzano, Torrita Tiberina e Poggio Mirteto scalo), è vietato l’uso delle automobili e dei motocicli (tranne che per i residenti e gli operatori dell’area), è vietato l’uso delle imbarcazioni a motore. È consentito l'uso delle canoe e delle imbarcazioni a remi soltanto lungo i tratti di fiume in cui è espressamente segnalato e con un’apposita autorizzazione da parte della Direzione della Riserva. SENTIERO NATURA “LA FORNACE” (N. 1) Il Sentiero Natura, si sviluppa lungo la sponda destra del Tevere e attraversa un’area di rilevante interesse naturalistico, in quanto è caratterizzata dalla presenza del canneto e del bosco ripariale, particolarmente ricco di specie ed importante luogo di sosta e di rifugio per molti uccelli acquatici. La vecchia Fornace, ormai abbandonata, che dà il nome al sentiero, è divenuta ora un affascinante “capanno” per gli appassionati birdwatcher, in quanto recentemente è stato restaurato ed ampliato al suo interno in modo da offrire più spazio ai visitatori e per facilitare l’accesso e la fruizione ai diversamente abili in carrozzella. Il sentiero è comodamente percorribile su un tavolato di legno che rende accessibili queste zone palustri. Il sentiero è una pregevole sintesi, dal punto di vista geologico, vegetazionale e zoologico, di tutte le potenzialità e le emergenze che una zona umida può offrire. L’area interessata da questo sentiero ricade nella zona di Riserva integrale ed è quindi molto importante non arrecare disturbo agli animali e seguire le norme comportamentali precedentemente descritte. Dal Parcheggio della Riserva, sotto l’abitato di Nazzano, si scende verso il Tevere seguendo la strada asfaltata che raggiunge la riva del fiume. Si arriva alla zona denominata “Porto”, dov’è


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

INFORMAZIONI Dislivello: trascurabile. Tempo del percorso: 1h o 2 h. a seconda del percorso Lunghezza: 2 km per compiere l’anello dal Porto al Parcheggio vicino all’Ostello, altri 4 km per giungere fino a Meana e ritornare indietro. Percorso: segnato. Interesse: geologico, vegetazionale e zoologico Sentiero adatto ai diversamente abili in carrozzella ed ai bambini, in particolare il circuito che partendo dal Porto arriva al Parcheggio (vedi cartina). Strutture per birdwatching: lungo il sentiero sono presenti 5 capanni, di cui due sono torri posizionate nel canneto, altri due sono capanni al livello del fiume, mentre un altro è stato realizzato all’interno dell’antica Fornace. Quest’ultimo è a due piani (con ascensore per diversamente abili) e permette di sostare comodamente per l’osservazione degli uccelli. I punti di avvicinamento alle due torri non sono protette pertanto si consiglia di avvicinarsi con cautela. Sentiero della Fornace (a.l.)

il Punto Informativo e il traghetto ad argano che trasporta i visitatori nella sponda sinistra del Tevere. Qui una tabella della Riserva illustra l’itinerario che inizia a destra del traghetto. In questa parte del percorso si passa attraverso il bosco di palude, costituito dal Salice bianco e dall’Ontano comune, dov’è possibile osservare alcune specie di Passeriformi come la Capinera, il Pendolino, la Cinciarella, e uccelli limicoli come il

Porciglione, il Piro-piro e il Piovanello. Di notevole interesse sono le formazioni arbustive del Salice rosso, del Salice ripaiolo e del Salice delle capre. Lungo il percorso è possibile ascoltare il canto del Pettirosso, dell’Usignolo di fiume e il verso un po’ grottesco del Porciglione. Lungo i tronchi degli alberi sono presenti piante rampicanti come l’Edera e la Stracciabraghe, mentre il sottobosco è caratterizzato dalla presenza dell’Equiseto. Poco oltre l’uscita dal bosco, dopo aver oltrepassato un fitto canneto, si incontrano due torrette sulle quali sono state posizionati gli osservatori che permettono di effettuare gli avvistamenti delle specie che vivono nel canneto. In quest’ambiente, è possibile ascoltare i richiami dei Passeriformi e degli uccelli acquatici, ed osservare le Nutrie che si muovono pigramente anche di giorno, seppur meno attive che di notte. Nel canneto sono inoltre osservabili specie come la Tifa, il Giunco e il Giaggiolo giallo che, soprattutto in primavera ravviva il canneto con il suo color giallo splendente. L’osservatorio che si incontra successivamente, prima della Fornace, permette una bella vista sulla rientranza del Tevere, caratterizzata dal livello basso delle acque, dalla presenza di vegetazione a carici che offrono riparo a molte specie di Anatidi, di Limicoli e di Ardeidi. Di fronte al capanno, spesso si può avvistare il coloratissimo Martin pescatore che emette un caratteristico verso stridulo. Il punto d’osservazione allestito nelle rovine dell’antica Fornace, consente un’ampia visuale sulla parte antistante del fiume fino alla zona della confluenza con il Farfa. A volte sul canneto è possibile avvistare il Falco di palude mentre vola in caccia di roditori e piccoli uccelli. Alla fine del sentiero che passa per la Fornace è possibile prendere a destra la carrareccia che riporta al Parcheggio e quindi al Porto, oppure si può proseguire a sinistra seguendo l’argine del fiume. Lungo questo tratto del sentiero, il versante a destra si presenta ripido e coperto da un fitto bosco misto. 61


Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

pressi di una vecchia cava di ghiaia dove sono stati realizzati gli uffici tecnici ed amministrativi della Riserva e l’Ecomuseo-Centro Visite Multimediale di Meana. Per ritornare si percorre a ristroso la carrareccia, che conduce direttamente al parcheggio della Riserva, attraversando la piana coltivata senza passare per la prima parte dell’itinerario.

Il Punto informativo della Riserva

Le specie vegetali più significative in questo tratto, sono il Carpino nero, l’Orniello, la Roverella, il Cerro, l’Acero e l’Albero di giuda. Possono esservi inoltre nuclei di Leccio. Sotto alcuni rami utilizzati come posatoi, è possibile trovare le borre, ovvero i resti alimentari, del Gufo comune, dell’Allocco e il Barbagianni, che frequantano questi ambienti. Sul terreno fangoso spesso sono ben visibili le tracce dell’Istrice, del Tasso e della Volpe. Sul pendio a destra, in questa parte del sentiero, è visibile la stratificazione dei sedimenti di argille, sabbie e conglomerati, in cui sono presenti fossili di origine marina e fluviale (cfr. cap. Aspetti geologici dell’area). La stratificazione dei sedimenti è ben visibile anche all’interno di cavità artificiali scavate nella parete dall’uomo, che si incontrano lungo il sentiero. Si raggiunge quindi alla zona antistante la confluenza del Farfa con il Tevere, da dove si possono avvistare molte specie di uccelli precedentemente descritti e, in particolare, gli Svassi, con il loro caratteristico piumaggio caratterizzato da vistosi ciuffi intorno agli occhi. Proseguendo il sentiero si possono osservare gli isolotti nel vasto tratto lacustre che precede la Diga di Meana. Sulla sinistra sono visibili i sedimenti fluviali costituiti da conglomerati con ciottoli di diversa grandezza, che testimoniano le variazioni di corrente del flusso d’acqua che scorreva nelle diverse fasi delle glaciazioni. Il sentiero termina sulla strada nei 62

SENTIERO DEL “MUSEO DELLA NOTTE” (N. 2) È un sentiero che si consiglia di effettuare di sera (previa autorizzazione da parte dell’ente gestore della Riserva), in seguito alla visita al Museo della Notte, per vivere un’emozionante avventura alla scoperta della vita notturna della Riserva. Camminando in silenzio lungo il percorso, sarà possibile l’ascolto dei richiami e dei fievoli rumori del passaggio di animali notturni come l’Allocco, il Barbaggianni, l’Assiolo, il Gufo comune, di pipistrelli come il Serotino, il Ferro di cavallo maggiore, il Pipistrello nano. L’Istrice invece è un po’ più rumorosa a causa della sua mole e dei suoi aculei, in particolare quelli della coda, che essendo cavi sono utilizzati come una specie di campanelli per intimorire il potenziale aggressore. Nel caso di una limpida nottata, è possibile inoltre contemplare le stelle e riconoscere le diverse costellazioni. Dal Casale della Vedova, dove ha sede il Museo della Notte, si scende sul pendio panoramico dal quale si domina buona parte della Riserva. Di fronte il museo, un comodo sentiero realizzato con le traversine di legno ed i corrimano laterali (ai quali si raccomanda di reggersi onde evitare scivoloni!), scende lungo un pendio coltivato ad alberi del cosiddetto “frutteto dei frutti dimenticati”, in cui vi sono alberi da frutto non più comunemente coltivati, nonostante ben adattati alle condizioni climatiche locali. La vegetazione arbustiva, caratterizzata da molti cespugli di Ginestra dei carbonai, sta pian piano ricolonizzando il pendio. In quest’area sono ben visibili le prime fasi di una successione ecologica


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

INFORMAZIONI Tempo del percorso: 45 min. Lunghezza: 2 km. Itinerario: non segnato, ma in gran parte lungo il sentiero di traversine. Interesse: vegetazionale e zoologico Sentiero adatto ai bambini. Sentiero della Notte (a.l.)

“secondaria” in cui la vegetazione naturale sta rioccupando gli spazi utilizzati in tempi passati per la frutticoltura ed il pascolo. Questa zona, sulla parte destra caratterizzata dalla presenza dilagante del rovo, presenta isolati alberi di noce, inizi di ricolonizzazione spontanea di Roverella e numerosi alberi da frutto, alcuni inselvatichiti, soprattutto Olivo. Nelle zone più soleggiate è possibile osservare l’Albero di Giuda, con la sua caratteristica fioritura purpurea primaverile. Questo pendio è frequentato assiduamente da cinghiali, Tassi, Volpi, Ricci ed Istrici. Di questi ultimi sono ben visibili gli aculei lasciati lungo i sentierini utilizzati abitualmente per i loro spostamenti, mentre è possibile trovare le buche scavate dal Tasso con le sue forti zampe munite di unghioni e le sue latrine, utilizzate da questo carnivoro per segnalare il proprio

territorio, soprattutto nella stagione riproduttiva. Inoltre su questo pendio nidificano Merli e Fagiani. Avvicinandosi al bosco, il sentiero devia verso il fiume passando parallelamente ad un fosso, lungo il quale è possibile vedere il canneto caratteristico degli ambienti più interni e dei terreni meno umidi, l’Arundo donax. In prossimità del bosco, di giorno si possono vedere Colombacci, Poiane e in prossimità del fosso, trovare orme dei piccoli mammiferi più elusivi come i Toporagno, i Mustelidi come la Martora, la Faina e la Donnola. A questo punto si può girare a sinistra per tornare sulla strada asfaltata che dal parcheggio sale verso Nazzano. Quindi, per tornare al Museo della Notte, girare a sinistra sulla strada bianca che si incontra dopo 200 metri. Oppure si può proseguire girando a sinistra e dopo 50 metri a destra (prima dell’Ostello), prendendo il sentiero che, passando sotto il bosco igrofilo, porta al percorso sulle traversine della Fornace. Invece, girando a destra dallo sbocco del sentiero del Museo della Notte in quello della Fornace, si raggiunge la parte del fiume prossima agli isolotti, di grande interesse sia faunistico che geologico (vedi Sentiero Fornace). SENTIERO DA NAZZANO A TORRITA TIBERINA (N. 3) Da Nazzano, prima di iniziare il percorso, si consiglia di andare a vedere dall’alto il territorio della Riserva, dal piazzale antistante il Castello in cima al centro storico. Si può scendere in Riserva dalla circonvallazione del paese (raggiungibile da vari punti del centro storico), prendendo poi la discesa di Via del Porto, oppure si prendono le scalette che partono dalla piazza di Nazzano e, arrivati alla strada bianca (a volte poco accessibile) si gira a destra per una strada che conduce anch’essa all’Ecomuseo Casale Bussolini e al Punto di Ristoro. Queste due strutture, che prossimamente saranno riaperte al pubblico sono due evidenti costruzioni: la prima è un casale con una torretta (vedi foto), il secondo è una 63


Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

INFORMAZIONI Dislivello: -145/+145 m. Tempo del percorso: 4 h ca. Sviluppo: 10 km. Itinerario: non segnato. Interesse: paesaggistico, vegetazionale e zoologico. Strutture per il Birdwatching: all’inizio del sentiero sono presenti due capanni in legno, il cui accesso è protetto dalla vegetazione. Sentiero indicato per montain-bike: difficoltà media. Casale Bussolini (a.l.)

costruzione antistante il casale. Superato il Casale Bussolini, si arriva ad un terrazzamento panoramico dal quale si domina quasi tutta la Riserva. Da questa strada si scende al sottostante parcheggio della Riserva; si prende la strada a sinistra che conduce al Porto per il traghetto ad argano (che sarà prossimamente attivato), dov’è il Punto informativo della Riserva. Da qui si segue la strada bianca che risale il Tevere. Dopo pochi metri, a destra, vi è un capanno di avvistamento in legno, dal quale si può osservare un tratto dell’ansa del Tevere, circondato dal canneto in cui possono essere presenti Folaghe, Germani reali, Tuffetti, Moriglioni e Nutrie. Dopo circa 50 metri vi è un altro capanno che si affaccia su un’altra rientranza del canneto. La strada prosegue lungo la riva per circa cinque chilometri, incontrando alcune aree di sosta attrezzate con tavoli, panche e zone dove poter accenedere il fuoco. Per un tratto la strada passa sotto le ripide pareti, sulla sinistra, 64

con evidenti segni della loro formazione sedimentaria e dove sono ben visibili fori praticati dal Gruccione per la nidificazione. Sulla piana sotto l’abitato di Torrita vi è una raccolta artificiale d’acqua dove in primavera possono essere avvistati diversi tipi di anfibi, fra cui il Tritone punteggiato, la Rana dei fossi e la Raganella. Poche centinaia di metri prima del ponte di Montorso a sinistra, si incontra una strada non asfaltata, dov’è un cartello che indica la direzione per l’agriturismo “La luna sul Tevere”; seguire l’indicazione per l’agriturismo fino ad incontrare una strada asfaltata che sale verso Torrita Tiberina. Dopo l’agriturismo, in loc. Celli, è possibile osservare i resti di un’antica villa romana (vedi descrizione nel cap. “itinerari storico-archeologici”). Per le indicazioni relative ai borghi di Nazzano e Torrita Tiberina, si rimanda ai capitoli dedicati ai centri storici ed alle informazioni di carattere storico-archeologico. SENTIERO “LA MOLA” (N. 4) Questo sentiero porta al punto di avvistamento della Mola, molto affascinante soprattutto all’alba, o comunque di mattina presto, quando la luce del sole permette di distinguere bene le figure ieratiche degli aironi e le diverse specie di Anatidi e Rallidi presenti in gran quantità, soprattutto nel periodo autunnale. Dall’osservatorio della Mola, da cui si domina la zona della confluenza del Farfa con il Tevere, è possibile osservare gli aspetti più caratteristici di quest’area protetta. Lungo il sentiero sono distribuiti appositi cartelli che evidenziano le “stazioni” in cui possono essere osservate le particolarità dal punto di vista naturalistico di questo tratto della Riserva, come i fiori, gli alberi, gli insetti, gli uccelli e le formazioni geologiche. Il sentiero natura più breve è lungo circa quattro chilometri, mentre compiendo il giro del meandro di Campo Nazzano, detto “Sentiero azzurro”, il percorso è lungo circa sette chilometri. È possibile effettuare il sentiero in bicicletta (consigliabile la montain bike) o a piedi, anche dalla stazione ferroviaria di Poggio


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

INFORMAZIONI Dislivello: 35 m. Tempo del percorso: 3 h. Sviluppo: 4 o 7 km a seconda del percorso. Itinerario: segnato (Tabelle). Interesse: geologico, vegetazionale e zoologico. Strutture per il Birdwatching: presso la Mola è presente un punto di osservazione costituito da una parete in legno che presenta delle fessure per l’osservazione. Proseguendo, lungo il sentiero sotto la Mola, vi è un capanno in legno il cui accesso è protetto dalla vegetazione. Sentiero indicato per montain bike: difficoltà bassa.

Mirteto scalo (che dista dalla Mola ca. 6 km). Venendo da Torrita Tiberina si va lungo la S.S. Tiberina verso Poggio Mirteto. Superato il Ponte di Montorso, che segna il confine nord della Riserva, si prende la strada bianca che scende a destra per seguire l’argine sulla sinistra idrografica del Tevere. Dopo circa due chilometri la strada arriva ad un bivio con un parcheggio presso il Fosso dell’Inferno, dove occorre lasciare la macchina. Da questo punto inizia il percorso, proseguendo la strada che costeggia il fiume. Dopo un breve tratto, quando la strada si allontana dal Tevere, si gira a destra per il sentiero che scende verso l’argine del fiume. Si prosegue lungo il sentiero parallelo al fiume che costeg-

Capanno di osservazione della Mola (a.l.)

gia i campi, da cui è possibile osservare i terrazzi fluviali dove nidificano il Gruccione e il Colombaccio, che costituiscono un territorio di caccia del Pellegrino. Si raggiunge quindi il punto di attracco del traghetto ad argano, dove sono evidenti le strutture in ferro. Altrimenti è possibile proseguire per la strada che passa per il parcheggio, con un percorso di minor interesse che conduce fino al grosso casale dell’Università Agraria (dov’è prevista la realizzazione di una fattoria didattica), dal quale poi si gira a destra e si arriva all’attracco del traghetto ad argano. Proseguendo quindi a sinistra, lungo il sentiero che costeggia il fiume, vi sono alberi di Pioppo e Salice bianco e, nei canali di guardia paralleli al sentiero, è possibile avvistare Gallinelle d’acqua, Folaghe, il Rospo smeraldino, la Rana dei fossi e la Biscia d’acqua. Oltre il canale di guardia, si trovano ampi pianori coltivati o a pascolo, dove stagionalmente sono avvistabili Pavoncelle, Aironi, Garzette, Porciglioni, Fagiani e Nutrie. Al termine di un lungo tratto rettilineo si arriva ad una piccola costruzione di cemento, che è un’idrovora in cui confluisce l’acqua che va nei campi in seguito all’innalzamento del livello del fiume. Nella vasca in primavera si concentrano molte Rane per l’accoppiamento e si può udire l’intenso gracidare dei maschi. Un ponticello consente di aggirare il piccolo canale. Più avanti il sentiero prosegue alla base del colle boscoso che separa il Tevere dal Farfa, aggirandolo con un ampio saliscendi, sempre 65


Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

seguendo la riva del fiume. Questo sentiero taglia un versante che scende rapidamente sul fiume, ricoperto da alberi di Leccio, Lentisco e Roverella. Nelle zone più basse sul fiume, sulle pareti nascoste da Salici, nidifica il Martin pescatore. In questo tratto il terreno, tagliato dal sentiero, mostra chiari segni della sua origine sedimentaria, con presenza di antichi concrezionamenti di carbonato di calcio e tracce fossili di fauna marina e fluviale. Oltrepassato il colle una breve diramazione a destra attraversa il canneto per raggiungere un capanno di avvistamento in legno, da cui si gode un’ottima visuale sull’area della confluenza del Farfa e sugli isolotti antistanti. Questo è un buon punto di avvistamento anche di pesci come le Carpe, che in primavera si riuniscono in questo tratto per la riproduzione, oppure la Tinca e il Luccio che di tanto in tanto guizzano in superficie. Numerosi sono gli uccelli avvistabili, dagli Anatidi descritti nel paragrafo della fauna alle più rare specie migratorie quali la Cicogna, il Cavaliere d’Italia e il Falco pescatore. Nel

bosco oltre il corso del Farfa è possibile ammirare gli Aironi cenerini appollaiati sui rami degli alberi e i Cormorani con le ali aperte, intenti a far asciugare il loro piumaggio impregnatosi d’acqua in seguito alle immersioni. Ritornando sul sentiero principale, dopo una breve salita, si raggiunge la piccola foresteria della Mola, di fronte alla quale vi è una struttura in legno per il birdwatching. La zona consente di ammirare un eccezionale panorama su quasi tutta la Riserva e sui paesi di Nazzano e Torrita Tiberina. L’itinerario prosegue seguendo la strada bianca che inizia alle spalle della foresteria e che, dopo una brevissima salita, attraversa interamente l’altopiano coltivato del Piano di Nazzano. A metà del pianoro, si incontra una strada che scende a sinistra verso il casale dell’Università agraria, mentre occorre proseguire lungo la carrareccia che continua ifino ad un incrocio; quindi prendere a sinistra la strada che scende fino al parcheggio, dal quale ha avuto inizio il percorso.

I siti di interesse storico-architettonico e naturalistico più importanti nei dintorni della Riserva

FIANO ROMANO Il paese sorge su una piccola altura dominante la valle del Tevere. E sul Tevere, in passato, ebbe un suo porto ed il traghetto del quale usufruì, tra gli altri, l’antipapa Onorio allorchè mosse contro Roma. Il nome di Fiano sembra abbia origine da un fundus Flavianus appartenuto alla nobile famiglia Flavia. Nel Medio Evo troviamo il piccolo agglomerato urbano legato al monastero di Farfa. Conteso da questo e dal monastero di San Paolo, finì per divenire nel secolo XIV 66

feudo dei Colonna e poi degli Orsini. Succedettero a questi gli Sforza, i Ludovisi, gli Ottoboni e infine i Menotti. A chi entra nel borgo il monumento che si presenta è la robusta e massiccia Porta Capena. Il castello ducale fu costruito nel Quattrocento da Nicolò Orsini, è tutt’oggi ben conservato. La parrocchiale di S. Stefano è del Quattrocento ed è stata ricostruita dopo i danni subiti dal terremoto del 1915. Nella chiesa di Santa Maria c’è ancora una cappella dell'antica costruzione del secolo X.


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Per informazioni: Comune di Fiano Romano (Roma) Piazza Matteotti, 9 Tel. 0765 4071 LUCUS FERONIAE Via Tiberina Km.17+500 Tel. 06 9085173 Il Lucus (bosco sacro) di Feronia sorge su una piattaforma di travertino e ha origini molto antiche così come antichissime sono le origini del culto della dea. È un culto italico e se ne trovano corrispondenze anche nei santuari di Trebula Mutuesca, Terracina, Amiterno e un altro in Umbria, scoperto recentemente. Il Santuario si trova al 18° km della Via Tiberina, presso Scorano; l’esatta ubicazione fu individuata solo nel 1953, quando il principe Vittorio Massimo, proprietario del Castello di Scorano e dei terreni circostanti, segnalò alla Soprintendenza dell’Etruria Meridionale l’affioramento, durante dei lavori, di reperti archeologici. La località era già chiamata “Bambocci” per la notevole quantità di ex-voto anatomici che spuntavano dal terreno. Gli scavi furono diretti dal prof. Bartoccini e misero in luce i resti di una vera e propria città. La dea Feronia era soprattutto la protettrice degli schiavi liberati e di tutto ciò che sottoterra esce alla luce del sole. Erano quindi sotto la sua protezione le acque sorgive e ogni tipo di fertilità: la fertilità del suolo, quella umana etc. Aveva inoltre Castello di Fiano Romano (a.l.)

proprietà guaritrici confermate anche dai numerosi ex-voto anatomici. La divinità, di origine locale, assume anche attributi greci e romani come Giunone Vergine e Persefone. Del luogo di culto si hanno notizie anche di alcuni storici (Dionigi d'Alicarnasso, Strabone e Livio) che affermano che il santuario era un centro fiorente già in epoca regia e vi si raccoglievano mercanti e fedeli dall'Etruria, dal Lazio e dalla Sabina. Il Santuario - famoso per le sue ricchezze - fu saccheggiato da Annibale nel 211 a.C., ma il culto continuò fino alla costruzione in quel luogo di una colonia: COLONIA IULIA FELIX LUCUS FERONIAE. In questo periodo la città si ingrandì notevolmente e l'attuale impianto urbano risale in gran parte proprio al periodo Augusteo. L’ultimo dato epigrafico che ci testimonia la frequentazione del santuario è del 266 d.C. e probabilmente il suo completo abbandono risale al V sec. d.C. Accesso per disabili. Apertura: da martedi a domenica, dalle 8.30 alle 19.00. Ingresso gratuito. FILACCIANO Le radici storiche di Filacciano risalgono al periodo romano. Si presume che il nome di Filacciano possa provenire dall'evoluzione di parole come Faliscanum o Faliscianum etimologicamente derivato dalla popolazione (i Falisci) stanziata nel territorio per volere dei Romani successivamente alla loro sottomissione. Una supposizione autorevole appare comunque quella del Nibby che si ricollega ad un possidente di nome Flacco, per cui un fondo di proprietà dello stesso fu detto appunto Flaccianus. Un’ultima ipotesi vorrebbe l’imperatore Felicianus come fondatore del castello. La tesi del Nibby si presenta senz'altro come la più plausibile, poichè in un documento del secolo VIII si fa menzione di un certo Zaro che avrebbe donato il cosiddetto fondo Flacciano alla celebre Abbazia di Farfa. In seguito, la 67


Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

gnor Carlo Mauri e dai suoi eredi, la famiglia Franci, fino al momento in cui la proprietà passò, nel 1852, al Marchese Ferraioli per essere ceduta solo un anno più tradi ai Principi Del Drago che sono gli attuali proprietari dell’omonimo palazzo. Comune di Filacciano (Roma) Via Romana, 3 Tel. 0765 332113

Filacciano, Palazzo del Drago (a.l.)

presenza dei monaci di Farfa a Filacciano è attestata anche da una bolla di Papa Stefano IV del gennaio 817 che attribuì il possesso del Casalis Flaccianus ai monaci di Farfa. Alla luce di questi fatti è legittimo supporre che la costruzione di detto casale, come pure di quello della chiesetta di Sant’Egidio (X secolo) siano avvenute per opera dei monaci di Farfa. Dal secolo XIV dominarono gli Orsini per circa due secoli, finchè nell’anno 1544 il castello fu ceduto ad Antimo Savelli. Successivamente, nel 1674, i Baroni Naldi della Bordissiera entrarono in possesso del feudo seguiti in ordine cronologico dalla famiglia Muti Papazzurri (1674), da monsiPonzano Romano, Abbazia di Sant’Andrea in Flumine

ABBAZIA DI S. ANDREA IN FLUMINE Via provinciale Ponzano S. Oreste. La fondazione della chiesa dovrebbe risalire al VI secolo, ad opera di Galla, figlia di Simmaco, consigliere di Teodorico. La donna rimasta vedova in giovane età, avrebbe iniziato a costruire chiese, tra le quali una in onore di S. Andrea. Il monastero sarebbe stato edificato invece nell’VIII secolo da Carlomanno, fratello di Pipino il Breve e dal 747 monaco del Soratte dove si era rifugiato dopo l’abbandono della vita politica. Il monastero, originariamente dedicato ai SS. Pietro, Benedetto e Andrea, ha conservato solamente il nome di Andrea, e sull’appellativo “de Monte Soracte” ha prevalso la denominazione “in Flumine”, probabilmente per la vicinanza del fiume. Paolo I nel 761 concesse, con una bolla a Pipino, i monasteri di S. Silvestro, S. Vittore e S. Andrea. È probabile una visita di Carlo Magno nel 781 al monastero. Sicuramente, nello stesso anno, l’imperatore concesse all’abbazia l’immunità, a favore di Leone III. Dopo le devastanti incursioni saracene, Alberico II , a metà del X secolo vi nominò abate un certo Leone, che fortificò il monastero e rinnovò la chiesa. Nel 1464 vi alloggiò per breve tempo Pio II in partenza per le crociate. S. Andrea è appartenuta fino al 1981 ad Alessandro Farnese, successivamente è passata al vescovato di Civita Castellana. MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO MAGLIANO SABINO Il Museo è stato istituito dalla Regione Lazio nel 1989, è ospitato in Palazzo Gori e si arti-

DI

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Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

cola su tre piani relativi ad altrettante sezioni che illustrano lo sviluppo del territorio dal paleolitico all’epoca romana. Tutti i materiali provengono da raccolte di superficie realizzate da gruppi di volontari locali ad ogni tipo di intervento sul territorio sia agricolo, sia urbanistico. Al piano terra si trova una sezione dedicata al paleolitico; al primo piano una sezione protostorica con testimonianze dell’età del Bronzo medio e finale e dellet del ferro; la sezione orientalizzante ed arcaica. Al secondo piano continua la sezione arcaica, la sezione romana dedicata alle Ville di età repubblicana e imperiale e quella medievale. Il museo fa parte del Sistema Museale Territoriale della Media Valle del Tevere.

INFORMAZIONI

il castello è appartenuto ai Farnese, agli Orsini, ai Mattei, ai Bonaccorsi ed infine allo Stato Pontificio. Nel territorio comunale di Poggio Mirteto, sulla riva sinistra del Tevere a ridosso del colle di Montorso, sorge la Villa di Castellaccio, che domina tutta la valle fluviale e la valle verso ponte Sfondato e l’antica Cures; un grande muro in opera poligonale sicuramente pertinente ad una fortificazione sabina (l’unica conosciuta), viene utilizzato nel periodo tardo repubblicano per edificarvi una grande villa rustica; rimangono come testimonianza diversi tratti di murature in opera reticolata, e alcuni ambienti sotterranei, probabilmente cisterne per la raccolta delle acque; sulle antiche vestigia si insediò un castrum medievale di cui rimangono i resti della cosiddetta torre longobarda e alcune murature realizzate con materiali di riutilizzo romani.

Palazzo Gori - Via Sabina, 19 Magliano Sabina (Rieti) Tel. 0744 910001

INFORMAZIONI

APERTURA Da martedì a giovedì, dalle 9.00 alle 12.00; venerdì e sabato, dalle 15.00 alle 18.00: domenica, dalle 9,00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00.

Ufficio Turistico - Via Cairoli, 23 02040 Poggio Mirteto (Rieti) Tel. 0765 441365 Comune: tel. 0765 405213 Internet: www.comune.poggomirteto.ri.it

POGGO MIRTETO È considerato il capoluogo della Sabina per la sua dimensine urbana, il numero degli abitanti e le attività economiche e culturali. Si estende sul Poggio dei Mirti, dal nome della pianta utilizzata anche nella distillazione dei liquori. Nel XIII secolo, in seguito alla discesa su Roma di Federico II, gli abitanti dei piccoli castelli dell’area (Luco, Marcigliano, Rimischiano, Taragnano e Vulpignano) abbandonarono i loro territori e si trasferirono sul colle dove ora sorge Poggio Mirteto e vi costruirono un Castrum, sicuro rifugio per le popolazioni. Il castello sorto nei territori dell’Abbazia di Farfa per volere dei monaci nel 1400 divenne sede del Governo Abbaziale. Dopo i diritti di possesso vantati dall’Abbazia,

PARCO URBANO DELLA SELVA DELLA MARCIGLIANA A nord della Riserva, lungo la Ternana (S.S. 313) verso Terni, superato il bivio per Poggio Mirteto, si incontra sulla sinistra una strada (Via di Selva Marcigliana). Percorrendo questa strada fino in fondo, si giunge ad un campo che confina con un bosco, ed eccovi giunti nella Selva di Marcigliana. Questo bosco è un antico residuo di foresta planiziale della piana del Tevere, costituito da Cerro (Quercus cerris), Roverella (Quercus pubescens) e Farnetto (Quercus frainetto). In quest’area il circolo di Legamebiente “Bassa Sabina” di Poggio Mirteto organizza visite guidate per gruppi e scolaresche. In particolare per le scuole, la Selva di Marcigliana può 69


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Il Parco urbano Selva della Marcigliana a Poggio Mirteto (a.l.)

costituire un laboratorio scientifico all’aperto. Per maggiori informazioni: www.legambientebassasabina.it. info@legambientebassasabina.it ABBAZIA DI FARFA Sulle origini del primo nucleo monastico non si hanno notizie certe, fu forse fondato tra i V e il VI secolo da S. Lorenzo. L’identificazione con S. Lorenzo Siro non è certa, alcuni sostengono si tratti di Lorenzo Vescovo di Sabina conosciuto attraverso il “manoscritto di Cerchiara”. Il monastero fu distrutto dai Longobardi e ricostruto nel 680 da S. Tommaso da Moriana. L’abbazia acquistò subito grande importanza grazie alla sua posizione centrale nella Sabina, territorio conteso da diverse potenze che le fornirono privilegi e donazioni. Nel IX secolo Farfa conobbe il suo massimo splendore che proseguì fino allo sfaldamento dell'impero Carolingio e all'inizio delle incursioni Saracene. Nel 898 il monastero fu occupato e incendiato. La ricostruzione nel 936 fu lenta e le proprietà vennero divise tra tre abati, uno a Farfa, uno a Rieti e uno nelle Marche. Nel 70

1122 il patrocinio imperiale sul monastero benedettino cadde e si affermò quello pontificio con il concordato di Worms; fu questo uno dei momenti di maggior difficoltà per il monastero Sabino che fu inserito con difficoltà nel nuovo ordinamento disegnato dal nascente stato della chiesa. Nel trecento i territori Farfensi subirono numerose usurpazioni da parte della nobiltà locale e di quella romana. Nel quattrocento anche a Farfa fu imposta la commenda che stabiliva la nomina dell'abate non più dalla comunità monastica ma dallo stesso pontefice. Questo favorì l’affermarsi delle egemonie delle principali famiglie baronali di Roma, prima fra tutte quella della famiglia Orsini che continuò fino alla metà del 1500 quando subentrarono i Farnese, che iniziarono una grande ristrutturazione del complesso monastico, il quale divenne un nodo di collegamento tra i vari possedimenti di questa famiglia in Italia centrale. Con la conquista francese l’abbazia fu chiusa, il fondo librario e archivistico fu trasportato a Roma presso la biblioteca nazionale e i reperti archeologici finirono invece al Museo Nazionale di Perugia. Risorse nel 1818 grazie all’intervento di Pio VII. A causa delle difficoltà economiche e del ridotto numero di monaci nel 1872 divenne proprietà privata. Soltanto nel 1921, grazie all’opera di Ildefonso Schuster la Comunità Benedettina tornò in Farfa. Per informazioni: Tel. 0765 277065 www.abbaziadifarfa.it MUSEO DELL’OLIO Il museo, dedicato all’olio della Sabina, si trova nel centro storico di Castelnuovo di Farfa, nel cinquecentesco Palazzo Perinelli, edificio recentemente recuperato. L’itinerario ha inizio con una sezione dedicata al mito dell’olio, celebrato da sculture dei maestri contemporanei Alik Cavaliere, Gianandrea Gazzola, Maria Lai e Hidetoschi Nagasawa. La visita prosegue con la docu-


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Abbazia di Farfa (Comune di Montopoli)

Monte Soratte

mentazione sulla botanica dell’ulivo sabino e la tradizione dell’olivocoltura e con la sala della memoria, dove il mondo dell’olio viene raccontato dalle voci e dalle immagini dei contadini di Castelnuovo. Con un percorso pedonale nella campagna, si raggiunge il sito altomedievale di San Donato dove è stato realizzato il “Giardino degli ulivi nel mondo”, che ospita le diverse specie coltivate nel bacino Mediterraneo e con esse, simbolicamente, i popoli che condividono nella storia e nel presente la cultura dell’olio di oliva. Il museo fa parte del Sistema Museale Territoriale della Media Valle del Tevere.

INFORMAZIONI

MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO DI FARA SABINA È allestito in due sedi diverse: una nel centro storico di Farfa Sabina, l’altra nell’Abbazia di Farfa. Nella sede ospitata a Palazzo Brancaleoni a Fara sabina, la sezione archeologica è articolata in quattro ambienti espositivi e dedicata alla storia antica del territorio, con particolare attenzione alle fasi protostorica ed arcaica. Sono esposti reperti da abitati e necropoli, tra i quali quelli provenienti dai recenti scavi a Cures sabini, menzionata dalle fonti storiche come il più importante centro sabino, che avrebbe dato i natali a Numa Pompilio e Tito Tazio. Il museo fa parte del Sistema Museale Territoriale della Media Valle del Tevere.

Viale Regina Margherita, 21 Castelnuovo di Farfa (Rieti) Tel. 0765 36370

INFORMAZIONI

APERTURA Venerdì, dalle 15.00 alle 20.00; sabato, dalle 10.00 alle 20.00; festivi, dalle 10.00 alle13.30 e dalle 14.30 alle 20.00. BIGLIETTI Intero: € 4,13 Ragazzi: € 2,58 Scolaresche: € 1,55

Palazzo Brancaleoni Fara Sabina (Rieti) Tel. 0765 277321-2779244-485118 APERTURA Dal martedì al venerdì, dalle 9.00 alle 13.00; sabato e domenica, dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00. SERVIZI Accesso facilitato ai diversamente abili.

SERVIZI Accesso facilitato ai diversamente abili.

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RISERVA NATURALE REGIONALE DEL MONTE SORATTE Il massiccio del Monte Soratte emerge nel paesaggio che si può osservare da più punti della Riserva. Questo rilievo lascia immaginare la grande isola calcarea descritta nel capitolo dedicato alla geologia regionale, emergente dal mare pliocenico che lambiva le falde dei Monti Sabini e Prenestini. Il frammento antiappenninico tirrenico, costituito dai Monti Cornicolani - Monte Soratte, rappresenta l’ultimo lembo carbonatico presente in questa vasta porzione del Lazio, nota come Tuscia Romana. L’area è caratterizzata da importanti “meri”, cavità ipogee di notevole valore per la tutela della fauna troglofila, fra cui alcune specie rare di Chirotteri. Ai piedi del Monte Soratte persistono frammenti di bosco dominato dal Cerro (Quercus cerris), localmente con la Rovere (Quercus petrea) o da Farnetto (Quercus frainetto). Inferiormente è ben sviluppata una fascia a Carpino orientale (Carpinus orientalis). Sul monte, nel versante nord-est si sviluppa il bosco composto dal Leccio (Quercus ilex), Carpino nero (Ostrya carpinifolia), Orniello (Fraxinus ornus). Sul versante sud-ovest vi è una rara boscaglia in cui le sclerofille mediterranee (il leccio e l’ilatro) convivono con le caducifoglie (orniello, acero minore e terbinto). In prossimità

degli affiormaneti calcarei si trova l’Euforbia cespugliosa e l’Elicriso. Tra i mammiferi si segnala la presenza dello scoiattolo, del moscardino, il riccio, la talpa, diverse specie di toporagni. Le zone forestali presentano una ricca avifauna stanziale, nonché di passo e migratoria. Fra i rapaci, vi è la poiana, il gheppio, l’allocco e la civetta. Nei boschi sono presenti il picchio verde e il picchio rosso maggiore, oltre a diverse specie di passeriformi.

INFORMAZIONI

INFORMAZIONI

ENTE GESTORE Provincia di Roma Dipartimento II, Servizio 5 “Pianificazione ambientale, sviluppo parchi, riserve naturali” Via Tiburtina 691 - 00159 Roma Tel. 06 67663301 - Fax 06 43562126 Email: monte.soratte@parchilazio.it

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MUSEO NATURALISTICO DEL MONTE SORATTE È un altro museo del sistema Museale Territoriale della media Valle del Tevere. Ha sede nel prestigioso palazzo Caccia-Canali, un edificio tardo rinascimentale attribuito all’architetto Jacopo Barozzi detto il Vignola. Inaugurato nel 2003, si propone come polo di promozione della ricerca scientifica specializzata e per lo sviluppo di una fruizione didattica e turistica dell’area. La visita si articola intorno a quattro temi principali: caratteristiche geologiche, flora, fauna e presenze umane nell’area della Riserva. È stato realizzato un percorso didattico studiato appositamente per i più piccoli. Di notevole interesse una raccolta di manufatti dell’industria litica locale.

Piazza dei Cavalieri Caccia, 12 Sant’Oreste (Roma) Tel. 0761 578185 Email: santorestebib@jumpy.it APERTURA Festivi, 9.30 -12.00 e 15,00 - 17,00; feriali: su richiesta. SERVIZI Accesso facilitato ai diversamente abili.


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Strutture e attività sportive

NAZZANO Poco fuori del centro storico di Nazzano, raggiungibili anche a piedi da S. Antimo, sono presenti due strutture sportive, descritte qui di seguito, di proprietà del comune. CAMPO DI CALCIO Localizzazione: Via Tiberina Km. 33. Telefono: 0765 332002. Servizi: illuminazione, spogliatoi, docce.

(CALCETTO, VOLLEY, BASKET) Localizzazione: via Campana. Servizi: illuminazione, spogliatoi, docce. Telefono: 0765 27611. CAMPO POLIVALENTE (CALCETTO, VOLLEY, BASKET) Localizzazione: loc. Colonnetta. Telefono: 0765 27611.

PISTA PATTINAGGIO Localizzazione: località Casaletto. Telefono: 0765 332002.

CAMPO POLIVALENTE (CALCETTO, VOLLEY, BASKET) Localizzazione: via Paradiso, loc. Fuori Dazio. Telefono: 0765 27611.

TORRITA TIBERINA Nei dintorni del paese sono presenti delle strutture sportive comunali. La palestra della scuola media è utilizzata per corsi di ginnastica e yoga.

CAMPO POLIVALENTE (CALCETTO, VOLLEY, BASKET) Localizzazione: via Paradiso, Bocchignano.

CAMPO POLIVALENTE (CALCETTO, VOLLEY, BASKET) Localizzazione: via Berlinguer. Telefono: 0765 27611. Servizi: illuminazione.

CAMPO MOTOCROSS Localizzazione: località Pontesfondato. Telefono: 0765 27611.

CAMPO DI CALCIO COMUNALE Localizzazione: località Onti. Telefono: 0765 27611. Servizi: illuminazione, spogliatoi, docce. PALESTRA COMUNALE Localizzazione: via Cavour (scuole medie). Servizi: corsi di ginnastica. Telefono: 0765 27611. MONTOPOLI Nel territorio comunale sono presenti alcune strutture sportive descritte qui di seguito. CAMPO DI CALCIO COMUNALE CAMPO POLIVALENTE

loc.

TIRO A VOLO Localizzazione: località Pontesfondato. Telefono: 0765 27611. POGGIO MIRTETO SCALO Nel territrio comunale sono presenti alcune strutture sportive descritte qui di seguito. A.S. SPORTING CLUB SABINA TEVERE Localizzazione: via Ternana km 14+800, loc. Poggio Mirteto scalo. Telefono: 0765 26324. Descrizione: lungo la Ternana (SS 313), presso il bivio per Poggio Mirteto, è presente un grande centro sportivo con piscina, palestra, campo da tennis e centro benessere (bagno turco, sauna, idromassaggi, ecc.).

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Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Nella Riserva possono essere svolte attività sportive in canoa, in mountan bike ed escursioni a cavallo sui sentieri che si snodano lungo il fiume. È possibile andare in canoa nel tratto compreso fra il Ponte di Montorso e la zona denominata “Porto”, dov’è il traghetto ad argano. Anche le escursioni in montain bike possono essere effettuate lungo i sentieri paralleli al fiume, in particolare lungo i percorsi indicati nel paragrafo dedicato ai Sentieri. L’Agriturismo “Il Rodeo” organizza trekking a cavallo nella Riserva. Per informazioni e prenotazioni: tel. 0765 279060, e-mail: agrirodeo@libero.it, sito internet: www.agriturismorodeo.com. “L’Oasi Ranch”, situato nella Riserva in Loc. Cerreta snc a Torrita Tiberina, collegato con l’Agriturismo “Casale del Colle”, organizza escursioni guidate a cavallo all'interno della Riserva; trekking e viaggi a cavallo; scuola equitazione, monta inglese e americana. Maneggio coperto ed illuminato con campo 20 per 40 metri. Club House. Accoglienza: in box al coperto per 12 cavalli, altre sistemazioni in box esterni. Per informazioni: 348 8523756; 339 2781141.

Servizi e strutture per la ricettività CENTRO VISITE Nella struttura del Casale della Cesa, indicata come centro visita, vi sono attualmente gli uffici della vigilanza. Presso l’accesso sud della Riserva, in corrispondenza della Diga di Meana, dove sono situati gli uffici amministrativi della Riserva, è in fase di allestimento un Ecomuseo e un Laboratorio Didattico, l’allestimento di un Ecomuseo e di un Laboratorio Didattico che illustreranno ai visitatori i valori e le peculiarità del fiume. 74

Ostello della Riserva (a.l.)

OSTELLO ECOTURISMO TEVERE-FARFA Localizzazione: via della Vecchia Fornace 2, Nazzano (Roma). Telefono: Coop. Nautia 0765 332748, ostello 0765 331757. Fax: 0765 332749. Email: teverefarfa@tiscali.it Sito internet: www.pianopiano.info Descrizione: è un vecchio cascinale ristrutturato del Comune di Nazzano e destinato ad ospitare campi scuola e visitatori che intendono pernottare all’interno della Riserva, magari per effettuare il percorso notturno del Museo della Notte. L’ostello è dotato di ristorante e di 30 posti letto. Accesso facilitato ai diversamente abili. FORESTERIA La struttura, di prossima apertura, è destinata all’ospitalità di piccoli gruppi di studenti, ricercatori e studiosi, dotata di circa 15 posti letto in camerate. Per informazioni: www.teverefarfa.it, uffici Riserva tel 0765 332226, tel. e fax 0765 332795, fax 0765 30262. AGRITURISMI, BED&BREAKFAST, ALBERGHI NEL TERRITORIO DEI COMUNI DELLA RISERVA Il territorio di Nazzano, Torrita Tiberina e Montopoli offre molteplici possibilità di alloggio e di ristorazione, ai visitatori che intendono compiere escursioni per più di un


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

giorno nell’area protetta e nei dintorni, sia in piccoli gruppi, sia in grandi gruppi come ad esempio le scolaresche. In molti agriturismi è possibile gustare ed anche acquistare prodotti tipici o tradizionali del territorio. Si riportano qui di seguito i recapiti e una breve descrizione delle loro caratteristiche e peculiarità. AGRITURISMO “PILGRIM” Localizzazione: Loc. Montepiccolo 52, Nazzano (Roma). Telefono: 0765 332624, 339 2274008. Fax: 06 8124424. Email: maurocastaldo@tiscali.it Accoglienza: 3 camere tutte con bagno e aria condizionata. Prezzi: camera singola € 25, camera doppia € 35. AGRITURISMO “VILLA MONTE RIPONE” Localizzazione: via Civitellese 2, Nazzano (Roma). Telefono: 0765 332543, 348 8829564. Fax: 0765 332543. Email: monteripone@virgilio.it Sito internet: www.abmonteripone.com Accoglienza: 12 posti letto. Prezzi: pernottamento e prima colazione € 40, mezza pensione € 60. Descrizione: cucina prodotti biologici. L’agriturismo è situato in un bellissimo paesaggio, offre soggiorni piacevoli, week-end di benessere, corsi di yoga, attività per bambini, passeggiate nel bosco, escursioni a cavallo, piscina e cucina genuina, il tutto in un’atmosfera familiare. CASTELLO BARONALE DI TORRITA T.NA Localizzazione: P.zza Giacomo Matteotti, Torrita Tiberina (Roma). Telefono: 0765 30353; 338 8150578. Fax: 0765 30353. Email: posta@lemilleeunanotte.191.it Sito internet: www.lemilleeunanotte.org Accoglienza: 20 posti letto. Prezzi: B&B € 30/40/50, secondo il periodo. Descrizione: all’interno del borgo di Torrita Tiberina, si trova il Castello Baronale Savelli, ristrutturato di recente, dove è possibile allog-

giare e gustare la gastronomia locale, grazie alla cooperativa sociale “Le mille e una notte” che organizza eventi culturali e che ne gestisce le attività. Nei week-end primaverili ed estivi la cooperativa organizza per i propri ospiti visite alla Riserva. La cooperativa sociale (no profit), punta ad un turismo ecosostenibile e responsabile: i proventi delle attività del Castello Baronale sono impiegati e reindirizzati ad attività socio educative e culturali da svolgersi sul territorio della provincia romana. AGRITURISMO “CASALE DI COLLE” ANTONIO CANNATA Localizzazione: via F.lli Silenzi 11, Torrita Tiberina (Roma). Telefono: 0765 30388. Email: info@casaledicolle.it Sito internet: www.casaledicolle.it Accoglienza: 23 posti letto in appartamenti. Prezzi: vedi sito internet. Descrizione: casale dell’ottocento ristrutturato posto sulla sommità di una collina con un magnifico panorama sul sottostante fiume Tevere e sulla Sabina con la vista che spazia dal monte Terminillo a Tivoli, Roma e Monte Soratte. L’ospitalità è offerta in sette appartamenti autonomi e dotati di cucina, stoviglie e biancheria letto e bagno. A disposizione degli ospiti una confortevole piscina (14x5 metri) e biciclette per passeggiate lungo la sponda del fiume. Due appartamenti sono dentro la Riserva, prossimi al maneggio Oasi Ranch convenzionato con l’agriturismo. Prodotti aziendali olio, miele, ortaggi e frutta. DI

AGRITURISMO “LA LUNA SUL TEVERE” Localizzazione: loc. Cerreta, Torrita Tiberina (Roma). Telefono: 0765 304021, 328 1397794. Email: info@lalunasultevere.com Sito internet: www.lalunasultevere.com Accoglienza: 18 posti letto. Prezzi: pernottamento e prima colazione in camera doppia € 80, in camera 4 persone € 130, solo pasto € 20. Descrizione: cucina casareccia. L’Agriturismo 75


Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

“La Luna sul Tevere” nasce dalla ristrutturazione del “Casale” che conserva la tipica architettura rurale, in legno, del Lazio dei primi del Novecento. In quella che un tempo era la stalla sono state ricavate la cucina, una stanza comune e una grande sala da pranzo. La cucina propone piatti tipici locali, utilizza i prodotti provenienti dall’orto dell’annessa azienda agricola, che conservano genuinità, qualità, sapore e profumo dei prodotti freschi e della cucina familiare di un tempo, conditi con l’olio extravergine di oliva di produzione dell’azienda agricola “Casale di Colle”.Ogni piatto è curato nei minimi particolari e sono proposte soprattutto pietanze che vedono utilizzate le verdure di stagione. Ogni giorno ha il suo menù, dettato indicativamente dalle leggi naturali che governano l’orto, con due o tre piatti alternativi. Tutti gli appartamenti, nel soggiorno, dispongono di un angolo cottura per consentire una maggiore autonomia individuale. Servizi: accesso facilitato per i diversamente abili. AGRITURISMO “IL RODEO” Localizzazione: loc. Granari, Montopoli (Rieti). Telefono: 0765 279060, 348 8597453. Fax: 0765 276783 Email: agrirodeo@libero.it Sito internet: www.agriturismorodeo.com Accoglienza: 32 posti letto. Prezzi: vedi sito internet. Descrizione: cucina tipica. L’agriturismo, dall’alto di una splendida collina, domina la suggestiva valle del Farfa offrendo incantevoli vedute che spaziano dai poggi di Salisano e Pompeo fino all'antico Ponte Sfondato. Tra boschi, colline e ruderi d’importanza storica, il torrente offre la possibilità di effettuare rilassanti passeggiate a piedi, in mountain bike e a cavallo. In un’atmosfera country molto cordiale è possibile gustare i piatti tipici della Bassa Sabina come le fettuccine fatte a mano e la carne alla brace e acquistare prodotti dell'azienda: vino, olio e formaggi. Gli ospiti, accolti in comode e spaziose camere con bagno hanno la possibilità, di 76

prendere parte a escursioni, trekking o vacanze a cavallo organizzate direttamente dal centro. L’agriturismo dispone di maneggio, scuola di equitazione (possibilità di praticare il trekking equestre), pensione per cavalli e ristorante. AGRITURISMO “LE MURENE” Localizzazione: via Colle Ballone 5, Montopoli (Rieti). Telefono: 0765 276054. Email: info@agriturismolemurene.it Sito internet: www.agriturismolemurene.it Accoglienza: 20 posti letto. Prezzi: mini appartamento € 80 (fino a 5 persone), camera doppia € 30 a persona, mezza pensione € 50, pensione completa € 60, menù degustazione € 25 escluse bevande. Apertura: dal giovedì alla domenica. Descrizione: cucina casareccia. Lo splendido casale, finemente restaurato, con i suoi cotti, gli archi e soffitti medievali, riportati agli antichi splendori, fa presumere in realtà una villa romana chiamata villa “Pollonis” che ai tempi dell’imperatore Augusto apparteneva al ricco letterato e generale romano Caio Asinio Pollione. Se ne possono vedere i frammenti delle mura vecchie all'interno delle salette ristoro, dove potrete assaporare il cibo genuino di un tempo. L’agriturismo propone i piatti tipici della cucina sabina preparati con i prodotti provenienti dall’azienda agricola omonima. In estate è possibile mangiare all’aria aperta, in un grande giardino dove la vista delle colline limitrofe vi incanterà. CASA PER FERIE “VILLA MARINI” Localizzazione: via Paradiso 37, Consorzio Montesole - Villa Marini, Montopoli (Rieti). Telefono: 0765 400436. Fax: 0765 410040. Email: villamarini@virgilio.it Sito internet: www.villamarini.it Apertura: tutto l’anno. Descrizione: è una struttura particolarmente adatta per gruppi, anche numerosi (fino ad un massimo di 70 persone), situata tra Poggio Mirteto e Montopoli, immersa nel verde e


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

nella tranquillità della Sabina. Caratterizzata per l’accoglienza giovane ed informale, l’ambiente caloroso e dinamico e una cucina semplice e genuina. La Villa è dotata di 5 sale lavoro di diversa capienza attrezzate per la formazione, sale hobby, bar; cappella, campo sportivo polifunzionale, ampio giardino. Le camere sono doppie o triple, con servizi ai piani o servizio privato. Particolarmente adatta a soggiorni di studio o lavoro, ma ideale anche per vacanze e momenti di svago, Villa Marini è collegata a numerose mete di interesse storico e artistico. “OSTELLO DEI CORSARI” Localizzazione: : Via Vittorio Veneto, Via della Parrocchia, Montopoli (Rieti). Telefono: 0765 276136, 333 01347014 Email: info@montopoli.org Sito internet: www.montopoli.org Accoglienza: 35 posti letto. Prezzi: da € 15. Apertura: tutto l’anno. Descrizione: si articola in due edifici situati entrambi nel caratteristico centro storico di Montopoli, nelle immediate vicinanze della Torre Civica e della terrazza belvedere, punto di osservazione privilegiato sulla Valle del Farfa. Meta ideale per chi vuol gustare la suggestione del passato nei vicoli del paese e nella vicina Bocchignano, magico borgo medievale. Ottima base per escursioni naturalistiche nel territorio circostante (Riserva, Monte Tancia, Fiume Farfa…). BED AND BREAKFAST “CASALE DI LUISA” Localizzazione: via Ternana 62 (Km.8,700), Montopoli (Rieti). Telefono: 349 2972871. Sito internet: www.bbluisa.com Accoglienza: 4 posti letto. Prezzi: camera singola € 31, camera doppia € 51.

Telefono: 0765 441806. Accoglienza: 6 posti letto. Prezzi: camera singola € 32, camera doppia € 54. Servizi: uso cucina.

Attività di ristorazione Oltre agli agritursmi descritti precedentemente, nei tre Comuni della Riserva vi sono anche ristoranti, agriturismi dedicati principalmente alla ristorazione e rosticcerie, dov’è possibile gustare i diversi piatti tradizionali della zona. NAZZANO RISTORANTE “LA TAVERNA TEVERINA” Localizzazione: via Tiberina 68-70, Nazzano (Roma). Telefono: 0765 331747. Prezzi: pasto completo € 20. Accoglienza: 100 coperti. Descrizione: specialità marinare. Martedì riposo. ROSTICCERIA “EUROPIZZA” Localizzazione: piazza Umberto I 15, Nazzano (Roma). Telefono: 0765 332233. Descrizione: lunedì riposo. ECOTURISMO “TEVERE-FARFA Localizzazione: Via della Vecchia Fornace 2, Nazzano (Roma). Telefono: 0765 331757, 329 6250597. Fax: 0765 332749. Sito internet: www.pianopiano.info Email: teverefarfa@tiscali.it Accoglienza: 60 coperti. Apertura: venerdi sera, sabato e domenica. Prezzi: € 18, escluse bevande. Descrizione: cucina tipica. TORRITA TIBERINA

BED AND BREAKFAST “SABINA CLUB 1” Localizzazione: via Paradiso 67, Montopoli (Rieti).

RISTORANTE “IL PANORAMA” Localizzazione: via dei Monti 28, Torrita 77


Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

Tiberina (Roma). Telefono: 0765 30287. Prezzi: pasto completo € 20. Accoglienza: 20 coperti. Descrizione: cucina tipica Lunedì riposo. MONTOPOLI RISTORANTE “CASALE DEL FARFA” Localizzazione: via Ternana 101 (Km. 7+100, Montopoli (Rieti). Telefono: 0765 322047. Sito internet: www.casaledelfarfa.it Prezzi: pasto completo € 25. Accoglienza: 100 coperti. Descrizione: cucina tipica con prodotti propri, martedì riposo. AGRITURISMO “LA ZEBRA” Localizzazione: via Ternana km. 6+400. Telefono: 0765 486655. Fax: 0765 470207. Sito internet: www.lazebra.it Email: lazebra@lazebra.org Accoglienza: 50 coperti. Prezzi: pasto completo € 25. Descrizione: cucina tipica, centro ippico, scuola di equitazione, pensione cavalli, doma, scuola pony, attività didattiche, campi scuola. AGRITURISMO “LA CASCINA” Localizzazione: via Ternana 66, loc. Pontesfondato, Montopoli (Rieti). Prezzi: pasto completo € 15. Accoglienza: 40 coperti. Apertura: dal giovedì alla domenica. Descrizione: cucina tipica con prodotti propri. TRATTORIA “DA VIOLA” DI G. COLANTONI Localizzazione: via Pontesfondato 7, Montopoli (Rieti). Telefono: 0765 332057. Prezzi: pasto completo € 15. Accoglienza: 30 coperti. Descrizione: cucina casareccia, giovedì riposo.

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RISTORANTE “IL SUPRAMONTE” Localizzazione: via Colonnetta 33, Montopoli (Rieti). Telefono: 0765 355061, 0765 322111. Accoglienza: 220 coperti. Prezzi: menù completo da € 25. Descrizione: cucina sarda, pesce fresco, carne alla brace. Chiuso il lunedì. RISTORANTE “I GRANARI” Localizzazione: via Granari 47, Montopoli (Rieti). Telefono: 0765 279490. Prezzi: pasto completo € 20. Accoglienza: 100 coperti. Descrizione: cucina tipica, mercoledì riposo. RISTORANTE “IL POGGETTO” Localizzazione: S.S. 313, Km 12, Montopoli (Rieti). Telefono: 0765 26161. Prezzi: menù degustazione € 22. Accoglienza: 500 coperti. Descrizione: cucina tipica, lunedì e martedì riposo. RISTORANTE “LA LOCANDA” Localizzazione: Via Roma 28, Montopoli. Telefono: 0765276006. Accoglienza: 100 coperti. Prezzi: menù turistico € 22. Descrizione: cucina tipica e pesce. Chiuso il martedì. RISTORANTE “LA LOCANDA DEI CORSARI” Localizzazione: Piazza Vittorio Veneto, Montopoli (presso l’ostello della gioventù). Telefono: 0765 276136. Accoglienza: 50 coperti. Descrizione: cucina tipica. “TANTRA WINE BAR” Localizzazione: Via del Borgo, Bocchignano Telefono: 0765 24060. Accoglienza: 30 posti (inverno), 80 posti (estate). Prezzi: menù degustazione € 15. Descrizione: enogastronomia e musica dal vivo.


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Enogastronomia e artigianato locale

ARTIGIANATO Nella frazione di Bocchignano (Montopoli) sopravvive, come antica tradizione rurale, la produzione dei vimini grazie all’operosa attività di un’anziana signora, che nei caratteristici vicoli dell’antico borgo medievale, svolge il suo lavoro di fronte alla porta di casa, creando, con l’intreccio di ramoscelli di arbusti sapientemente raccolti nei campi, dei gioielli naturali che racchiudono i colori ed i profumi di queste terre. Nel Comune di Montopoli, l’arte del ricamo e del merletto è mantenuto in vita grazie alla zelante attività di alcune signore che conservano quest’antica e paziente maestria, attraverso la quale producono oggetti di rinomata grazia ed eleganza. Le forme di artigianato attualmente presenti nei Comuni di Nazzano e Torrita Tiberina riguardano prevalentemente la lavorazione del cuoio e del ferro. PRODOTTI TIPICI E TRADIZIONALI LOCALI Il territorio della Riserva è un ponte fra le tradizioni più tipicamente sabine e quelle della campagna romana. Alcuni prodotti alimentari vengono realizzati dalle piccole aziende presenti nella Riserva, di cui alcune sono a carattere familiare. Le feste paesane e le sagre costituiscono la migliore occasione per assaporare i prodotti tipici o tradizionali locali che generalmente vengono preparati a mano dalle donne che detengono ancora il prezioso sapere delle ricette antiche tramandate di generazione in generazione. I sapori dei prodotti della zona sono genuini, semplici ma forti, tipici della cultura contadina locale. I FORMAGGI Nei caseifici della zona vengono prodotti alcuni tipi di formaggio, che hanno avuto il riconoscimento di prodotto “tradizionale”, come la caciotta della sabina, la caciotta della sabina

Lavorazione del vimini a Montopoli (Foto: Comune di Montopoli)

alle erbe (ottima quella al basilico!), il pecori-

DOVE ACQUISTARE La Forma Lavorazione artigianale cuoio e pelle Via di Valle Marina 6 - Nazzano (Roma) Tel. 0765 332869 Gavi Pell Lavorazione artigianale cuoio e pelle Via Marconi 2 - Torrita Tiberina (Roma) Tel. 0765 30178 - www.gavipell.it Masci Luigi Lavorazione artigianale del ferro Via Provinciale 10 - Nazzano (Roma) Tel. 0765 332064 Giannini Bruno Lavorazione artigianale del ferro Via Valle Carbone, 5 - Torrita Tiberina (Roma) Tel. 0765 332212 La Bottega del Fabbro Via Casenuove Granari, snc Montopoli (Rieti) Tel. 333 3809762 Paolo Antonelli Lavorazione artigianale del ferro Via G. Marconi, 1 - Torrita Tiberina (Roma) tel. 338 5258447 - 320 8146603

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Artigianato del merletto a Montopoli (Foto: Comune di Montopoli)

no della Sabina, il pecorino della sabina alle erbe e la ricotta. LE PASTE FRESCHE E I PRODOTTI PASTICCERIA E DI PANETTERIA I tipi di pasta fatta a mano tipici della zona, sono i maltagliati o le fregnacce, a base di acqua e farina e i frascarelli, fatti con polenta, farina bianca e uova (generalmente conditi con sugo all’amatriciana). La pizza fritta è l’alimento che non manca mai nelle feste paesane, che si può gustare appena preparata, sia con il sale che con lo zucchero. La treccia all’anice è un prodotto di panetteria molto gustoso a base di acqua, farina, olio extra vergine d’oliva e semi d’anice. I “falloni”, ovvero calzoni ripieni di verdura ripassata con aglio e olio extra vergine di oliva, sono una specialità tipicamente sabina, fatti generalmente con la verdura di stagione raccolta nei campi. Fra i dolci si ricordano i “Brutti ma buoni”, a base di nocciole, gli Amaretti, con mandorle tritate, le ciambelle al vino e quelle all’anice, che completano piacevolmente un pasto o uno spuntino.

DI

IL MIELE Nella zona vi sono diversi produttori di miele, anche perché il territorio si presta a questo tipo di attività, vista l’assenza di agricoltura intensiva. Infatti, affinché il miele conservi 80

intatte le sue proprietà naturali, dev’essere prodotto da apiari situati in aree la cui flora sia esente da trattamenti chimici e il tasso di inquinamento sia basso. Inoltre non deve essere pastorizzato per non alterarne il contenuto vitaminico ed enzimatico, che forniscono a questo prodotto le importanti proprietà nutritive e terapeutiche (anti-influenzali, depurative e digestive) nonché energizzanti, oltre al gusto ed all’aroma dei fiori e delle piante da cui le api hanno succhiato il nettare. L’OLIO EXTRA VERGINE D’OLIVA La coltivazione dell’olivo nel Lazio ha una storia millenaria a partire dagli etruschi; la Sabina era conosciuta già nell’antichità come zona vocata. Il medico Galeno nel II sec. d.C. definì l’olio di queste terre come il migliore del mondo antico. La produzione dell’olio d’oliva è un’attività molto diffusa nel territorio della Riserva, zona di contatto tra due aree di eccellente vocazione olearia: la Sabina ed il Soratte. Il territorio del Comune di Torrita Tiberina e di Nazzano rientra nella zona di produzione dell’olio extra vergine d’oliva Soratte (riconosciuto recentemente come DOP), mentre quello di Montopoli Sabina è compreso nella zona di produzione della DOP olio extra vergine d’oliva Sabina. La DOP (Denominazione di origine protetta) è un marchio di qualità che viene attribuito a quegli alimenti le cui peculiari caratteristiche qualitative dipendono essenzialmente o esclusivamente dal territorio in cui sono prodotti. L’ambiente geografico comprende sia fattori naturali (clima, caratteristiche ambientali), sia fattori umani (tecniche di produzione tramandate nel tempo, artigianalità, cultura locale) che, combinati insieme, consentono di ottenere un prodotto inimitabile al di fuori di una data zona produttiva. I produttori “DOP”, devono attenersi alle regole rigide produttive stabilite nel disciplinare di produzione; il rispetto di tali regole è garantito dall’organismo di controllo secondo


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Pendolino, la Rosciola, la Carboncella, la Raja e la Salviana, dalle quali si ricavano olii a bassissimo grado di acidità, di notevole eleganza e di frutto generoso, dal colore dorato dai riflessi verdi. L’olio della Sabina conserva un profumo netto di oliva e di erba, un sapore intenso, fruttato e leggermente amarognolo, con note piccanti se consumato appena spremuto. Gli olivi sono coltivati su terrazzamenti a secco realizzati già nell’antichità. Oliveto (c.m.)

il Reg. CEE 2081/92. Le varietà di olivo coltivate sono il Leccino, il Frantoio, il

FREGNACCE ALLA SABINESE Ingredienti per 6 persone: una carota, una cipolla, un ciuffo di prezzemolo, un etto di olive nere snocciolate, un etto di olive verdi snocciolate, 4 etti di funghi champignon, 2 etti di pancetta tesa, un chilo di pomodori freschi, peperoncino, olio extra vergine d'oliva, sale, pepe, vino bianco. Preparazione: mettere in una capiente padella la carota, la cipolla, il sedano, del prezzemolo finemente tritato, lo spicchio d'aglio intero, da togliere in seguito, il tutto insieme e due cucchiai di olio extra vergine d'oliva, la pancetta tagliata a dadini ed il peperoncino. Quando le verdure sono ben appassite sfiammare con un bicchiere di vino bianco; aggiungere poi il pomodoro a pezzi ed i funghi, aggiustando di sale e pepe; far cuocere per 10 minuti circa a fuoco vivace quindi aggiungere le olive precedentemente messe a bagno.Scolare le fregnacce "al dente" direttamente nella padella mantecando per altri 5 minuti, aggiungere il resto dei prezzemolo.

PIATTI TIPICI I piatti tipici della Bassa Sabina e della Sabina Romana sono pietanze realizzate utilizzando i prodotti semplici della campagna, miscelati sapientemente insieme con gusto, seguendo

FETTUCCINE AGLI ASPARAGI Ingredienti per 4 persone: 500 gr di fettuccine, 300 gr di asparagi selvatici (non quelli coltivati), 150 gr di pancetta o guanciale, olio extravergine di oliva, sale, pepe, parmigiano reggiano, 20 gr di burro. Preparazione: spezzettate gli asparagi eliminando la parte troppo fibrosa (la parte bassa molto dura), lavateli e asciugateli bene; in una padella di media grandezza fate rosolare la pancetta tagliata a cubetti senza aggiungere olio ed eliminate il grasso liquido che si forma da questa operazione. Aggiungete olio e fate soffriggere per 2 minuti, aggiungete gli asparagi e un quarto di bicchiere di acqua calda, lasciate cuocere gli asparagi e aggiungete sale e pepe. Lessate la pasta e al momento di condire aggiungete il burro e il parmigiano. Questa ricetta può essere realizzata seguendo la stessa procedura con altri tipi di verdure ed erbe selvatiche (Carciofi, Zucchine, Cupoli, Vitabbie).

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Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

STROZZAPRETI CACIO E PEPE Ingredienti per 4 persone: la pasta necessita di 500 gr di farina di grano tenero tipo “0”, 150 gr di acqua, un uovo, un pizzico di sale, il condimento invece è composto da olio extra vergine di oliva, almeno due cucchiai, un pizzico di pepe nero e pecorino grattugiato. Preparazione: preparate la pasta unendo gli ingredienti in una terrina versando l’acqua poco a poco fino ad ottenere un impasto non troppo molle.

tradizioni antiche della cultura contadina. Si riportano nei box alcune ricette di questi saporiti piatti che è possibile gustare nelle sagre paesane e nei ristoranti della zona, tutte a base del prelibato olio extra-vergine locale. AZIENDE CHE PRODUCONO E/O COMMERCIALIZZANO PRODOTTI TIPICI E TRADIZIONALI Nel territorio della Riserva, caratterizzato dalla presenza diffusa di aree utilizzate a scopi agricoli e a pascolo, sono presenti diverse aziende che producono prodotti tipici, come il rinomato olio della Sabina DOP, il formagProdotti con il marchio della Riserva (b.r.)

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Stendete la pasta con un tira pasta fino allo spessore di 5 mm, subito dopo tagliatela a strisce di 1cm di larghezza e 3 cm di lunghezza. Cuocere la pasta ottenuta in abbondante acqua salata. Quando è cotta, non scolatela del tutto e versatela in una padella in cui avrete precedentemente versato l’olio extra vergine ed il pepe nero macinato. Saltate in padella e aggiungete il pecorino, amalgamando il tutto e… buon appetito.

gio, il miele. La Riserva produce dell’olio extra vergine d’oliva e del miele millefiori con il proprio marchio, prodotto dalle arnie posizionate dentro il suo territorio, oltre ad altri prodotti quali il propoli, le candele, il miele in favo ed il gustosissimo miele nocciolato (miele e crema di nocciole). Attualmente i prodotti con il marchio della Riserva non sono commercializzati ma vengono distribuiti per la degustazione, in occasione di fiere e feste paesane o nel corso di iniziative svolte in aree protette.

Prodotti tipici della Sabina


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

DOVE ACQUISTARE Nautia Cooperativa Via Tiberina Km. 37,500 Nazzano (Roma) Tel. 0765 332748 Cooperativa agricola nata nel 1980 per lavorare nel settore della tutela ambientale. La fondazione della Nautia risale all’istituzione della Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa. La cooperativa pratica attività di agricoltura biologica sin dal 1986, con la convinzione che sia possibile creare impresa nelle aree naturali protette, sviluppandone le potenzialità produttive, nel pieno rispetto dell’ambiente. La Nautia produce e commercializza prodotti di qualità, provenienza diretta, tutela di tutto quanto provenga da piccole aziende familiari che si sforzano di restare sul mercato facendo le cose con cura; tutela dei prodotti del commercio equo e solidale. Az. Agricole Casale di colle c/o Agriturismo “La luna sul Tevere” Loc. Cerreta Torrita Tiberina (Roma) Tel. 0765 304021 L’azienda, situata proprio all’interno del territorio della Riserva, produce e vende olio extravergine di oliva DOP Sabina, cereali (farro, grano duro, mais), foraggi per l’allevamento ovino ed equino, il miele, le marmellate e gli ortaggi di stagione. Le varietà di olivo coltivate sono Leccino, Frantoio, Moraiolo, tipiche della Toscana e del Lazio. Ecofattorie Sabine Via Ternana 2 Poggio Mirteto Scalo (RI) Tel. 0765 26012 A due passi dalla Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa e a pochi chilometri dall'Abbazia di Farfa, modello di vita e cultura medievale, si trova il caseificio, dove si lavora il latte biologico di circa duemila pecore allevate su pascoli anch'essi biologici, e il punto vendita dove, oltre agli altri prodotti, è possibile acquistare formaggi freschi e stagionati fatti ancora come un tempo.

Casale del Farfa Via Ternana 101 (Km 7,100) - Montopoli (RI) Tel. 0765 322047 Sito internet: www.casaledelfarfa.it In Sabina, dove le colline di ulivi si alternano alle distese di grano, si incontra l’Azienda Agricola “Casale del Farfa”, che offre ai visitatori la possibilità di assaporare prodotti naturali e nello stesso tempo, di venire a conoscenza delle più moderne tecniche di allevamento e di produzione agricola. Al “Casale del Farfa”, infatti, si allevano pecore selezionate il cui latte, appena munto, viene giornalmente trasformato in ottimi formaggi e ricotta. Accanto a queste specialità casearie, si coltivano olivi per la produzione del famoso olio extra vergine della Sabina ed alberi da frutto, in particolare ciliegi. La formula della vendita diretta al pubblico permette ai visitatori di acquistare queste ed altre specialità alimentari, così da consumarle una volta tornati in città. L’azienda Agricola che circonda il ristorante offre ai Clienti una piacevole passeggiata a contatto con la natura. Caseificio Agri c/o “La fattoria dei sapori” Via di Valle Carbone - Torrita Tiberina (Roma) Tel. 0765 322273 Azienda casearia situata a ridosso della Riserva fra dolci colline e verdi pascoli. Un angolo di terra dove il tempo sembra essersi fermato, ove il sorgere e il calar del sole scandisce temi e rapporti umani, sociali e cultuali. Produzione di formaggi con ingredienti naturali, puro latte di pecora, caglio, sale, in ambienti controllati termicamente ed igienicamente con il processo HACCP. Azienda agricola biologica Podere Moricelli Via Santa Maria - Montopoli (RI) Tel. 0765 322160 Antica azienda agricola di circa 90 ettari, da anni convertita al biologico, nella quale si producono olio extra vergine DOP Sabino; formaggi ricavati dalla lavorazione del latte prodotto dal proprio allevamento di pecore comisane; uve pregiate da vitigni DOC Sabini, con cui si produce vino rosso e bianco.

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DOVE ACQUISTARE (segue) Azienda Agricola “Colle Arcone” Via Colonnetta 2 - Montopoli (RI) Tel. 0765 279017 Produzione e vendita di olio extravergine di oliva DOP Sabina. L’azienda possiede anche un allevamento equino razza T.P.R., con stazione di fecondazione pubblica Azienda “Le foreste” Via di Valle Carbone snc - Loc. Colli della Città Torrita Tiberina (Roma) Tel. 0765 322256 Produzione artigianale di miele con 100 arnie. Il tipo di miele prodotto è il millefiori e quello di bosco. Oltre al miele, l’azienda produce e vende anche propoli, polline, pappa reale, cera e nocciotella che è una gustosissima composizione di miele e crema di nocciole.

Frantoio oleario Galloni e Bettucci Via Colonnetta, 56 Montopoli (RI) Tel. 0765 322167 Frantoio oleario Consorzio produttori agricoli Via Roma, 21 Montopoli (Rieti) Frantoio Oleario Smargiassi Via Volpignano Loc. Collerosa Montopoli (RI) Tel. 0765 24032 Frantoio Oleario Micheli Via Lecceto, 3 Nazzano (Roma) Tel. 0765 332384

Frantoio oleario Mercuri Via Casenuove Granari, 63 - Montopoli (RI) Tel. 0765 279007

LE MANIFESTAZIONI NAZZANO 17 gennaio Festa popolare in onore di Sant'Antonio Benedizione degli animali in piazza, giochi popolari (pilaccia, albero della cuccagna etc.) abate, durante la quale sono organizzati giochi popolari come la tradizionale “pilaccia” e l’albero della cuccagna. 10-12 maggio Festa del Patrono S. Antimo Processione, spettacoli musicali, cabaret e tombolata con ricchi premi. La processione percorre l'abitato, con il santo e lo stendardo, che scende dalla sua dimora extramoenia in paese, fino ad ottobre, dove con una solenne processione, torna alla basilica a lui dedicata nei giorni di festa si svolgono manifestazioni di arte varia. A concludere i festeggiamenti vi sono spettacoli pirotecnici.

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Ultima domenica di luglio Fiera di Luglio Dal sabato sera precedente alla fiera, viene organizzata una festa all’aperto con stand gastronomico e musica.

Nazzano, festa patronale di Sant’Antimo (Foto: Comune di Nazzano)


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LE MANIFESTAZIONI (segue) 8 dicembre Sagra della bruschetta Degustazione dell’olio nuovo di produzione locale, ed altri spuntini il tutto allietato dalla presenza della Banda Musicale. Tutti i giovedì Mercato settimanale. Ultima domenica prima del martedì grasso Il carnevale Sfilata di carri allegorici, serata in cui si svolge il funerale del carnevale morto, con la lettura del Testamento di Carnevale, che ironizza su tutti coloro che nel corso dell’anno si sono distinti per qualsiasi motivo. Un fantoccio viene portato in processione per le strade del paese su una bara che alla fine verrà bruciata. Carnevale di Nazzano (Foto: Comune di Nazzano)

(calzoni ripieni di verdura). Corpus Domini Infiorata e processione per le vie del paese. 14-15 agosto Ferragosto torritano Rappresentazioni musicali e varie stabilite di anno in anno. 16 agosto Festa patronale di S. Rocco Processione, messa, fuochi artificiali. Ultimo sabato di agosto Festa dell’olmo Festa tradizionale campestre, intrattenimento. Seconda domenica di settembre Fiera di merci e bestiame Settembre Festa di fine estate Stand gastronomici, spettacoli, musica e fuochi artificiali. 21 dicembre o domenica più vicina Festa patronale di S. Tommaso Apostolo Processione con il Santo, Santa messa e concerto musicale con la storica banda di Torrita, fondata nel 1900, fuochi artificiali.

TORRITA TIBERINA 5 gennaio La Pasquarella Visita alle famiglie di gruppi di ragazzi in occasione della vigilia dell’Epifania. Spettacoli musicali. 17 gennaio o domenica più vicina Festa in onore di S. Antonio Abate Sagra paesana, intrattenimento.

Tutti i lunedì Mercato settimanale MONTOPOLI 17 gennaio S. Antonio Abate Infiorata degli animali e distribuzione delle ciambelle. Rassegna culturale e musicale con proiezioni cinematografiche, spettacoli teatrali e cabaret.

Venerdì Santo Solenne processione del Cristo Morto

25 aprile Sagra dell’asparago selvatico Stand gastronomici, intrattenimento.

Maggio Sagra del Fallone Specialità culinaria locale

Ultima decade di maggio Sagra delle fregnacce sabinesi Stand gastronomici, intrattenimento.

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LE MANIFESTAZIONI Martedì dopo Pentecoste Festa dei SS. Martiri Festa religiosa con processione caratteristica.

15 agosto Ferragosto a Pontesfondato Stand gastronomici, musica, spettacoli.

Prima decade di giugno Festa dello Statuto

Agosto Festa di S. Sebastiano Festa patronale. Sagra paesana, spettacoli, musica, processione, fuochi d’artificio.

Luglio Festa della banda Raduno di bande musicali con spettacoli e stand gastronomici. Luglio Festa del cacciatore Manifestazione con spettacoli e gastronomia. Agosto Festa dell’Ara Località Santa Maria; tradizionale degustazione di prodotti tipici locali con manifestazioni per la conoscenza del territorio. 15 agosto Sagra della pizza fritta Ferragosto a Montopoli Sagra paesana.

Torre del Castello di Nazzano

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Agosto Festa rionale Organizzata dall’Associazione “Colonnetta La Memoria”. Stand gastronomici, intrattenimento, musica. Ultima decade di Settembre Ritrovarsi a Montopoli di Sabina Rassegna di arte, cultura, sport, ricreazione e folklore. Collettiva di pittura, pizza fritta, spettacoli. 29 Settembre Festa di S. Michele Arcangelo Festa patronale. Prima decade di dicembre Andar per olio e per cultura Iniziative culturali, spettacoli. Sagra della polenta con salsicce.


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I COMUNI DEL PARCO NAZZANO Provincia di Roma Altitudine: 202 m. s.l.m. Abitanti: 1261 Distanza da Roma: km 40 Comune Via Mazzini, 4 - 00060 Nazzano (RM) Tel. 0765 332002 - Fax 0765 332710 Biblioteca Palazzo Comunale Via Mazzini,4 Tel. 0765 332002 - Fax 0765 332710 Orari di apertura Martedì dalle 15.00 alle 18.00, mercoledì dalle 10.00 alle 13.00, venerdì dalle 15.00 alle 18.00. Il patrimonio librario ammonta a circa 8000 volumi, con una consistente sezione di libri per ragazzi, una discreta sezione locale, una sezione sull’ambiente, una di libri d’arte, ed una di narrativa. Dispone inoltre dell’Archivio Storico Comunale (1500-1945 circa) e di un Archivio Notarile (1500-1830) consultabili tramite richiesta scritta e motivata. Bibliotecario: Marina Di Giacinto. Riserva Naturale Regionale di Nazzano, Tevere-Farfa Sede legale: S.P. Tiberina Km 28,100 00060 Nazzano (RM) Tel. 0765 332226 - Tel. e fax 0765 332795 Fax 0765 30262 Email: segreteria@teverefarfa.it Sito internet: www.teverefarfa.it Pro Loco Via Mazzini, 4 - 00060 Nazzano (RM) Tel. 0765 332002 Email: fcarotti@tiscalinet.it

Museo della Notte Loc. Casella - Casale della “Vedova” 00060 Nazzano (RM) Email: segreteria@teverefarfa.it Ecomuseo Via del Porto, Casale Bussolini 00060 Nazzano (RM) Email: segreteria@teverefarfa.it Farmacia Via Provinciale, 18 - 00060 Nazzano (RM) Tel. 0765 332149 Chiusura: giovedi pomeriggio, festivi (eccetto i giorni di turno). Croce Rossa Via Provinciale, 1 - 00060 Nazzano (RM) Tel. 0765 332400 TORRITA TIBERINA Provincia di Roma Altitudine: 174 m s.l.m. Abitanti: 932 Distanza da Roma: km 44 Comune Piazza dei Caduti del XVI marzo 1978 00060 Torrita Tiberina (Roma) Tel. 0765 30116, 30236 - Fax 0765 30236 Siti internet: www.valletiberina.it www.torritatiberina.it Informazioni Turistiche/Pro Loco Tel. 0765 30116 Biblioteca Edifico Scolastico Via Cavour - 00060 Torrita Tiberina (Roma) Tel. 0765 30116 Orari di apertura: dal lunedì al venerdì, dalle 15.30 alle 18.30.

Museo del Fiume Via Mazzini, 1 - 00060 Nazzano (RM) Tel. 0765 332002, 335 6880515 Fax 0765 332710 Email: museo_del_fiume.dir@libero.it

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I COMUNI DEL PARCO (segue) Carabinieri Via Umberto Maddalena, 9 00060 Torrita Tiberina (Roma) Tel. 0765 30101 Farmacia Via Trieste, 8 00060 Torrita Tiberina (Roma) Tel. 0765 30028 Chiusura: mercoledì, festivi (eccetto i giorni di turno).

MONTOPOLI Provincia di Rieti Altitudine: 331 m s.l.m. Abitanti: 3697 Distanza da Roma: km 45 Comune Piazza Comunale, 1 Tel. 0765 27611 Pro Loco Via Roma, 10 Tel. 0765 279754 Email: l.polidori@auselda.it Veduta di Montopoli

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Farmacia Via Roma, 33/a Tel. 0765 279055 Chiusura: mercoledi tutto il giorno, festivi (eccetto i giorni di turno). Croce Verde Via Granica sud Tel. 0765 279660 Biblioteca Ex chiesa di S. Sebastiano in Pretoriolo Tel. 0765 276867 Email: montopoli@bibliotechesabine.it Orari di apertura: martedì e mercoledì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00, giovedì dalle 9.00 alle 13.00, venerdì dalle 15.00 alle 19.00. Il patrimonio librario ammonta a 7000 volumi, con una consistente sezione di libri per ragazzi e una discreta sezione locale sulla provincia di Rieti. Dispone di una emeroteca storica tra cui spicca la raccolta della rivista Rinascita (1946-1986), e di una videoteca con 350 videocassette. Sede UPTER. Bibliotecario: Marco Silvestri.


Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Allegati

Le tracce degli animali che vivono nella riserva.

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Orme di mammiferi servatici

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Riserva Naturale Nazzano Tevere-Farfa

Orme di Uccelli selvatici

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Orme di Uccelli selvatici

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IL CALENDARIO DEGLI UCCELLI Le lettere indicano i mesi in cui alcune specie sono presenti. Quelle in rosso indicano i mesi in cui le specie possono riprodursi nella Riserva. Svasso Maggiore Cormorano Garzetta Airone Cenerino Fischione Alzavola Germano reale Codone Marzaiola Mestolone Moriglione Gallinella d’acqua Folaga Gabbiano Comune Gabbiano reale Tortora dal Collare Cuculo Nibbio Bruno Falco di palude Poiana Pellegrino Gheppio Barbaggianni Allocco Civetta Rondone Martin Pescatore Upupa Topino Rondine Balestruccio Ballerina Gialla Ballerina Bianca Pettirosso Saltimpalo Merlo Usignolo di fiume Cannareccione Occhiocotto Capinera Codibugnolo Cianciallegra Pendolino Ghiandaia Taccola Gazza Cornacchia Grigia Stormo Passera d’Italia Fringuello Verzellino Verdone Cardellino Migliarino di palude

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Guida ai servizi delle aree naturali e protette del Lazio

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Testi Susanna D’Antoni e Alessandro Lugari. Progetto grafico e impaginazione Fabrizio Olati - Edindustria S.p.a. Fotografie Susanna D’Antoni (s.d.), Alessandro Lugari (a.l.), Valerio Lucentini (v.l.), Maurizio Gallo (m.g.), Flavio Garcia (f.g.), Biagio Radici (b.r.), Silvano Assogna (s.a.), Federico Bronzi (f.b.), Archivio Comunale di Nazzano, Comune di Montopoli di Sabina (c.m.). Illustrazioni Riserva Naturale Regionale Nazzano Tevere-Farfa; UPTER. Cartografia Carta turistica della Riserva ITER EDIZIONI. Stampa Beta Tipografica s.r.l.

La presente pubblicazione è il prodotto della collaborazione di tante persone che vi hanno contribuito in diversa misura. Un apporto essenziale è venuto da tutto il personale dell’Ente di Gestione della Riserva Naturale Regionale Nazzano, TevereFarfa, grazie al coordinamento del direttore Maurizio Gallo ed in particolare alla collaborazione di: Silvano Assogna, Mariella Bolzoni, Andrea Bonamico, Federico Bronzi, Carlo Cola, Maurizio Cutini, Marina Di Giacinto, Sonia Galassi, Flavio Garcia, Alessandra Grignetti, Valerio Lucentini, Umberto Pessolano, Biagio Radici, Marco Stefanini, Gruppo Archeologico Torrita 2000, l’UPTER, i Comuni e le Proloco di Nazzano, Torrita Tiberina e Montopoli di Sabina, in particolar modo i Sindaci e il personale degli uffici tecnici, l’Amministrazione della Riserva Naturale Nazzano, Tevere-Farfa, i Guardaparco. Un ringraziamento speciale va in particolare al dott. Raniero De Filippis, responsabile della Direzione Regionale Ambiente e Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio, alle dott.sse Federica Merlo e Alessandra Tomeo di Sviluppo Lazio S.p.A., all’arch. Giovanna Bargagna dell’Area Conservazione della Natura, all’arch. Luca Colosimo, al dott. Guglielmo Arcà, al dott. Giulio Fancello, alla dott.ssa Daniela Nolasco e all’arch. Guglielmo Villa degli Uffici Centrali del Ruolo Unico del Personale dei Parchi della Regione Lazio che hanno collaborato alla realizzazione del progetto e della guida.

Pubblicazione realizzata con il contributo dell’Unione Europea, nell’ambito del Piano di Comunicazione per il Lazio 2000-2006. Responsabile del Piano di Comunicazione Docup Ob.2 Lazio 2000-2006: Federica Merlo.

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Copyright Regione Lazio 2005 La presente pubblicazione è stata realizzata con i fondi del piano di comunicazione del DOCUP obiettivo 2 2000-2006 e dell'Accordo di Programma Quadro "Aree sensibili: parchi e riserve" (APQ7) siglato tra Regione Lazio, Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e Ministero dell'Economia e delle Finanze

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